Coronavirus e donazione di organi. “Io faccio la mia parte, tu puoi fare la tua”, gli operatori sanitari testimonial della campagna del Centro nazionale trapianti
I professionisti della Rete trapianti, in occasione della Giornata nazionale della donazione che si celebrerà il 19 aprile, invitano a firmare da subito il tesserino del donatore. Cardillo (Cnt): “Sono quasi 9mila le persone che aspettano un organo, ma l’impegno dei medici e degli infermieri non è sufficiente: serve che i cittadini dicano sì alla donazione”
14 APR - Sono 150 i professionisti - medici, infermieri, psicologi, biologi e operatori del 118, in questo momento in prima linea negli ospedali di tutta Italia - che ci hanno “messo la faccia” in occasione della 23ª
Giornata nazionale della donazione e del trapianto di organi e tessuti che si celebrerà domenica prossima 19 aprile.
“Io faccio la mia parte, tu puoi fare la tua. Di’ sì alla donazione” è il messaggio che hanno scelto di sostenere con una loro foto in cui hanno in mano una penna che offrono simbolicamente agli italiani, chiedendo di firmare subito il tesserino del donatore scaricabile dal sito
www.diamoilmegliodinoi.it e di custodirlo tra i documento personali. La campagna di sensibilizzazione sarà infatti online già da oggi fino a domenica 19 aprile nell’ambito della campagna “Diamo il meglio di noi”, promossa dal Ministero della Salute, dal Centro nazionale trapianti, dalle Associazioni di settore e, quest’anno, sostenuta da Rai Responsabilità sociale.
“Anche se la maggior parte dei nostri operatori è impegnata sul fronte del coronavirus l’epidemia non ha fermato i trapianti, e questo grazie a uno sforzo eccezionale di tutto il Ssn – spiega
Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti – in questo momento sono quasi 9mila le persone che aspettano un organo, ma l’impegno dei medici e degli infermieri non è sufficiente: serve che i cittadini dicano sì alla donazione. Questa emergenza ci ha insegnato che ognuno con i propri comportamenti è responsabile della salute di tutti: è un principio che da sempre vale per i trapianti. Purtroppo un terzo di chi si esprime sulla donazione si oppone al prelievo degli organi: una percentuale ancora troppo alta. Per questo la Rete trapiantologica ci mette la faccia e chiede a tutti di fare la propria parte per aiutarci a salvare le vite di tanti malati”.
Tra gli operatori sanitari che hanno scelto di sostenere la campagna ci sono alcuni dei medici e degli infermieri più coinvolti nell’emergenza coronavirus. C’è
Michele Colledan, il chirurgo alla guida del centro trapianti dell’Ospedale di Bergamo, autore insieme alla sua equipe di uno straordinario trapianto di polmoni il 19 marzo scorso, proprio nei giorni più drammatici dell’epidemia.
O il rianimatore
Marco Sacchi, coordinatore delle attività di prelievo degli organi nella terapia intensiva dell’Ospedale Niguarda di Milano, un altro dei fronti più difficili dell’emergenza. C’è anche
Maria Capobianchi, a capo del team di ricercatrici dello Spallanzani di Roma che ha isolato il Sars-CoV-2 e consulente del Cnt per le infezioni virali nei trapianti.
E c’è
Luigi Biancone, direttore del centro trapianti di rene delle Molinette di Torino che in queste settimane ha accettato di trapiantare i reni dei donatori svizzeri che rischiavano di venire sprecati, dopo che Berna a causa dell’epidemia ha decretato la sospensione dell’attività trapiantologica. Insieme a loro, hanno aderito all’iniziativa operatori da ogni parte d’Italia, dal Nord al Sud del Paese.
14 aprile 2020
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