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Lazio. Neonatologia in affanno

08 GEN - Gentile direttore,
con enorme tristezza abbiamo ascoltato, in queste vacanze di fine anno, le notizie sulla morte di cinque giovani donne; con altrettanta tristezza abbiamo constatato il clima di inquisizione e di sospetto nei riguardi dei Sanitari che queste donne avevano assistito, pur consapevoli che chi lavora per promuovere la salute umana vive la morte di un paziente come una sconfitta dolorosa ed insostenibile, anche in assenza di responsabilità dirette.

Ora l’opinione pubblica s’indigna, e i politici si affannano ad invocare indagini sulle cause e sulle eventuali responsabilità. Ma io mi chiedo: come mai un tale assalto mediatico non si scatena quando l’intera categoria dei medici denuncia le condizioni agoniche in cui versa la sanità pubblica nel Lazio?
 
Rimaniamo al nostro ambito di competenza, la Neonatologia. Rispetto al quale si deve denunciare –senza esagerazione - che tutti i Reparti della nostra Regione, nessuno escluso, hanno un organico carente. Né potrebbe essere diversamente, se si considera che negli ultimi 8 anni, a causa del ‘piano di rientro’, non vi è stata una sola nuova assunzione nonostante le decine di colleghi usciti dai ruoli.

Tutto ciò ha determinato gravissimi problemi: tra i quali il superlavoro dei Sanitari in servizio e l’inevitabile invecchiamento degli organici, la cui età media ormai supera – il dato è oltremodo preoccupante – i 50 anni. Confidavamo, poi, che i giovani specializzandi formati nelle nostre Università potessero portare forza ed entusiasmo nei nostri Reparti: e invece vengono assunti dalle Regioni virtuose se non, addirittura, all’estero. La verità, amara, è che nel servizio pubblico si sono perdute due generazioni di medici.

E anche quando, in situazioni eccezionali, la Regione Lazio ha concessouna qualche deroga sulle assunzioni, ha poi imposto l’adozione di graduatorie di Concorsi espletati addirittura dal 2003; oppure la mobilità da altri Reparti, regionali o nazionali. Della serie:“spogliamo un altare per vestirne un altro”.Inizia così un balletto assurdo di telegrammi, attese, rinunce o trasferimenti, che finiscono con lo scoprire altri organici. Il tutto in nome del risparmio.

Ma io credo che, facendo due rapidi e semplici calcoli, ci si renderebbe facilmente conto che un Concorso serio sarebbe molto meno oneroso per la Regione che non il pagamento di personale amministrativo, che lavora pratiche inutili, che conducono al solo risultato di arricchire le Poste Italiane.
Viene da chiedersi quale Azienda, che aspiri ad essere minimamente competitiva sul mercato,utilizzerebbe un tale sistema per reclutare i propri dipendenti. Ho timore che tutto ciò conduca irrimediabilmente a minore prestigio e forza dei Reparti degli Ospedali Pubblici.
 
Elisa Buffone
Direttore UOC di Neonatologia e TIN dell’AO San Camillo Forlanini Roma
Presidente SIN Regione Lazio


08 gennaio 2016
© Riproduzione riservata

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