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Lazio. Nel 2014 nati 50.234 bimbi, 800 in meno del 2013. Resta alta la quota di cesarei. Il rapporto

Pubblicato il Rapporto della Direzione regionale Salute del Lazio sulle nascite nel 2014. In aumento la quota di parti plurimi (3,4%) e le nascite pretermine (8,5%). Costante al 41% circa il ricorso al cesareo, più frequente nelle strutture private non accreditate. IL RAPPORTO

13 AGO - Nel 2014 sono stati 50.234 i fiocchi appesi alle porte delle case del Lazio per annunciare la nascita di un nuovo bimbo. Circa la metà sono stati fiocchi rosa e, dunque, l’altra metà è stata invece costituita da fiocchi azzurri. È questo il primo dato del Rapporto nascite nel Lazio 2014 fresco di elaborazione da parte della Direzione regionale della Salute. Il rapporto sottolinea come, tuttavia, rispetto al 2013 si siano registrate circa 800 nascite in meno, pari a un decremeto de ’1,6%. “Il calo delle nascite è un fenomeno nazionale”, ricorda il Rapporto, spiegando che “i report ISTAT sulla natalità e fecondità della popolazione residente del 2013 e sugli indicatori demografici del 2014 evidenziano un calo della natalità dal 2008”. In Italia nel 2014 le nascite sono state stimate pari a 509 mila unità, circa cinquemila in meno rispetto al 2013 e il tasso di natalità è sceso da 8,5 nel 2013 a 8,4 per mille nel 2014.

Tornando alle nascite avvenute nel Lazio (il 96% da donne residenti in regione), dal rapporto emerge come nel corso degli ultimi decenni sia costantemente aumentata la quota di parti plurimi: dall’1,4% nel 1982 al 3,9% nel 2014. “Questo – spiega - è collegato all’aumentata età materna al parto ed alle tecniche di procreazione medicalmente assistita”.

Si conferma l’aumento delle nascite pretermine (<37 settimane gestazionali): dal 5,2% nell’82 all’8,5% nel 2014. “Tale incremento – spiega il Rapporto - è riferibile prevalentemente alle età gestazionali più vicine al termine (35-36 settimane) a causa di un aumento dei cesarei programmati”. Per quanto riguarda la classe di età gestazionale 22-31 settimane i valori sono rimasti stabili dall’’82 e si attestano sull’1%. Rimane costante nel tempo il dato sui nati singoli di basso peso alla nascita (<2500 gr.), pari al 5,2% nel 2014.

Aumenta la quota di donne con un’età al parto superiore a 34 anni. Negli anni Ottanta erano meno del 10%, nel 2014 sono il 38%. Parallelamente continuano a diminuire le nascite da donne di età inferiore ai 20 anni (da 5,1% nel 1982 a 1,4% nel 2014). Sono aumentate le donne al primo figlio con una età uguale o superiore ai 30 anni: dal 17% nel 1984 al 63% nel 2014.

Il rapporto fa poi il punto sull’assistenza al parto, rilevando anzitutto come persistano "barriere di accesso ad alcune cure prenatali in presenza di condizioni di svantaggio socio-culturale: quando il neonato non è riconosciuto da uno o entrambi i genitori, quando la madre è straniera o quando ha un basso titolo di studio”. Tali condizioni sfavorevoli hanno un effetto anche sul basso peso alla nascita e sui parti pretermine. Ad esempio, nel rapporto si legge che “i due indicatori neonatali di basso peso e pretermine risultano maggiormente frequenti nelle tre condizioni definite di svantaggio sociale: nel gruppo di nascite non riconosciute da uno o da entrambi i genitori si hanno valori più elevati di nascite di basso peso o pretermine (15% e 13,3% rispettivamente) rispetto alle nascite da coppie legittime. Il primo controllo in gravidanza effettuato “tardivamente”, dopo le 12 settimane, risulta molto più frequente fra i nati non riconosciuti da uno o entrambi i genitori (15,2%) e fra i nati da donna con cittadinanza estera (8,6%). Fra le donne con più di 34 anni l’accesso all’amniocentesi risulta inferiore fra quelle con basso titolo di studio e con cittadinanza estera; un minor ricorso al taglio cesareo si osserva per le condizioni di cittadinanza estera”.

Quanto alle strutture che erogano assistenza ostetrica e neonatale, sono 44, di cui 6 esclusivamente autorizzati. Dei 44 Istituti, 12 (27,3%) avevano un volume di attività ostetrica inferiore a 500 parti/anno (6 erano maternità completamente private). Dodici ospedali superavano la soglia dei 1500 nati l’anno.

Nel 2014, racconta ancora il Rapporto, i nati di peso <1500 grammi sono stati assistiti prevalentemente in unità perinatali di III livello (dal 2015 la rete è stata articolata su due livelli); dato che, secondo il rapporto, “conferma un’efficace centralizzazione delle gravidanza a rischio”.

Il 41,3% dei nati vivi singoli è stato assistito al parto con taglio cesareo (stesso valore nel 2013). “Tale risultato – evidenzia il Rapporto - sembrerebbe non confermare il trend in diminuzione degli ultimi anni. Occorre comunque precisare che dall’analisi per classi di Robson (raggruppamenti omogenei dei parti per caratteristiche cliniche), risulta una riduzione rispetto all’anno precedente nella classe a ‘basso rischio’ (classe I-II riferita a neonati singoli a termine, da madre nullipara e con presentazione di vertice) con una percentuale di cesarei che scende dal 35,6% nel 2013 al 34% nel 2014”. In generale, comunque, il Rapporto mostra come l’andamento delle nascite con taglio cesareo fra i nati vivi singoli dal 1985 al 2014 abbia registrato un aumento costante dal 1985 (22,3%) fino al 2009 (43,4%), seguito da una tendenza alla stabilizzazione che riguarda anche le Case di Cura private non accreditate. Dopo il 2009 si è invece registrato un calo, ma il dato negli ultimi anni è rimasto pressoché stabile al 41% circa.

Le percentuali più elevate di parto con taglio cesareo si continuano a registrare nelle strutture private non accreditate: da 32,1% nel 1985 a 80,2% nel 2014. “Si conferma anche- afferma il rapporto -  nel corso del 2014 l’elevata variabilità nei tassi anche fra strutture simili per tipologia amministrativa ad indicare una variabilità nelle pratiche assistenziali poco dipendente da fattori clinici”.

Continua a diminuire la durata della degenza del neonato. Nel 1996, il 6,5% dei nati a “basso rischio” da parto vaginale aveva una durata di 1-2 giorni rispetto al 35,6% nel 2014; per il taglio cesareo, la percentuale di nati con durata della degenza 1-3 giorni passa dal 2,3% del 1996 al 68,3% nel 2014.

Tende a stabilizzarsi il contributo alla natalità da parte delle donne straniere. L’andamento, crescente fino al 2012, sembra aver avuto un arresto nel 2013 e nel 2014, assestandosi a quota 24%. La maggioranza delle donne nate all’estero proviene da Paesi a forte pressione migratoria, in particolare dalla Romania.

Nel 2014 si sono registrati dal sistema OPTIN sull’Occupazione Posti letto Terapie Intensive Neonatali 1.143 trasferimenti neonatali di sola andata con una percentuale di trasferimento del 2,3%. Fra i trasferimenti per motivo medico (72,2% del totale) una quota consistente (29,5%) si riferisce a neonati trasferiti da unità perinatali di III livello ad altre unità di III livello.

13 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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