Sesso, posizione socioeconomica, cittadinanza ed etnia sono associati a differenze di salute, sia per fattori biologici che per fattori di rischio legati ad aspetti ambientali e culturali. Alcune disuguaglianze sono di certo inevitabili, ma molte altre rappresentano disparità di opportunità, conoscenze e risorse che potrebbero essere ridotte o evitate da politiche ad hoc.
Quando è esplosa la pandemia di COVID-19 è apparso subito chiaro che le minoranze etniche, la popolazione delle aree di maggiore deprivazione socioeconomica, le persone con un basso reddito e gli emarginati sociali avessero più possibilità di contrarre il virus SARS-CoV-2, evidenziando quello che è noto come aspetto sindemico della pandemia. L’immediatezza e la visibilità di questo fenomeno è stata scioccante, rivelando una disparità in alcuni casi netta e marcata, eppure chi ha trascorso una vita a studiare le disuguaglianze e le iniquità sanitarie non è rimasto poi così sorpreso.
Perché, è bene ricordarlo, i termini iniquità sanitaria e disuguaglianza sanitaria percorrono rette parallele. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) infatti definisce l'iniquità sanitaria come "differenze sistematiche nello stato di salute di diversi gruppi di popolazione": questo significa che alcuni gruppi sperimentano una salute peggiore e maggiori difficoltà di accesso all'assistenza sanitaria a causa dei sistemi che influenzano le loro vite. I sistemi economici e politici, ad esempio, possono influenzare la povertà, creando una divisione evitabile e ingiusta tra gruppi diversi. Per superare questo problema sono necessari cambiamenti nelle politiche governative.
La Regione Lazio, attraverso il Dipartimento di Epidemiologia (DEP Lazio) si spende da sempre per monitorare e documentare le disuguaglianze di salute nella propria regione e i principali fattori ad esse associati, al fine di avviare percorsi di innovazione orientati a rendere la ricerca dell’equità un obiettivo sostenibile.
È quello a cui mira in modo particolare il rapporto sulle diseguaglianze di salute nella Regione Lazio - che è stato presentato il 21 dicembre 2022 presso la ‘Sala Folchi’ del Complesso Monumentale del San Giovanni Addolorata, in un evento organizzato in collaborazione con Regione Lazio – e che fa seguito a quello già pubblicato e presentato nel maggio 2022 relativo alle differenze di genere nella salute e nell’assistenza sanitaria.
La letteratura scientifica ha analizzato e provato l’importanza del Servizio sanitario nazionale nell’aumentare o ridurre il divario tra i diversi gruppi sociali, e per ottenere maggiore equità i governi devono adottare un approccio di politica economica che miri a distribuire la ricchezza e promuova sistemi di protezione sociale universali ed equi, dal momento che i dati dimostrano – appunto - che se il servizio sanitario si attiva per garantire a tutti l’accesso agli interventi di provata efficacia le disuguaglianze tendono ad appianarsi.
Questo rapporto, oltre a fornire una introduzione sugli indicatori di posizione socioeconomica utilizzati e una panoramica sugli aspetti sociodemografici, e le sopraccitate differenze nella prevalenza dei maggiori fattori di rischio, approfondisce il tema delle disuguaglianze nello stato di salute della popolazione, considerando i maggiori indicatori ovvero la mortalità per tutte le cause, quella causa-specifica, la speranza di vita, la prevalenza delle maggiori patologie croniche, l’incidenza dei tumori. Infine vengono affrontati i differenziali sociali nelle esposizioni ambientali e – grazie al contributo del Piemonte e del dott. Giuseppe Costa – il significato pratico, sul territorio, della promozione della salute in modo equo attraverso l’esempio delle case della comunità: una rilevante opportunità fornita dal PNRR.
“Con gli elementi raccolti in questo testo, che – sottolinea Alessio D’Amato, Assessore alla Sanità e integrazione sociosanitaria Regione Lazio – costituiranno l’indispensabile supporto conoscitivo su cui tutte le Aziende sanitarie regionali svilupperanno i nuovi piani operativi, il nostro sistema farà altri passi in avanti, lavorando ancora una volta per allargare il perimetro delle opportunità e favorire l’emancipazione di tutti i cittadini”. Per dare nuova concretezza, in definitiva, a quel diritto di salute su cui qualsiasi amministrazione è chiamata a dimostrare il proprio coefficiente di protezione sociale.
Tiziano Costantini