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Riforma medicina del territorio. Cgil Medici boccia proposta Fnomceo: “È sbagliata, rapporto convenzionale ha mostrato i suoi limiti durante la pandemia”


Il segretario Filippi critica poi anche l’interventismo della Federazione: “È inaccettabile che l'Ordine, che dovrebbe avere l'esclusivo mandato di garanzia della professionalità, della deontologia e dell'etica, si occupi di politiche sanitarie, peraltro con il benestare del Ministero della Salute e della politica, così maldestramente da rappresentare esclusivamente gli interessi di quella parte dei professionisti iscritti che oggi vogliono lavorare in convenzione. Speranza intervenga”.

22 OTT - “La proposta di riforma della medicina territoriale presentata dalla Fnomceo è sbagliata e non la condividiamo”. Lo afferma il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Andrea Filippi, motivando così il giudizio: “Perché il rapporto di lavoro convenzionato dei professionisti è in contrasto con qualsiasi programma serio di prossimità e di presa in carico multiprofessionale della cittadinanza”.
 
Una proposta, prosegue il dirigente sindacale, “venuta fuori dal cilindro della Fnomceo per adattare magicamente gli attuali rapporti di lavoro libero professionali in convenzione dei medici di medicina generale, con le profonde esigenze riorganizzative dell'assistenza territoriale; una proposta dalla quale scompare, sempre magicamente, la figura dello psicologo di comunità. Microteam multiprofessionali libero professionali: un assurdo anche linguistico che rappresenta la massima frammentazione del sistema e che rischia l'ingovernabilità a danno dei cittadini”.
 
Inoltre, continua, “grave che non si vogliano vedere i limiti della medicina generale e della specialistica ambulatoriale in convenzione, evidenziati nella drammatica situazione della pandemia in cui il rapporto privatistico degli studi dei medici convenzionati ha mostrato tutti i limiti nell'impossibilità di gestione e di coordinamento nella presa in carico precoce delle persone, ma anche nella tutela dei medici che in quanto liberi professionisti si sono ritrovati soli, senza protocolli, senza punti di riferimento e senza protezioni, abbandonati dal sistema”.
 
La Fp Cgil, aggiunge Filippi, “ha chiaramente evidenziato nelle proposte messe in campo nella mobilitazione recentemente avviata che per riformare l'assistenza territoriale in una prospettiva di prossimità serve una profonda revisione delle cure primarie a partire dai rapporti di lavoro dei medici che devono rientrare in un perimetro di garanzia di diritti dei cittadini e di tutela dei lavoratori. Inoltre è inaccettabile che l'Ordine, che dovrebbe avere l'esclusivo mandato di garanzia della professionalità, della deontologia e dell'etica, si occupi di politiche sanitarie, peraltro con il benestare del Ministero della Salute e della politica, così maldestramente da rappresentare esclusivamente gli interessi di quella parte dei professionisti iscritti che oggi vogliono lavorare in convenzione”.
 
Per queste ragioni, Filippi conclude: “Intervenga il Ministero della Salute Speranza per ristabilire la correttezza delle relazioni sindacali a garanzia della rappresentanza di lavoratori e cittadini, auspichiamo che la politica distingua tra interessi di parte e interessi generali e che nella discussione sulla riorganizzazione della medicina territoriale al centro ci sia la qualità della cura e non la tutela di alcune rappresentanze corporative”.

22 ottobre 2020
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