Giornata parto in casa. Fnopo: “Fondamentale affidarsi a personale ostetrico qualificato”
Nel corso della giornata internazionale che si celebra oggi l’Ordine richiama l’attenzione sul fatto che “nell’assistenza al parto a domicilio le ostetriche devono essere almeno due ed essere formate anche per la rianimazione neonatale, come previsto dalla normativa vigente in materia, e con comprovata esperienza di assistenza al parto in casa”.
06 GIU - La Giornata Internazionale del Parto in Casa, che ricorre il 6 giugno, coincide quest’anno con un lieve incremento del numero di parti in casa registrato durante lockdown, legato alla pandemia da COVID-19, poiché le donne hanno manifestato il timore di contrarre l’infezione, preferendo la propria casa alla struttura ospedaliera.
“In considerazione dell’emergenza sanitaria e del possibile afflusso di donne COVID-19 positive, nei punti nascita sono stati individuati e definiti percorsi separati (Covid positivo o sporco/pulito o Covid-free) sulla base di un Pre-Triage realizzato dall’ostetrica provvista degli opportuni DPI. I dati epidemiologici hanno dimostrato che le misure di prevenzione adottati dalle ostetriche italiane hanno funzionato”, evidenziano i vertici della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Ostetrica.
“Va chiarito, innanzitutto, che vi sono differenze tra il percorso nascita italiano e quello di altri Paesi dove la tradizione del parto a domicilio è strutturata e radicata nel tessuto sociale in modo preciso, tanto da indurre le ostetriche a rivedere, con immediatezza, il proprio modello organizzativo adattandolo alle specifiche esigenze di prevenzione da contagio epidemico. Il parto a domicilio richiede una puntuale selezione del rischio per garantire che donna e bambino ricevano cure adeguate al caso. Pertanto, vanno escluse da tale modalità le donne con precedente parto mediante taglio cesareo, in quanto questo caso rientra tra le controindicazioni assolute contenute nelle Linee Guida dell’Iss Taglio Cesareo - Seconda parte) – spiegano le rappresentanti nazionali della professione ostetrica -. Le donne con gravidanza a basso rischio che scelgono di partorire presso il proprio domicilio devono affidarsi esclusivamente a personale accreditato per l’assistenza alla nascita e quindi alle ostetriche e non affidarsi invece a persone non qualificate e non specificamente formate. Nell’assistenza al parto a domicilio le ostetriche devono essere almeno due ed essere formate anche per la rianimazione neonatale, come previsto dalla normativa vigente in materia, e con comprovata esperienza di assistenza al parto in casa”.
“L'assistenza midwife-led care con ostetriche ben formate anche nella rianimazione neonatale, infatti, è più sicura e consigliata per le donne con gravidanza a basso rischio come ormai ampiamente dimostrata dalla letteratura internazionale e in particolare modo da quella proveniente dal Regno Unito e Paesi Bassi”, afferma
Lia Brigante, ostetrica Quality & Standards Advisor al Royal College of Midwives.
“Nel Regno Unito, le linee guida NICE, informate dallo studio Birthplace, sostengono che tutte le donne a basso rischio devono essere informate sui benefici e sui rischi relativi al luogo del parto, incluso parto a domicilio, così da poter scegliere in autonomia dove partorire – sottolinea Lia Brigante -. Nel 2019, una meta-analisi di 500.000 parti a domicilio in undici Paesi ha dimostrato che non vi è alcuna differenza nel rischio di mortalità per il neonato (Hutton et al., 2019). Le linee guida Royal College of Midwives/Royal College of Obstetricians and Gynaecologists sul parto in casa durante la pandemia supportano il parto a domicilio in presenza di assistenza ostetrica adeguata e possibilità di trasferimento laddove clinicamente indicato”.
“Il “parto programmato avvenuto in una abitazione privata” non risulta, ancora oggi, elencato tra le variabili del luogo della nascita come indicato nel DM 349/2001 “Modificazioni al certificato di assistenza al parto, per la rilevazione dei dati di sanità pubblica e statistici di base relativi agli eventi di nascita, alla nati-mortalità ed ai nati affetti da malformazioni”. È necessario che i dati relativi al parto a domicilio, anche in termini di outcome materno-neonatale, pervengano puntualmente alle istituzioni preposte. È necessario che le ostetriche, adeguandosi alla normativa vigente in materia, compilino sempre e con diligenza il modello CEDAP oltre alla dichiarazione di nascita ad ogni assistenza al parto a domicilio e non solo quando viene richiesto il rimborso da parte della donna come consentito da alcune normative regionali”, conclude la presidente FNOPO
Maria Vicario.
06 giugno 2020
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