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Anaao: “L'affollamento dei Pronto Soccorso è un indicatore. Il problema è nei reparti ospedalieri”

I PS sono affollati  per il crollo dei volumi di attività degli ospedali che, senza letti e adesso anche senza personale, sono paralizzati e non possono rispondere alla domanda dei cittadini. Il problema e la sua risoluzione vanno cercati nei reparti medici, chirurgici e di diagnostica

23 GEN - Non credo che qualcuno, competente in sanità, abbia mai potuto pensare che il cronico affollamento dei PS della capitale - non si può parlare di emergenza dopo almeno 5 anni di stabile criticità - potesse essere influenzato dall’apertura di una, cento o mille Case della salute. I cittadini in attesa di ricovero nei PS sono nella maggior parte persone anziane con patologie multiple che hanno bisogno di un rapido trattamento che solo l’ospedale può dare. E d’altra parte il territorio laziale è storicamente un ottimo territorio quando si tratta di filtrare gli accessi in PS.

I medici di medicina generale svolgono da sempre egregiamente anche questo compito e ogni anno leggiamo sul rapporto Sdo del Ministero che il Lazio presenta dei numeri invidiabili per quanto riguarda la richiesta di ospedalizzazione per le patologie più a rischio di ricovero inappropriato: diabete non controllato o complicato, scompenso cardiaco, asma, broncopneumopatia cronica.

Ad esempio nel 2013 l’influenza, che sembrerebbe oggi così devastante, ha richiesto nel Lazio una media di 3 ricoveri per 100.000 abitanti contro gli 11 registrati in Emilia o in Umbria. Nello stesso rapporto SDO osserviamo però che le performances degli ospedali laziali non sono buone relativamente ad alcuni importanti indicatori quali la degenza media o la degenza preoperatoria che sono tra le peggiori in Italia. Se associamo a questo le valutazioni di outcome presentate dall’Agenas possiamo dire che gli ospedali del Lazio lavorano bene, sono efficaci, ma sono terribilmente lenti, ingolfati. E non potrebbe essere diversamente dopo otto anni di tagli alla cieca, non accompagnati da provvedimenti riorganizzativi o di monitoraggio, che hanno minato l’ attività ospedaliera nella Regione Lazio.

I PS sono affollati, un lazzaretto come QS ci ha recentemente ricordato, per il crollo dei volumi di attività degli ospedali che, senza letti e adesso anche senza personale, sono paralizzati e non possono rispondere alla domanda dei cittadini.  Nel PS noi troviamo un indicatore, non un problema.
Il problema e la sua risoluzione vanno cercati nei reparti medici, chirurgici e di diagnostica. Adesso vediamo qualche spiraglio di luce. Dopo quasi dieci anni di assenza di provvedimenti a breve saranno resi operativi i nuovi Atti aziendali. Saranno buoni, meno buoni, vedremo. Li attendiamo con fiducia ma i Direttori generali, da poco insediati, non potranno mai cambiare la sostanza senza l’assegnazione delle opportune risorse.

E se non verranno assegnate le risorse agli ospedali pubblici non correggeremo mai i risultati devastanti raggiunti durante le precedenti legislature regionali: al San Camillo ad esempio dal 2005 abbiamo registrato una riduzione media dei volumi prestazionali del 32% con un costo di gestione assolutamente invariato e quindi con il rilevante aumento del costo medio di un ricovero che nel 2005 era di 5.800 euro e nel 2013 è stato di 8.700 euro. In altre parole i cittadini del Lazio hanno pagato di più per avere di meno!

Ben vengano le Case della Salute, l’apertura domenicale degli ambulatori e quant’altro possa rendere ancora più efficace l’assistenza territoriale, ma l’affollamento dei PS è un capitolo a parte.  
 
Bruno Schiavo
Direzione nazionale Anaao-Assomed

23 gennaio 2015
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