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Stati generali Fnomceo. La sfida dei medici: liberare la medicina e la sanità dalle catene dell’economia

di Lucia Conti

Terza tappa del percorso intrapreso dalla Federazione degli Ordini dei medici e degli odontoiatri per rilanciare la professione e il diritto alla salute. Il confronto di oggi sul rapporto tra “Medico ed economia”. E se il presidente Fnomceo Filippo Anelli rivendica come il diritto alla salute non possa soccombere alla mera utilità economica, Ivan Cavicchi evidenzia la necessità di mettere in campo nuovi valori aggiunti da portare sul tavolo delle trattative con il Governo per chiedere di tornare a investire sulla sanità e sulla professione

19 SET - “Il definanziamento del SSN ha avuto pesanti ricadute anche sulla professione medica, forzando l’introduzione di obiettivi economici nella pratica clinica quotidiana, che hanno condizionato in maniera rilevante l’agire medico”. Ma “di fronte al prevalere nella nostra società della logica del profitto, la professione medica” deve sempre più rappresentare "un punto di riferimento quale garante della dignità della persona e del diritto alla salute al di là di ogni logica mercantile”. Così il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli, impossibilitato ad essere a Roma, ha introdotto, con un messaggio inviato all'assemblea dei presidente Omceo e Cao, i lavori dellla terza giornata degli Stati generali Fnomceo, il percorso intrapreso per ridisegnare il profilo del medico allo scopo di rilanciare la professione e il diritto alla Salute garantito dalla Costituzione.

Dopo le giornate dedicate a “Dalla crisi al nuovo paradigma della medicina” e a “Scienza e società”, il confronto di oggi si è concentrato sullo spinoso rapporto tra “Il medico e l’economia”. Una questione affrontata nelle sue principali sfaccettature attraverso il lavoro di cinque tavoli: quello su “Il medico e la sostenibilità”, quello su “La de-capitalizzazione del lavoro medico”, quello su “Il medico e l’azienda”, quello su “Le Società di capitali” e infine quello che ha analizzato le “Disuguaglianze”.

Come nelle precedenti occasioni, alla base del confronto di oggi ci sono gli interrogativi posti dal filosofo della medicina e sociologo Ivan Cavicchi nelle sue “Cento tesi”. Nel suo intervento Cavicchi ha voluto ribadire come le questioni economiche siano entrate a gamba tesa nella professione medica, diventando una delle principali cause che hanno portato alla crisi della professione, vincolando di fatto l’operato del medico e influenzando, di conseguenza, il rapporto con il paziente. “Anche il rapporto recentemente presentato dalla Fondazione Gimbe ha evidenziato come la metà dei 37 mld sottratti negli ultimi 10 anni alla sanità siano stati scaricati sugli operatori”. E ha citato il mancato blocco dei contratti e il blocco del turn over. Non solo: “Il definanziamento favorisce i conflitti con le altre professioni”, ha evidenziato Cavicchi parlando di “competenze tolte ai medici per affidarle a personale meno costoso”. Ma lo stesso si potrebbe dire sulle denunce di demansionamento degli infermieri costretti a supplire alla carenza di Oss.

Che la mancanza di risorse adeguate incida negativamente sugli operatori della sanità è dunque dato per certo. Ma Cavicchi chiarisce che “la crisi non si risolve solo rifinanziando il sistema. Serve un ripensamento di quel sistema e della professione, il cui ruolo deve arricchirsi di nuovi valori da portare sul tavolo delle trattative con il governo per motivare la necessità e l'opportunità di nuovi investimenti. Solo così sarà possibile cancellare le diseconomie del sistema, migliorare la sostenibilità e il diritto alla salute. Ma anche rimettere il medico al centro delle dinamiche economiche del sistema”. In poche parole, permettere al medico di riconquistare l'autonomia professionale e di valorizzare il proprio ruolo nella programmazione sanitaria.

Un concetto in linea con quello espresso dal presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti, che ha sottolineato l’importanza del legame tra “produzione” e “valore”, in grado insieme di realizzare “sicurezza sociale”. Parliamo di “white economy”, ha chiarito Oliveti. Cioè di quell’insieme di attività orientate a soddisfare i bisogno di salute individuali e della società. Un settore in crescita e da far crescere, per il presidente dell’Enpam. Come? Favorendo, appunto, “un positivo connubio tra i principi dell’economia efficiente e quelli dell’etica”. E in questo modo, assicura Oliveti, permettere alla White Economy di “contribuire alla crescita economica e alla coesione sociale, consigliando creazione di valore, sicurezza collettiva e valorizzazione delle professioni” (le slide dell'intervento).

Ecco i tavolo di lavoro del terzo appuntamento degli Stati Generali Fnomceo e i loro coordinatori

1. Il medico e la sostenibilità
Animatori: Maurizio Benato (Gruppo di lavoro Stati Generali Fomceo), Guido Marinoni (presidente Omceo Bergamo), Giorgio Berchicci (presidente Cao Isernia)

2. La de-capitalizzazione del lavoro medico  
Animatori: Giovanni Leoni (vicepresidente Fnomceo), Emilio Montaldo (segretario Omceo Cagliari)

3. Il medico e l’azienda
Animatori: Giovanni D’Angelo (presidente Omceo Salerno), Albina Latini (presidente Cao Teramo), Giancarlo Pizza (presidente Omceo Bologna), Bruno Zuccarelli (vicepresidente Omceo Napoli)

4. Società di capitali
Animatori: Maria Erminia Bottiglieri (presidente Omceo Caserta), Teresa Galoppi (presidente Cao Pisa), Albino Pagnoni (presidente Cao Ascoli Piceno)
 
5. Disuguaglianze
Animatori: Maurizio Grossi (presidente Omceo Rimini), Antonio Panti (Gruppo di lavoro Stato Generali Fnomceo)
 
Lucia Conti

19 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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