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Il paziente Ssr del Lazio è morto

L’Anaao Assomed reclama un confronto di diritto per la sostenibilità dei servizi in considerazione dei sacrifici fatti dai Medici e da tutti gli operatori sanitari che negli ultimi 20 anni sono stati lo strumento per la tenuta dei conti pubblici, gli eroi durante la Pandemia e il capro espiatorio per la violenza che ogni giorno subiscono da parte dell’utenza esasperata da una politica incapace di dare una svolta a una situazione che ha l’aria di essere una strada senza ritorno

02 NOV - In una condizione agli sgoccioli del Servizio Sanitari pubblico, ancora una volta la risposta è stata la scelta di tagliare sul personale. È evidente che il COVID-19 non ha insegnato nulla e tutto è stato dimenticato: buoni propositi, annunci di non ripetere errori fatti nel passato. Nulla è cambiato.

Otto mesi sono passati dall’insediamento della nuova Giunta della Regione Lazio.

Ancora una volta, alle molteplici richieste di confronto con gli operatori sanitari, la risposta è un silenzio assordante che dura dall’inizio della nuova legislatura, brevemente interrotta da un accordo inapplicato.

Dopo una campagna elettorale nella quale si è parlato dei pronto soccorso allo stremo e medicina territoriale inesistente, la scelta politica si è basata sulla revisione delle “casse regionali”, per la quale l’unico argomento in discussione è il personale che costa troppo.

Il grande paradosso che stiamo vivendo, è vedere trasmissioni e giornali che pubblicano interviste con dati che sottolineano l’insostenibilità del sistema a causa della grave carenza di personale (100.000 medici e 250.000 infermieri su scala nazionale), ma gli unici rimedi messi in campo per sostenere i servizi al collasso sono finanziamenti a privati e blocco delle assunzioni.

Altro paradosso, è rappresentato da una determina che dal mese di aprile, a fronte della necessità di nuovi modelli organizzativi, blocca l’assegnazione degli incarichi professionali la cui assegnazione, per quanto palliativa, potrebbe rappresentare una risorsa “tampone” in questa fase emergenziale.

Qual è la motivazione per tutto questo? “Soldi”! Sempre e solo una questione di soldi.

La passività dei bilanci, ormai sprofondati in una voragine senza fine (30 miliardi di Euro), bloccano qualsiasi iniziativa di riorganizzazione della Sanità Pubblica, con la scelta di affidare i servizi ai privati ritenuti più efficienti a prescindere dalle reali necessità dei territori e senza avere in testa una visione organizzativa.

L’unico reale interesse è rappresentato dai “conti” che devono essere tenuti in ordine. Non a caso il ritornello che ci è stato riproposto fin dall’inizio della legislatura sono i conti in rosso delle aziende sanitarie e il debito della Regione ereditato dal precedente Governo.

Ergo, quale rimedio? Certamente non quello di mettere un assessore per una buona politica né affidare la Direzione Salute della Regione a un “Sanitario” per la riorganizzazione del sistema, con proposte di nuovi modelli organizzativi in linea con i problemi dei territori, ma affidare il compito a un economista che realizzasse ancora una volta “la pronta cassa” per il controllo della spesa.

Caro Presidente, l’intervento è quasi riuscito (forse il bilancio a breve sarà in ordine). Il 1° gennaio 2024 sancirà il passaggio al nuovo ordine, ma nel frattempo il paziente (SSR del Lazio) è morto.

Definitivamente affossato non solo dal debito che, nonostante i tagli, continua a essere l’oggetto preferito delle campagne elettorali di qualsiasi colore e che non viene in alcun modo sanato, ma dalla miopia di una politica che continua a non capire che lasciando ospedali e ambulatori alla stregua di scatole semivuote, occupate da operatori logori, i servizi saranno sempre più inefficienti, con passività annuali crescenti e senza futuro.

Ma quando mai si è visto una impresa, ammesso che si voglia considerare il SSR alla stregua di un’azienda, affidare il proprio “core business” a società esterne? Cooperative nei Pronto Soccorso, società che occupano le sale operatorie degli ospedali pubblici: quale altra idea bislacca verrà posta in essere piuttosto che preparare, programmare e assumere personale che renda i servizi al passo con le necessità attuali, compresi i bilanci delle aziende.

Tutto questo equivale a dire: vogliamo chiudere gli ospedali pubblici!

Tantomeno l’affidamento dei servizi ai privati accreditati, senza una programmazione basata sui bisogni della popolazione, non abbatte le liste di attesa né il debito, ma solo la speranza dei cittadini di avere un Sistema realmente funzionante, effettivamente rispondente ai bisogni della popolazione.

L’Anaao Assomed è stanca di aspettare che il Governo tenda la mano. Reclama un confronto di diritto per la sostenibilità dei servizi in considerazione dei sacrifici fatti dai Medici e da tutti gli operatori sanitari che negli ultimi 20 anni sono stati lo strumento per la tenuta dei conti pubblici, gli eroi durante la Pandemia e il capro espiatorio per la violenza che ogni giorno subiscono da parte dell’utenza esasperata da una politica incapace di dare una svolta a una situazione che, con questo andazzo, ha l’aria di essere una strada senza ritorno.

Aldo Di Blasi, Segretario Anaao Assomed Regione Lazio
Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed

02 novembre 2023
© Riproduzione riservata

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