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Lazio. Gli internisti Fadoi scrivono a Zingaretti: “Sul Pronto soccorso la Regione sta sbagliando tutto”

“I decisori regionali non hanno il coraggio di dire che è stata sbagliata la programmazione, che sono stati ridotti in modo eccessivo i posti letto di degenza e ridotti in modo errato, penalizzando proprio i reparti che invece avrebbero dovuto essere potenziati”

13 MAR - Egregio Presidente,
da molte settimane la Sanità laziale sembra essere soggetta ad un rapido susseguirsi di eventi che non consentono di assicurare un’assistenza di qualità ai malati che giungono in ospedale. A ciò consegue un eccessivo periodo di stazionamento dei pazienti nei Pronto Soccorso, fenomeno questo che, benché acuito dall’epidemiologia del periodo invernale, è uniformemente stratificato nel corso dell’anno e amplifica il già alto livello di sofferenza patito dai nostri pazienti.
 
Come sempre, il problema viene individuato nel sovraffollamento dei Servizi di Pronto Soccorso e, pertanto, la soluzione più ovvia è richiedere a gran voce di potenziare queste strutture. Ma Pronto Soccorso ed Emergenza non sono altro che la punta dell’iceberg. L’ospedale non funziona se non funzionano gli altri servizi della “filiera della Sanità”: i servizi territoriali che fanno filtro ai ricoveri, le strutture della post-acuzie e della lungodegenza, i servizi domiciliari per le dimissioni protette.
 
Se le dimissioni dall’ospedale non sono possibili, i reparti si bloccano. I nostri pazienti sono sempre più numerosi e clinicamente molto instabili per l’aumento dell’età, per l’aumento del disagio sociale, per l’aumento di malattie croniche gravi e, quando si rivolgono ai Dipartimenti di Emergenza, trovano, certamente, adeguata risposta per affrontare la prima emergenza ma poi hanno bisogno di un’assistenza che possa affrontare la complessità e l’acuzie clinica della loro condizione dovuta alla coesistenza di numerose malattie. Quelli che arrivano in ospedale e vengono ricoverati non sono “codici bianchi o verdi” che potrebbero essere dimessi al proprio domicilio.
 
L’affollamento attuale è dovuto ai tantissimi pazienti che devono essere ricoverati. Sono pazienti gravi, gravissimi, anziani, non anziani e molto complessi. Questo è il punto cruciale: più dell’80% dei pazienti che richiedono il ricovero stazionano al Pronto Soccorso perché non trovano un letto disponibile nei reparti di Medicina Interna. Di qui la ricerca di soluzioni estemporanee come il ricovero “in appoggio” in altri reparti o addirittura “in barella”, mettendo così a rischio sia i pazienti, sia il personale di assistenza.
 
In alcune Circolari Regionali tali modalità di ricovero sono addirittura consigliate, prefigurando dei reparti promiscui (Holding Area) in cui pazienti di varie discipline, ricoverati in barella, sono presi in carico dai medici dei reparti.
 
Egregio Presidente, noi, come lei, siamo per un Ospedale umano e funzionante, ma non è questa la strada. I decisori regionali non hanno il coraggio di dire che è stata sbagliata la programmazione, che sono stati ridotti in modo eccessivo i posti letto di degenza e ridotti in modo errato, penalizzando proprio i reparti che invece avrebbero dovuto essere potenziati. In questa fase critica, poi, invece di potenziare l’Ospedale, vi è stata la scelta paradossale di fare ricorso a posti letto nelle cliniche private, con aumento di spese che avrebbero potuto essere destinate a rinforzare la Sanità Pubblica.
 
Il combinato disposto della riduzione dei posti letto nei Dipartimenti di Medicina e del blocco del turn over del personale medico ed infermieristico ha portato, negli anni, a un progressivo ridimensionamento della principale specialità ospedaliera che è in grado di curare proprio i pazienti fragili e complessi: la Medicina Interna, nella quale si sta verificando una vera e propria emergenza sanitaria. In alcuni casi manca anche il 50% dei Medici Internisti previsti.
 
Nel contempo, la mancanza dell’inserimento di giovani sta provocando due gravi fenomeni: non si formano gli Internisti del domani e l’età media dei medici in servizio è divenuta proibitiva per assicurare i gravosi turni di guardia. Se non verranno potenziate le risorse dedicate al paziente complesso acuto aumentando le figure professionali e le dotazioni strumentali, la sola riduzione di spesa e di posti letto soffocherà il sistema. Il rapidissimo turn over dei pazienti porta sempre più ad un aumento dei re-ricoveri e della mortalità per tutte le cause.
 
Appare anche ovvio che se non si organizzano sul territorio dei presidi in grado di prevenire gli eventi acuti dei pazienti fragili e complessi, non si può pensare di ridurre la pressante richiesta dei ricoveri in Medicina Interna. Nel contempo le corsie sono sovraffollate anche per la mancanza di strutture idonee a prendere in carico proprio gli stessi pazienti quando terminano la fase acuta e sono ancora in fase di stabilità precaria.
 
Le Case della Salute o i Reparti Infermieristici possono, forse, aiutare a ridurre il carico di codici bianchi e verdi, ma non il sovraffollamento dei reparti di degenza ospedaliera. Anzi, proprio dalle Case della Salute o addirittura dagli Hospice, ormai sempre più pazienti vengono inviati al Pronto Soccorso con richiesta di ricovero in Medicina Interna.
 
Egregio Presidente, La preghiamo di porre attenzione ai problemi che abbiamo segnalato. I Medici Internisti che si fanno carico del 50% dei circa 800.000 ricoveri ospedalieri annui della Regione Lazio, fra infinite difficoltà, ma con impegno e slancio, chiedono maggiore attenzione per il loro lavoro e chiedono di incontrare Lei e i Responsabili della Sanità Laziale, per contribuire a risolvere le effettive necessità dei pazienti che si rivolgono ai nostri Ospedali. Le nostre non sono proposte sindacali, ma analisi e suggerimenti basati su criteri scientifici e sull’esperienza di altri paesi.
 
Il Consiglio Direttivo della FADOI del Lazio

13 marzo 2015
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