Infermieri. Caruso (Aiiao): “Un futuro di co-progettazione di prodotti o servizi per la salute in collaborazione con il privato”
Per il presidente dell’Associazione italiana infermieri area oncologica la categoria può portare un valore aggiunto se interpellata nella fase di ricerca e sviluppo delle varie soluzioni.
25 FEB - Coinvolgere maggiormente gli infermieri nella fase di ricerca e sviluppo di soluzioni sanitarie e riconoscere il valore che la categoria può portare nella produzione di salute. Sono questi gli auspici per il futuro della professione di Rosario Caruso, presidente Aiiao, l’Associazione italiana infermieri area oncologica, che Quotidiano Sanità ha incontrato nell’ambito del più ampio progetto di approfondimento sull’infermieristica sostenuto incondizionatamente da Roche.
“Spesso - sottolinea Caruso - si fa l’errore, anche nel privato, di dividere la parte di ricerca e sviluppo da quella di fruizione di prodotti e servizi. Credo invece che gli infermieri possano essere degli interlocutori chiave da coinvolgere per esempio nella co-creazione di progetti o soluzioni (es. device) destinate a supportare la corretta gestione del paziente e la loro terapia”. Non limitarsi solo al test sul campo, quindi, ma avere un ruolo attivo anche a monte, secondo il presidente Aiiao, permetterebbe al privato, che punta a migliorare l’adozione e l’aderenza terapeutica di un prodotto, di catturare il punto di vista dell’infermiere che, diversamente, resterebbe nell’ombra. Del resto chi meglio di questi professionisti, che spesso sono chiamati ad insegnare ai pazienti come utilizzare un device o come effettuare una terapia, potrebbe condividere le proprie competenze in ambito di ricerca e sviluppo?
“L’infermiere già oggi è centrale, per esempio, nel processo di reclutamento dei pazienti nei trial clinici in quanto favorisce un reale ingaggio e partecipazione dei pazienti – riflette Caruso – In futuro credo ci saranno sempre più ruoli contendibili con altre professionalità dove, a prescindere dal background, sarà necessario costruirsi una competenza solida a livello di singolo professionista. In questo credo sia necessario un cambiamento di paradigma; si deve guardare alla sanità con lenti più moderne, capendo che le risorse riposte negli infermieri sono un investimento che nel medio-lungo periodo assicurerà un ritorno sia in termini economici sia di esiti di salute”, conclude Caruso.
Una prospettiva, peraltro, che ben si coniuga anche con il percorso accademico di questa professione che rischia di non trovare poi nel mondo del lavoro ambiti di espressione professionale realmente commisurati alla preparazione e alle competenze maturate e non consentendo alla stessa di poter esprimere al meglio il loro “full scope of practice”. Il che, ovviamente, è ben lontano da qualsiasi ipotesi “competitiva” con la professione medica a cui spetta l’intera responsabilità di diagnosi e prescrizione terapeutica, abbracciando in pieno, piuttosto, la vera mission dell’infermiere che è e rimane quella dell’assistenza.