International Counsil of Nursing: in 44 paesi Covid ha ucciso 1.500 infermieri, ma nel mondo si potrebbe arrivare a 20.000
Secondo un'analisi dell'ICN, partnere Oms, anche se il tasso di mortalità tra gli oltre quattro milioni di operatori sanitari infetti, spiega ICN nella sua analisi, è solo dello 0,5%, oltre 20.000 operatori sanitari potrebbero essere morti a causa del virus. Catton (amministratore delegato ICN): "Nessuno di noi ce la farà e le nostre economie non si riprenderanno se non manteniamo i nostri operatori sanitari e infermieri operativi e in grado di prendersi cura di tutti noi"
29 OTT - In “soli” 44 paesi dei 195 che nel mondo fanno capo all’ICN, l’International Council of Nurses, organizzazione partner dell’Oms per la professione infermieristica e che con l’Organizzazione mondiale della Sanità ha proclamato il 2020 anno internazionale degli infermieri e delle ostetriche, il numero di infermieri deceduti dopo aver contratto il COVID-19 è di 1.500, rispetto ai 1.097 di agosto.
Una cifra sicuramente sottostimata secondo ICN che proprio per il ridotto numero di Paesi che hanno comunicato i dati, fa una stima che raggiunge nel mondo i 20mila decessi: il 10% dei casi a livello globale, infatti, sono tra gli operatori sanitari.
A partire da questa settimana ci sono più di 43 milioni di casi in tutto il mondo con circa il 2,6% di questi, 1,1 milioni, di decesso.
Anche se il tasso di mortalità tra gli oltre quattro milioni di operatori sanitari infetti, spiega ICN nella sua analisi, è solo dello 0,5%, oltre 20.000 operatori sanitari potrebbero essere morti a causa del virus.
Parlando durante la conferenza virtuale Nightingale 2020 che si è conclusa ieri, l’amministratore delegato di ICN Howard Catton ha dichiarato: “Il fatto che durante questa pandemia siano morti tanti infermieri quanti ne sono morti durante la prima guerra mondiale è scioccante. Da maggio 2020 chiediamo la raccolta standardizzata e sistematica di dati sulle infezioni e sui decessi degli operatori sanitari, e il fatto che non stia ancora accadendo è uno scandalo”.
Catton ha anche affermato che la pandemia ha dimostrato quanto il mondo sia diventato interconnesso e che le risposte del governo devono riconoscerlo e rispondere in modo appropriato. “Credo sinceramente che il ‘globale’ non sia mai stato più ‘locale’ in termini di sfide che dobbiamo affrontare, lezioni che dobbiamo imparare e soluzioni che cerchiamo. Ad esempio, portare i dispositivi di protezione individuale oltre i confini richiede che i governi collaborino sulle questioni doganali e di controllo, e quando abbiamo un vaccino, portarlo a tutti coloro che ne hanno bisogno, piuttosto che solo a coloro che possono permetterselo, richiederà multilateralismo e cooperazione”.
“Gli infermieri – aggiunge Catton - avranno un ruolo importante da svolgere in ciò che viene dopo COVID. Con la nostra esperienza e i dati che abbiamo, siamo una voce molto potente e legittima che dobbiamo usare per influenzare i sistemi sanitari del futuro”.
Catton ha anche commentato le manifestazioni e gli scioperi di alcuni infermieri in Europa per la gestione della pandemia.
“Non sono sorpreso che siamo a questo punto perché siamo entrati in questa pandemia così male preparati, con una mancanza di investimenti, una carenza di sei milioni di infermieri e la lentezza di alcuni governi a rispondere in modo appropriato. Questa è una lezione importante per il futuro. Quando tutto sarà finito, non dobbiamo mai più dare per scontati i nostri sistemi sanitari e dobbiamo investire molto di più su di essi e sui nostri operatori”.
“Gli infermieri – ha aggiunto Catton - sono arrabbiati per la mancanza di preparazione, ma sono anche arrabbiati per la mancanza di supporto che c’è stata. Dobbiamo passare dalle parole all’azione reale, perché nessuno di noi ce la farà e le nostre economie non si riprenderanno se non manteniamo i nostri operatori sanitari e infermieri operativi e in grado di prendersi cura di tutti noi”.
29 ottobre 2020
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