Lazio. La denuncia Anaao: “Accorpamento Asl è una ipotesi di fusione inefficace e dannosa per i cittadini”
Come avvenuto in numerose altre realtà nazionali ed internazionali, il più delle volte l’effetto delle fusioni è l’inverso di quello atteso e l’incremento di dimensione organizzativa coincide solo con un incremento di complessità che rende ingovernabile il sistema
05 OTT - Come abbiamo già evidenziato, l’accorpamento “a freddo” delle ASL Laziali è totalmente privo di evidenze ed analisi di supporto circa il beneficio funzionale e finanziario di esso.
Come avvenuto in numerose altre realtà nazionali ed internazionali, il più delle volte l’effetto delle fusioni è l’inverso di quello atteso e l’incremento di dimensione organizzativa coincide solo con un incremento di complessità che rende ingovernabile il sistema. Peraltro le barriere, tra funzioni e tra professionisti, peggiorano all’interno delle organizzazioni, talora in misura superiore che in assenza di tali accorpamenti. Infine, se le riorganizzazioni, come è il caso del provvedimento del Commissario ad Acta, sono totalmente calate dall’alto e prive di ogni analisi di fattibilità, si perde del tutto la quotidiana, puntuale attività di indirizzo e sostegno di adeguate forme organizzative, di iniziative efficaci, di propagazione di buone pratiche assistenziali.
Da un esame, anche rapido, risulta difficile trovare in qualche ambito della vita collettiva un numero elevato di riforme, riorganizzazioni, ristrutturazioni, quali quelle che si sono attuate sui sistemi sanitari. Il motivo di questa vera e propria epidemia delle fusioni è riscontrabile per lo più nella ricerca di una sostenibilità dei sistemi sanitari. Purtroppo a seguito delle “fusioni” di enti sanitari per lo più si è visto che i difetti del sistema restano immodificati negli aspetti che creano criticità, anzi si aggravano con crescita di costi e sprechi, per la sostanziale assenza di una valutazione obiettiva sugli effetti – e talora anche sui motivi – delle ristrutturazioni, come accade nel caso del Lazio e di Zingaretti.
Ma qual’ è il perché degli accorpamenti decisi nel Lazio, che implicano così tante ristrutturazioni, a poche settimane da una profonda riorganizzazione di ospedali e servizi territoriali e di definizione di nuovi Atti Aziendali e relativi assetti ? Qualcuno dice che tutto è avvenuto solo per cacciar via un Direttore Generale di ASL caduto in disgrazia, ma volendo intravedere cause più ampie vi potrebbero essere altri motivi, quali l’incapacità del decisore regionale ad intervenire sui meccanismi decisionali clinico–assistenziali, la presenza di improvvisati esperti di management, la voglia di privato, la volontà di aggredire la burocrazia, di zittire del tutto le critiche, la necessità quindi di orientare le limitate risorse verso nuovi e oscuri scenari di tutela della salute con la scusa delle economie.
In realtà, e noi auspichiamo che almeno in Consiglio Regionale si prenda consapevolezza di ciò, il beneficio funzionale e finanziario delle fusioni sarà assente e l’incremento formidabile di dimensione organizzativa coinciderà con il crollo dei servizi, che manterranno peraltro inalterate le carenze esistenti, dovute alla dissennata e violenta politica regionale dei tagli che, in questi giorni l’ufficio del Commissario sta aggravando colpendo gangli vitali del sistema delle cure. Ma non sarà che il decreto delle fusioni delle ASL nasca dalla disperata ricerca, da parte degli attori politici, di dimostrare che “qualche cosa è stato fatto!”?
Si vuole forse distogliere l’attenzione dei mass media, orientandoli verso i cambiamenti strutturali, piuttosto che all’attività di riorganizzazione quotidiana negli ospedali e dei servizi territoriali ? Una prova quindi, quella del Commissario, di tipo muscolare forse per rimuovere o marginalizzare staff poco affidabili o meno allineati.
Noi vogliamo che siano chiari i rischi delle fusioni aziendali disegnate a tavolino: si abbasseranno di molto i servizi, con rischi per i pazienti, si rallenterà ogni ipotesi di sviluppo dei servizi per qualche anno, si aggraveranno i già noti limiti della gestione dei direttori generali, si bloccheranno per anni i processi di risanamento, si perderanno le buone pratiche assistenziali del sistema sanitario regionale e si allontaneranno i cittadini dai servizi pubblici.
Sarebbe ora per il Lazio di fermare le azioni dissennate di depauperamento del sistema, e della politica degli annunci finti, a cui questa gestione ci ha abituato, con Case della Salute inaugurate ma finte, con programmi di assistenza annunciati e mai attuati per carenza sempre maggiore di risorse, con chiusura costante di servizi e strutture essenziali, con liste di attesa che si allungano mentre si diffondono notizie di sconosciute riduzioni di esse. Queste riflessioni ed esperienze, che si fondano su riscontri nazionali ed internazionali, dovrebbero essere tenute presenti quando si discuterà in Consiglio Regionale la laconica proposta di legge della Giunta sulle fusioni, rigettandola, o tracciando le linee per definire altri scenari più credibili e sostanziati di riorganizzazione per la Sanità pubblica del Lazio.
Guido Coen Tirelli
Segretario Regionale
ANAAO-ASSOMED del Lazio
05 ottobre 2015
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