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Ieri “Demoni” da ingiuriare e perfino percuotere oggi “Angeli” da osannare


È quanto si legge in una lettera di un medico di Emergenza pubblicata sul suo profilo facebook dal Vice Ministro Sileri che ha voluto condividerla. “In molti mi hanno chiesto perché ho scritto una lettera aperta. Perché quando si scrive, si ricevono lettere di risposta. Questa è una delle tante che ricevo e ho chiesto il permesso di pubblicarla”

11 APR - “In molti mi hanno chiesto perché ho scritto una lettera aperta. Perché quando si scrive, si ricevono lettere di risposta. Questa è una delle tante che ricevo e ho chiesto il permesso di pubblicarla. Colgo l’occasione per ringraziare anche tutte le famiglie che aspettano a casa gli operatori sanitari condividendo, in silenzio, la loro dedizione e le loro preoccupazioni. E ringrazio anche voi che leggete, con il cuore”. È quanto scrive su facebook il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri che ha voluto condividere con i suoi follower una lettera inviatagli da un medico di un Dipartimento di Emergenza.
 
Ecco qui di seguito il testo integrale:
 
"In questi giorni sento spesso parlare degli operatori sanitari in termini di “angeli”, “missionari”, ecc.

Vorrei dire con forza che non siamo e non ci sentiamo né gli uni né gli altri. Lavoro nel Dipartimento di Emergenza e quindi vorrei parlare in particolare di questa realtà.

Siamo persone che abbiamo scelto questo lavoro perché ci piace. L’emergenza è bella perché ti pone continuamente di fronte alla novità, all’imprevisto. E’ bella perché spesso riesci a ridare la vita a chi l’aveva persa. E’ stimolante e nonostante le mille difficoltà nelle quali lavoriamo, a noi piace e la gran parte degli operatori che ci lavora non vorrebbe cambiare, nonostante tutto.
 
Ma non siamo “angeli”, “missionari” o quant’altro. Siamo lavoratori, siamo pagati, forse poco, ma siamo pagati. Missionario è chi abbandona tutto per amore del prossimo e non guarda allo stipendio.

Noi no, noi vogliamo essere pagati, magari qualcosa di più, e quando non siamo soddisfatti della nostra situazione continuiamo, ci lamentiamo, ma continuiamo a lavorare perché è giusto che sia così.

Ma siamo gli stessi che non più di due mesi e mezzo fa venivano insultati, aggrediti e perfino percossi giornalmente, e le cronache sono piene di questi episodi.

Allora come stanno le cose? Ieri “Demoni” da ingiuriare e perfino percuotere oggi “Angeli” da osannare.

No, non ci stiamo.
 
Non chiamateci oggi “Angeli”, ma non vi dimenticate di noi quando tutto sarà finito. Quando torneremo negli inverni ordinari; quando l’influenza stagionale mieterà forse meno vittime tra i nostri anziani e non solo, grazie alla vaccinazione, ma nell’indifferenza generale. Quando i Pronto Soccorso saranno pieni di barelle e per questo saremo aggrediti e percossi da chi pretende una sistemazione più dignitosa per i loro cari.
 
A voi che oggi ci applaudite alle 18 e ci chiamate “Angeli” chiediamo di ricordarvi il prossimo inverno, quando tutto questo sarà finito e torneremo nel “caos” ordinario, che se il vostro parente attende una visita o un posto letto in una situazione sicuramente disagevole non è per nostra colpa.
 
Insomma sento spesso dire tutto finirà e ne sono certo, spero solo che il sacrificio di tanti colleghi oggi portato alle cronache in prima pagina possa servire a cambiare politiche sanitarie ma soprattutto la considerazione nei nostri confronti: non “Angeli” oggi, ma onesti lavoratori che cercano di svolgere il loro lavoro nel miglior modo possibile con gli strumenti che vengono loro messi a disposizione ma nemmeno “Demoni” da maltrattare domani."
 
Un operatore del Dipartimento di Emergenza
 

11 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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