Intersindacale medica (ma non al completo) contro il Pnrr: “Non saremo complici di una riorganizzazione burocratica del Ssn che alla fine dovrà essere pagata con la salute dei cittadini”
La presa di posizione della Federazione CIMO-FESMED, ANPO, ASCOTI, FIALS Medici (per la dirigenza medica) e di Cisl Medici, Fimmg, Fimp, Fismu, Snami e Sumai Assoprof (per la parte dei medici convenzionati). Pressing su Anelli (Fnomceo) affinché convochi tutti i sindacati “per affrontare insieme il modo in cui la professione medica possa essere rappresentata nel progetto di cambiamento dell’SSN previsto dal PNRR”.
14 MAG - “Non possiamo accettare che sulla Sanità si commettano gli errori del passato e di certo non saremo complici di una riorganizzazione burocratica del Servizio Sanitario Nazionale che alla fine dovrà essere pagata, ancora una volta, con la salute dei cittadini”.
Così in una nota la Federazione CIMO-FESMED, ANPO, ASCOTI, FIALS Medici (per la dirigenza medica) e Cisl Medici, Fimmg, Fimp, Fismu, Snami e Sumai Assoprof (per la parte dei medici convenzionati).
Gli stessi sindacati annunciano poi di aver richiesto al Presidente della Fnomceo,
Filippo Anelli, di convocare il prima possibile tutti i rappresentanti dei sindacati medici “per affrontare insieme il modo in cui la professione medica possa essere rappresentata nel progetto di cambiamento dell’SSN previsto dal PNRR”.
Obiettivo dichiarato, “quello di evitare che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza porti ad una mera rivisitazione in chiave manageriale del sistema salute, marginalizzando e svilendo la professione medica e comprimendo al contempo il diritto alla salute sancito dall’Articolo 32 della Costituzione”.
“Uniti dalla determinazione di costruire una Sanità migliore, che non commetta gli errori del passato, pagati a carissimo prezzo con la pandemia”, i sindacati mettono sotto accusa “l’impronta miope ed economicistica che emerge nel PNRR in fatto di riorganizzazione del Sistema Sanitario Nazionale”.
“Inadeguate le risorse stanziate, molto meno di quanto si è destinato al superbonus edilizio, e inadeguato anche l’approccio al problema”, dicono dall’intersindacale (che in questa iniziativa non vede però presenti, almeno per il momento, sindacati medici, anche di forte rappresentatività, come l'Anaao).
“Adeguare edifici – continuano - non significa offrire migliori cure ai pazienti, garantire nuove tecnologie e posti letto, non significa essere pronti a dare risposte di salute. Tutto questo, che è certamente necessario, deve partire dall’adeguamento delle risorse di personale e da un rinnovamento della governance”.
Tra i problemi contestati c’è anche “la mancanza, o meglio la sparizione, di un finanziamento per eliminare la mobilità sanitaria, o la valorizzazione del ruolo della ricerca”. Il tutto in un Piano che “invece di avvicinare la Sanità ai cittadini rischia di allontanarla, con enormi carenze anche nell’organizzazione del territorio”.
“Si pensi ad esempio alle Case di Comunità, dove evidentemente prevale l’idea e la volontà di investire in strutture rispetto ai micro team ed altre soluzioni di integrazione e sviluppo dell’organizzazione territoriale con tutte le altre figure convenzionate territoriali e in rete con l’ospedale. Un’idea per nulla condivisibile - concludono i sindacati - che del resto neanche si allinea con le parole del Presidente Draghi e del Ministro Speranza sulla prossimità delle cure”.
14 maggio 2021
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