"L’atto di intimidazione di cui sono stato oggetto, e con me la Federazione, è stato un fatto grave, soprattutto perché testimonia del clima di ostilità, direi di demonizzazione, che è stato creato contro alcune professioni, a cominciare dalla nostra. Una demonizzazione che, è fondamentale ricordarlo ancora una volta, è andata di pari passo con la costante mistificazione delle posizioni della Federazione e della professione nel suo complesso. Noi non siamo né chiusi – i nostri iscritti aumentano ogni anno – né arroccati, tanto che alcune delle misure che oggi vengono additate come una spallata alla “casta dei farmacisti” , le avevamo avanzate in tempi non sospetti, a cominciare dalla revisione del quorum e dalla semplificazione dei concorsi. Il facile gioco di trovare un bersaglio di comodo in un momento di grande difficoltà ha dunque superato la linea che separa il confronto civile dalla rissa o peggio, anche se in questi ultimi giorni si erano levate voci, da tutti gli schieramenti politici e da tutti i settori della società civile, che ponevano in dubbio il dogma che il Paese possa essere salvato dal fatto di vendere un antibiotico al supermercato. Del resto abbiamo sempre avuto al nostro attivo argomenti forti e per rendersene conto basta saper ascoltare. Per questo, ancora una volta, riaffermo la nostra massima apertura al confronto e la nostra volontà di portare in discussione proposte concrete e razionali, che si traducano in un maggior servizio ai cittadini, nell’aumento dell’occupazione tra i giovani colleghi, in un potenziamento della tutela della salute sul territorio che, in tempi di crisi economica, diventa una rete di protezione sociale dei più deboli irrinunciabile.
Infine, vorrei ringraziare tutti coloro, e sono stati tantissimi, che ci hanno espresso la loro solidarietà e nel farlo ci hanno confermato la fiducia nell’azione della Federazione. Vorrei scrivere a tutti personalmente, ma non mi è possibile: lo faccio qui".