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Meningococco B: Co-somministrazioni, chiamata attiva e anagrafe vaccinale, le strategie per aumentare le coperture nel Lazio

Le strategie per aumentare le coperture vaccinali contro il Meningococco B, un’infezione che ha una rara trasmissibilità, ma ha una mortalità dell’85 per cento dei casi entro 24 ore, sono state al centro di un evento ECM che si è tenuto a Roma,

23 DIC - Con una copertura vaccinale contro il meningococco B che si aggira intorno al 75%, sotto la media nazionale che arriva al 79%, “la Regione Lazio deve fare di più per arrivare alle coperture del 95%”. A sottolinearlo è stato Roberto Ieraci, del Gruppo Strategie Vaccini della Regione Lazio, che è intervenuto al primo di due incontri ECM, ‘B Focus. La vaccinazione anti MenB’, che ha coinvolto pediatri, igienisti e infermieri con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza della vaccinazione contro il meningococco B, individuare i punti critici del percorso che porta alla vaccinazione e proporre eventuali soluzioni a queste problematiche.

L’incontro, organizzato da Sics – Società Italiana di Comunicazione Scientifica e Sanitaria con il sostegno non condizionante di GSK, si è tenuto a Roma a fine novembre ed è stato introdotto dalla presentazione dei risultati di una survey condotta tra pediatri e igienisti a livello nazionale per cercare di inquadrare il problema delle mancate coperture. Per l’incontro di Roma, in particolare, sono stati estrapolati i dati della Regione Lazio dai quali è emerso, per esempio, che il 41% degli intervistati è convinto che l’aspetto da migliorare per alzare il dato sulle coperture siano le ‘azioni di chiamata attiva’, mentre per il 13,7% degli esperti, sarebbero da migliorare ‘comunicazione e counselling sugli esitanti’.

Sempre dalla survey è emersa, poi, una differenza, su tutto il territorio nazionale, proprio a proposito delle ‘azioni di chiamata attiva’, con il Nord Est che chiama preferibilmente i suoi assistiti attraverso la posta ordinaria, mentre l’invito diretto del pediatra di libera scelta è la modalità preferita al Sud. In ogni caso, la maggioranza degli intervistati della Regione Lazio, il 32%, dichiara di non sapere quale modalità di chiamata attiva viene usata a livello regionale e il 13,7% cita, invece, l’invito diretto da parte del pediatra di libera scelta con accesso a prenotazione.

Per quel che riguarda, nello specifico, le criticità legate alla vaccinazione contro il meningococco B, in Italia, la maggioranza degli esperti, il 28,66%, teme di sovraccaricare il sistema immunitario, mentre il 27,77% non riscontra particolari criticità, una risposta che, invece, nella Regione Lazio è stata data dal 34,25% degli intervistati. Viceversa, per il 21,9% degli esperti laziali c’è il timore di sovraccaricare il sistema immunitario. Quasi uno su tre, inoltre, non sa quali strategie il Lazio usa per il recupero degli esitanti/inadempienti, mentre il 23,29% ritiene che non siano messe in atto strategie. Sia a livello nazionale che della Regione Lazio, infine, gli esperti, per quasi un terzo, dichiarano che la comunicazione alle famiglie da parte del pediatra di famiglia consentirebbe di migliorare le coperture contro il meningococco B.

“La vaccinazione contro il meningococco B ha un ruolo fondamentale per proteggere i bambini da una malattia che, seppur rara, può mettere a rischio la vita”, ha spiegato Ieraci nel corso dell’evento di Roma. E per cercare di aumentare le coperture, secondo l’esperto è importante la formazione, che deve essere coerente con le evidenze scientifiche e coinvolgere tutti gli specialisti e gli attori sul campo “per raggiungere un obiettivo di copertura nelle fasce pediatriche e adolescenziali e anche nei soggetti più vulnerabili”.

Un altro passo avanti, poi, si dovrebbe fare per “superare quella remora sulla co-somministrazione dei vaccini che è, invece, un metodo sicuro per raggiungere le adeguate coperture vaccinali”, ha sottolineato Ieraci, spiegando che il nostro sistema immunitario “è multi potente, polifunzionale, in grado di rispondere a tantissimi antigeni”. La co-somministrazione, dunque, “deve essere fatta assolutamente e non solo nella fascia pediatrica, ma anche negli adulti e anche negli anziani”.

Ieraci evidenzia, poi, un altro punto critico su cui puntare, ovvero la digitalizzazione, sia per sostituire i metodi attuali di chiamata che per uniformare le anagrafi. “Bisognerà implementare l’anagrafe vaccinale regionale in modo che, finalmente, anche i pediatri di libera scelta, i pronto soccorso degli ospedali e i medici di famiglia abbiano la possibilità di accesso per conoscere lo stato di vaccinazione di una persona”, ha sottolineato l’esperto evidenziando come il pediatra abbia “un ruolo fondamentale nell'attività di consulenza, ma anche nell’erogazione”.

E proprio per sentire direttamente la voce di un pediatra che lavora sul campo, all’incontro ECM è stata invitata anche Donatella Morano, pediatra di libera scelta della RM1, secondo la quale, a proposito di vaccinazione contro il menigococco B, “nella regione Lazio si è fatto qualcosa in più, visto questa vaccinazione è stata introdotta nelle fasce adolescenziali, con i ragazzi laziali che dagli 11 fino ai 19 anni possono accedere a questa vaccinazione con chiamata attiva e gratuita”. Dal momento, poi, che l’incidenza della malattia nel primo anno di vita va dal quarto all’ottavo mese, secondo Morano sarebbe utile “anticipare questa vaccinazione al sessantesimo giorno, per arrivare a fare la seconda dose prima del quarto mese, anche se nessuna età della vita è esente da questa malattia invasiva”.

Anche per la pediatra romana, infine, bisognerebbe adoperarsi per cambiare i metodi di chiamata attiva, con il pediatra che può avere un ruolo anche nel recupero delle coperture, in virtù del suo rapporto di fiducia con la famiglia. “Siamo un punto di riferimento e abbiamo la possibilità di informare correttamente i genitori, per aumentare le loro conoscenze e modificare le loro false convinzioni, accogliendo tutti i loro dubbi e le loro preoccupazioni”, ha concluso Morano.

Sabina Mastrangelo

23 dicembre 2022
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