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A Roma scritte razziste su auto di un medico di origine camerunense. Netta condanna di Fnomceo e Amsi

di Lorenzo Proia

Un anno e mezzo fa una paziente si era rifiutata di farsi visitare da lui perché è “un negro” ed ora Andi Nganso, medico originario del Camerun, operante presso la Croce Rossa, torna ad essere vittima di razzismo. Pochi giorni fa ha trovato la sua auto imbrattata dalla scritta “Negro me..a”. Il suo sfogo su Facebook: “Sono stufo dei vostri sguardi, delle signore che si stringono alla borsetta alla fermata dell’autobus”. Intorno a lui si stringono il presidente Cri Francesco Rocca, la Fnomceo, e l'associazione dei medici di origine straniera Amsi.

26 AGO - “Sono stufo dei vostri sguardi, delle signore che si stringono alla borsetta alla fermata dell’autobus”. “Sono stufo del tuo razzismo”. E “pensare che il razzismo in Italia sia degenerato negli ultimi mesi con il precedente governo. È una falsità”. “Non siamo di fronte a un’emergenza”. “Vivo in Italia da 13 anni e non mi ricordo un periodo nel quale non sia stato testimone di atti di razzismo”. Ma “nnon è più sufficiente denunciare il razzismo e basta. L'antirazzismo è una lotta che, per essere combattuta, necessita vera onestà intellettuale e un impegno che non sia solo radicamento retorico spolverato di umanità”. Sono questi alcuni dei passaggi dello sfogo che Andi Nganso, medico originario del Camerun, operante presso la Croce Rossa, ha affidato a Facebook dopo avere trovato, il 21 agosto scorso, di rientro da una cena a zona Pigneto, la sua auto imbrattata con la scritta “Negro di me..a”. Un episodio grave, e non il primo, perché Andi Nganso è lo stesso medico che un anno e mezzo fa, quando faceva la guardia medica a Cantù, una paziente rifiutò di farsi visitare perché “non mi faccio toccare da un negro”, furono le parole riportate dal medico.
Oggi, come ieri, intorno ad Andi Nganso si è raccolta la comunità medica, oltre che la Croce Rossa, che per bocca del suo presidente Francesco Rocca ha lanciato attraverso Facebook il seguente messaggio: “È ora di fermare questo clima di razzismo, odio e intolleranza che sta crescendo nel nostro Paese. #SiamoTuttiFratelli e #TuttiConAndi. Stop al razzismo in nome dell’Umanità!”.
In difesa del medico camerunese è poi scesa in campo  la Fnomceo. “Esprimiamo la nostra solidarietà al collega Andi Nganso, vittima di un grave episodio razzista. Il razzismo è una delle forme più odiose di violenza, perché attacca l’essenza  stessa della persona ed è quanto di più lontano ci sia dai principi fondanti la nostra Professione, che si scaglia con forza contro ogni forma di discriminazione, invitando invece ad accogliere nello stesso modo chiunque abbia bisogno di aiuto”, ha detto in una nota il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli.

“Si dice - ha proseguito Anelli - che nessuno è razzista da solo, perché l’idea stessa di razzismo presuppone la contrapposizione di un gruppo ad un altro. A questo collega voglio ora dire che non è da solo di fronte a questa violenza, perché tutto il corpo medico si sente offeso. Come medici dobbiamo riscoprire il forte ruolo sociale della nostra Professione, che si esprime anche con il tradurre all’interno della società i nostri valori fondanti di uguaglianza, rispetto della persona, tutela dei diritti. Invitiamo il collega, che un anno fa era stato già oggetto di una grave discriminazione da parte di una paziente che aveva rifiutato le sue cure, a non abbandonare il nostro paese, pur in questo momento difficile”.

“È proprio nell’attuale clima diffuso di ostilità contro lo straniero, che ha come degenerazione la violenza, che abbiamo tanto più bisogno della sua testimonianza e del suo impegno civile e sociale, così come di quello di tutti i medici – conclude Anelli, citando poi Primo Levi in “Se questo è un uomo”: “A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che “ogni straniero è nemico”. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager”.

Dura denuncia anche da parte dell'Amsi, Associazione medici di origine straniera in Italia, e del Movimento Internazionale Interprofessionale Uniti per Unire. “Ancora una altra volta - affermano in una nota - siamo chiamati a condannare episodi di razzismo e discriminazione nei confronti di cittadini e professionisti della sanità di origine straniera in Italia, che sono frutto di un clima di odio e di pregiudizi sui social senza controllo. Esprimiamo la nostra solidarietà al collega Andi Ngason e lo invitiamo ad andare avanti senza paura e a non sentirsi solo vista la tempestiva e forte condanna della Fnomceo, dell’Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) e del Movimento Internazionale Interprofessionale Uniti per Unire, che sono impegnati da mesi in un gioco di squadra merito del Direttivo Fnomceo e del suo presidente Filippo Anelli, che tempestivamente ed in modo equilibrato e coraggioso difende i diritti di tutti i professionisti della sanità e dei cittadini”.


“Siamo grati e riconoscenti alla FNOMCeO che non fa sentire i nostri professionisti della sanità di origine straniera, immigrati per sempre e medici di seria B – al contrario di numerose dichiarazioni politiche irresponsabili che alimentano l’odio e i pregiudizi nei confronti della diversità, del colore di pelle, della religione e dei paesi di origine con slogan #PrimagliItaliani”, concludono i medici stranieri rivolgendo la stessa solidarietà nei confronti della dr.ssa Adelina Laprovitera aggredita all’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli.

26 agosto 2019
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