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Test rapidi in farmacia. Il no dei biologi: “Inaffidabili ed eseguiti in luoghi non idonei. Intervengano Nas”


Il presidente dell’Ordine Vincenzo D’Anna contro l’iniziativa avallata anche dal Ministro Speranza: “Desta sconcerto come si possa autorizzare l'esecuzione di screening fallaci con metodiche invasive, in ambienti certamente non idonei come le farmacie. Pronti a iniziative legali”.

23 OTT - “L'Ordine nazionale dei Biologi, con l'intento primario di tutelare la salute dei cittadini ed in secondo luogo, la professionalità di quanti (biologi, medici, chimici e tecnici di laboratorio) operano presso i laboratori clinici accreditati con il SSN, sta valutando iniziative legali, affinché vengano revocate le disposizioni impartite dai governatori di quelle regioni in cui è stata autorizzata l'esecuzione dei test cosiddetti 'veloci' nelle farmacie". Lo annuncia in una nota, il sen. Vincenzo D'Anna, presidente dell'ONB.
 
"Tali tipi di esami - spiega D'Anna - presentano varie criticità riguardanti la possibilità di falsi negativi e di falsi positivi, sia per l'alta quantità di materiale virale necessario a positivizzarli, sia per la non specificità dei test medesimi, che possono positivizzarsi anche in presenza di materiale virale appartenente a coronavirus influenzali".
 
Per il rappresentante dei Biologi italiani "in un momento di massimo allarme e di grande preoccupazione per l'aumento del numero dei contagi (ancorché quasi totalmente a carico di asintomatici), desta sconcerto come si possa autorizzare l'esecuzione di screening fallaci con metodiche invasive, in ambienti certamente non idonei come le farmacie".
 
 "In detti ambienti - incalza D'Anna - il prelievo dovrebbe essere eseguito con le adeguate misure di protezione per il personale, con adeguata e costante sanificazione e con lo smaltimento dei rifiuti ai sensi della vigente normativo sul trasporto dei rifiuti tossici e nocivi. Tutte cose che normalmente vengono eseguite alla lettera nei laboratori specializzati accreditati. Cosa succederebbe nel caso in cui qualcuno risultasse positivo al test: si chiuderebbe immediatamente la farmacia, mettendo in quarantena clienti e dipendenti, così come accaduto, ad esempio, con le scuole?".
 
"Crediamo che in quelle regioni dove questa inopportuna pratica diagnostica è stata autorizzata, la sussistenza o meno di tali requisiti, debba essere accertata dai Nuclei Antisofisticazione dei carabinieri e dai nuclei ispettivi delle Asl" conclude D'Anna.

23 ottobre 2020
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