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Poggiolini ricoverato in una casa di cura abusiva. La triste parabola dell'ex numero uno di Farmacopoli

L’ex direttore generale del Servizio farmaceutico nazionale del ministero della Sanità, accusato di essere pagato dalle case farmaceutiche per manipolare i prezzi delle medicine, era uno dei 14 ospiti della casa per riposo alla Storta chiusa ieri dalla Polizia dopo un blitz. La titolare denunciata per maltrattamenti

08 OTT - All'epoca di Tangentopoli era stato definito il "Re corrotto" della sanità italiana, ma ieri Duilio Poggiolini, 86 anni, ex presidente della Commissione per i prodotti farmaceutici della Comunità economica europea e direttore generale della Commissione della Farmacopea italiana, accusato di prendere soldi dalle aziende farmaceutiche per manipolare i prezzi dei farmaci, era solo un anziano ospite di una casa di cura abusiva.

Lo ha trovato la Polizia tra i 14 ospiti della struttura alla periferia Nord di Roma, che è stata chiusa per abusi edilizi e ipotesi di maltrattamenti denunciati da una serie di email anonime giunti alle Forze dell’Ordine. La casa era autorizzata ad ospitare 8 persone, ma ne accoglieva 14. Sei dormivano in un'unica stanza, un bagno era senza finestre, e nella struttura sono state trovate numerose confezioni di sedativi. Condizioni non delle migliori, che tuttavia costavano a ogni ospite una retta mensile che partiva da un minimo di 600 euro.

Una fine poco gloriosa per un uomo che solo al momento dell’arresto, nel 1993, fu trovato con oltre 15 miliardi di lire su un conto svizzero intestato alla moglie, coinvolta nelle attività illecite (le successive perquisizioni permetteranno di trovare un tesoro molto più consistente, in denaro, opere d’arte, monete e altro ancora). A Poggiolini venne inizialmente contestato di aver istruito procedure per cui venivano autorizzati aumenti di prezzo dietro versamento di compensi "una tantum". In seguito fu accusato di aver favorito l'ingresso di alcuni farmaci nel prontuario sanitario dietro compensi e regalie, in beni o denaro.

Fu condannato in primo grado, il 21 luglio 2000, a sette anni e mezzo di reclusione e la moglie a quattro anni, escludendo però il reato di associazione a delinquere. L'appello ridusse la condanna a quattro anni e quattro mesi, e il verdetto fu confermato dalla Corte di Cassazione. Ma nel 2006 arriva l’indulto, e la pena si riduce di due anni. La Corte di Cassazione sancisce nell'Aprile 2012, con sentenza definitiva e confermando la sentenza della Corte dei Conti dell'Aprile 2011, l'obbligo da parte di Poggiolini a risarcire 5.164.569 euro allo Stato per i reati di corruzione o concussione.

Poggiolini è stato indagato anche dalla Procura della Repubblica di Trento per il reato di epidemia colposa, in seguito ad una serie di infezioni da HIV e epatite C avvenute nei primi anni novanta tramite la trasfusione di sacche di plasma che non erano state adeguatamente controllate. Il 13 novembre 2014 il GUP di Napoli ha accolto la richiesta del PM nei confronti rinvarlo a giudizio per omicidio colposo plurimo aggravato.

08 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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