Fimmg: “Con diagnostica negli studi di medicina generale minore diseguaglianza”
Il sindacato nel commentare i dati del Rapporto Censis rimarca come la misura contenuta in manovra potrà “favorire un sistema più equo ed efficiente, nel momento il cui un maggior numero di pazienti potranno uscire dallo studio del proprio medico con una diagnosi e non con una richiesta di accertamenti che potrebbe non venire nemmeno soddisfatta”.
09 DIC - “Il rapporto Censis è chiaro: la difficoltà del SSN di garantire una risposta alle necessità dei cittadini li costringe a cercarla nel privato in una percentuale di casi considerevole. Il dato secondo cui su 100 pazienti che hanno tentato di prenotare una visita specialistica o accertamenti diagnostici nel sistema pubblico 27,9 vi hanno rinunciato, spostandosi sulla prestazione a pagamento, significa che il 27,9% dei percorsi che il Medico di Medicina Generale ha indicato al paziente prescrivendo esami o consulenze da svolgersi nel SSN hanno preso una strada diversa a causa dell’inefficienza del sistema stesso”.
È quanto scrive la Fimmg in una nota in commenta il 53° Rapporto Censis.
“Inefficienza - precisa il sindacato - che si traduce in diseguaglianza nel momento in cui si confrontano i dati delle diverse aree del Paese, rivelando un fenomeno più accentuato nelle Regioni a minor reddito. Riteniamo che la proposta rappresentata dall’articolo 55 della legge di bilancio in discussione, che prevede l’introduzione di diagnostica di primo livello negli studi del medico di famiglia, potrà ridurre il fenomeno e favorire un sistema più equo ed efficiente, nel momento il cui un maggior numero di pazienti potranno uscire dallo studio del proprio medico con una diagnosi e non con una richiesta di accertamenti che potrebbe non venire nemmeno soddisfatta”.
09 dicembre 2019
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