Lotta all’antibiotico resistenza. Troppe le differenze tra Regione e Regione. Parte dal “Modello Gemelli” una risposta per contrastare il fenomeno
L’Italia è così profondamente divisa da indurre l’Ecdc a bocciare le difformità del sistema. È quanto emerso dall’evento “Stato dell’arte dell’antimicrobial stewardship: esperienze regionali a confronto” organizzati a Milano e Roma con il supporto non condizionato di Msd.Cauda: “Il Reparto virtuale un esempio da esportare”. Cava: “Fenomeno affrontato negli ospedali e sul territorio. I VIDEO
07 APR - Il fenomeno dell’antibiotico resistenza, che vede il nostro Paese tra i primi tre Stati in Europa con percentuali di resistenza più elevati, dopo Grecia e Turchia, è avvertito in maniera differente tra Regione e Regione. Le differenze tra le varie realtà locali e le problematicità relative al fenomeno dell’antibiotico resistenza sono state al centro dell’evento “Stato dell’arte dell’antimicrobial stewardship: esperienze regionali a confronto” organizzato a Milano e Roma con il supporto non condizionato di Msd. Un evento che ha visto il confronto tra istituzioni, clinici, microbiologi e manager della salute a livello regionale per individuare percorsi condivisi per lo sviluppo di modelli virtuosi.
Il Lazio, ha detto Roberto Cauda del Policlinico Gemelli, si è dotato recentemente di una rete regionale di malattie infettive per la gestione ottimale dei posti letto in questa disciplina. Per quanto riguarda la gestione della patologia infettiva e in particolare delle infezioni batteriche, Cauda ha indicato nel “Modello Gemelli” un esempio da esportare. “Da alcuni anni stiamo conducendo al Policlinico Gemelli un’esperienza proficua che abbiamo chiamato il ‘reparto virtuale’”. L'iniziativa prevede la presenza di un gruppo di infettivologi che affiancano i medici curanti nella scelta della terapia antibiotica in tutti i reparti del Policlinico. “I risultati sono stati estremamente importanti sia per quanto riguarda il successo terapeutico, ma sul fronte del risparmio delle risorse. In questo modo pensiamo di poter proporre alla Comunità scientifica nazionale e internazionale, il “modello Gemelli” per la gestione delle infezioni. Un modello che si integra pienamente nella rete nella quale si trova poi la compiuta gestione di tutta la patologia infettiva del Lazio”.
Per Maria Carmela Cava dell’Ospedale Sandro Pertini, Roma il fenomeno va affrontato non solo negli ospedali ma anche sul territorio: “Se fino a pochi anni fa si poteva dire che i microorganismi che circolavano sul territorio erano diversi da quelli che circolavano in ospedale, ora non è più così. Lo staphilococcus aureus e lo pseudomonas aeruginosa nei pazienti bronchitici cronici in comunità hanno lo stesso pattern di antibiotico-resistenza degli stessi germi che si trovano in ospedale, quindi penso che il problema vada affrontato non solo in ospedale ma anche alle residenze per anziani dove ci sono molti pazienti cateterizzati, e poi anche nell’assistenza domiciliare”. Infine i medici di famiglia “essenziali nella gestione della terapia antibiotica in famiglia”.