Fimmg dà l’ultimatum a Governo e Regioni: “Se entro settembre non saranno risolte le criticità della medicina generale sarà sciopero”
Durissima mozione del Consiglio nazionale del Sindacato che tocca numerosi tasti dolenti e dà due mesi di tempo a Governo e Regioni per scioglierli. In primis la “preoccupazione di alcune visioni funzionariali di sviluppo delle USCA”, il blocco della trattativa per il rinnovo della convenzione, la mancata indennità assicurativa per i familiari dei medici di medicina generale deceduti a causa del COVID-19 e il fatto che non si siano stanziate risorse sufficienti per le borse del corso di formazione per cui servono almeno “40 mln l’anno fino al 2030”. LA MOZIONE
13 LUG - Il Consiglio Nazionale della Fimmg dà due mesi al Governo e Regioni per risolvere le numerose criticità che avvolgono i medici di famiglia.
“Se entro settembre – si legge nella mozione approvata sabato - come Organizzazione Sindacale non vedremo risolte le criticità che più volte abbiamo denunciato, compreso oggi, attraverso decisioni che finalmente affermino il nostro ruolo, con o senza Covid inizieremo a ridurre la nostra disponibilità, più che dimostrata in questo periodo, e organizzeremo un autunno di lotta sindacale contro tutte le azioni che si attiveranno in conseguenza del decreto Rilancio e che non rilancino il territorio ma rilancino le politiche dei silos, impedendo la reale collaborazione multiprofessionale nei nostri ambulatori e al domicilio dei nostri pazienti”.
In prima battuta il sindacato boccia su tutta la linea ipotesi di dipendenza e “sottolinea e rivendica il ruolo insostituibile del medico di medicina generale, forte del rapporto fiduciario basato sulla libera scelta del cittadino, e diffida da chi propone figure sanitarie o silos organizzativi alternativi o in contrapposizione o in sostituzione e non nella necessaria integrazione che porti alla attuazione del microteam come unità organizzativa assistenziale del territorio”.
Ma l’elenco delle criticità è lungo e corposo. Si parte dalla preoccupazione rispetto “ad alcune visioni funzionariali di sviluppo delle USCA, utili per la gestione domiciliare dei pazienti COVID in collaborazione con i medici di medicina generale ma mai sostitutive delle loro specifiche funzioni, a partire da quelle della Continuità Assistenziale, auspicando invece che rientrino nella cornice contrattuale della medicina generale come base della discussione sulla evoluzione verso un ruolo unico, come oltretutto previsto dalle leggi”.
E in questo senso il Consiglio nazionale “richiede pertanto l’immediata definizione di un atto di indirizzo da parte delle Regioni sui temi di immediata necessità per dare corpo contrattuale ai disposti normativi, come si deve nella democrazia delle relazioni sindacali, in assenza del quale dà disponibilità al Segretario di poter attivare prerogative quali lo stato di agitazione fino allo sciopero”.
Altro nodo la paralisi delle trattative per il rinnovo della convenzione per il sindacato “rifiuta che indispensabili logiche di lockdown e distanziamento sociale, utili alla riduzione della infezione da COVID-19, stiano creando la apparente giustificazione di un lockdown e distanziamento contrattuale e negoziale tra le parti, con la sospensione delle trattative nazionali, regionali ed aziendali a favore di atti dirigenziali unilaterali da parte delle direzioni e del funzionariato di parte pubblica, sostenendo che la ripresa delle relazioni tra le parti sia l’unica strada per affrontare le sfide legate all’endemia e ad ogni altro tema che di volta in volta riguarda la nostra area professionale”.
Ma non solo, la Fimmg “denuncia con sdegno la mancata indennità assicurativa per i familiari dei medici di medicina generale deceduti a causa del COVID-19, in contrasto con quanto interpretato per i dipendenti dall’INAIL che allarga il concetto di infortunio sul lavoro o malattia professionale all’infezione da coronavirus”.
Tema caldo anche quello del corso di formazione dove Fimmg “sostiene con forza che non saranno accettati ulteriori rinvii alla pubblicazione da parte delle Regioni del bando per il Corso di Formazione in Medicina Generale (CFSMG) 2020-2023, che dovrà realizzarsi entro le prossime settimane, e all’inizio del triennio del CFSMG 2019-2022, da far partire entro il 1° settembre e, seppur sottolineando positivamente l’incremento di 20 milioni di € delle borse di studio per il CFSMG a partire dal 2021, ricorda che per sostenere il ricambio generazionale e ridurre il rischio di carenza di medici previsto da tutte le proiezioni, l’investimento minimo per avere in equilibrio generazionale la medicina generale è pari ad almeno 40 milioni di € fino al 2030”.
Infine, il Consiglio nazionale “dà mandato al Segretario di aderire al progetto previsto dal Governo per la riapertura delle nostre scuole, grazie a screening sierologici del personale docente e non delle scuole primarie e secondarie italiane, attraverso test forniti e validati dalle autorità sanitarie, ritenendo centrale il ruolo dei Medici di Medicina Generale che potrebbero essere determinanti alla ripartenza della scuola, conseguentemente della didattica e del miglioramento culturale della popolazione, miglioramento che è la base di cui un paese in salute ha bisogno se vuole sviluppare azioni di empowerment del cittadino”.
Ma in ogni caso avverte: “la diagnostica non potrà però essere solo quella “sierologica” e per la scuola, ma si richiama il Ministero della Salute a fare in modo che tale progetto rientri all’interno del più ampio progetto di potenziamento della capacità diagnostica di primo livello negli studi della Medicina Generale, cosi come prevista dalla legge di bilancio del 2019, consolidando immediatamente l’impegno dei 236 milioni di euro per la diagnostica negli studi medici di famiglia; si richiede allo scopo, a questo punto con forza, una ordinanza del Ministero della salute che metta insieme le due possibilità. Appare necessario infatti a questo punto che alla responsabilità mostrata dalla medicina di famiglia verso la scuola corrisponda una pari responsabilità da parte delle Istituzioni, Ministero e Regioni, visto il fermo a dieci mesi dall’approvazione della legge di bilancio, viste anche le conseguenze dell’endemia sulle liste d’attesa e sulle visite e prestazioni di secondo livello; la Medicina Generale ha volontà di partecipazione a soluzioni strutturali e non a fare da “tappabuchi””.
13 luglio 2020
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