Punti nascita. Ginecologi, neonatologi e pediatri: “Tenere aperti reparti con meno di 500 parti mette a rischio salute di mamme e bambini”
“Avere la possibilità di partorire sul proprio territorio, ma mettere a rischio la salute e il benessere del bambino e della madre è una scelta che le Società Scientifiche non condividono. I dati scientifici a disposizione, in un tempo in cui l’età media della partoriente è sempre più alta, obbligano a scegliere la sicurezza piuttosto che la comodità”, scrivono in una nota congiunta Aogoi, Sigo, Sin e Sip.
20 SET - Le Società Scientifiche dell’area Ostetrica e Ginecologica, Neonatologica e Pediatrica hanno espresso “grande preoccupazione” in seguito alle ultime notizie riguardanti il tema della revisione dei requisiti nazionali dei punti nascita,
sollevata dal Presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini durante l’incontro con il Ministro della Sanità Speranza (Regione, peraltro, dove il 21.7% dei punti nascita registra meno di 500 nati/anno, contro una media nazionale del 15%).
Per i medici delle tre aree la richiesta rischia “di mettere in discussione i criteri che hanno portato al processo di razionalizzazione della rete dei punti nascita italiani, con la chiusura di quelli considerati non sicuri”.
“Da quasi 10 anni – ricordano AOGOI, SIGO, SIN e SIP – le nostre società scientifiche sono impegnate, a fianco delle Istituzioni, nel sostenere l’attuazione dell’Accordo Stato-Regioni del 2010 che prevede, a tutela della sicurezza di mamma e bambino, la razionalizzazione e la chiusura progressiva dei punti nascita con meno di 500 parti l’anno.
“Avere la possibilità di partorire sul proprio territorio, ma mettere a rischio la salute e il benessere del bambino e della madre – si legge ancora nella nota congiunta - è una scelta che le Società Scientifiche non condividono. I dati scientifici a disposizione, in un tempo in cui l’età media della partoriente è sempre più alta, obbligano a scegliere la sicurezza piuttosto che la comodità”.
“Gli ultimi dati disponibili del 2018 evidenziano che in Italia su 418 punti nascita ben il 15% presenta meno di 500 parti/anno e circa 27.000 bambini sono nati in tali strutture, che non sono in grado di garantire la migliore esperienza clinica e l'organizzazione necessarie per prevenire ed eventualmente affrontare le pur rare situazioni a rischio”, sottolineano ancora i medici che sottolineano come “se in condizioni geografiche particolari, come ad esempio le aree di montagna o le zone disagiate, è ritenuto opportuno tenere aperto un punto nascita con un volume di attività inferiore ai 500 parti, questo deve comunque garantire criteri di sicurezza ed adeguati mezzi di trasporto in caso di necessità, come previsto dal DM 11/11/2015, che attribuisce al Comitato Percorso Nascita nazionale (CPNn) di esprimere una valutazione “consultiva” su richieste di deroga avanzate da Regioni e Province Autonome”.
“La salute e la sicurezza dei nostri neonati e delle mamme devono essere al di sopra di tutto, per questo invitiamo a valutare con prudenza ogni decisione che riguarda l’offerta ma anche la qualità dell’assistenza sanitaria materno-infantile” – dichiarano i Presidenti delle quattro Società Scientifiche.
“Siamo disponibili a collaborare al fianco delle Istituzioni come abbiamo fatto fino ad oggi” concludono le Società Scientifiche “e rinnoviamo l’invito, avanzato appena qualche mese fa al Ministero, per costituire un tavolo tecnico che possa occuparsi di una strategia condivisa per l’attuazione dell’Accordo Stato-Regioni, a garanzia prioritaria della sicurezza di mamme e bambini”.
20 settembre 2019
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lavoro e Professioni