Fnomceo: “Questione Meridionale non è più sostenibile”. Sotto accusa riparto Fondo Ssn e legge mobilità
Così il presidente della Federazione che ha incontrato tutti i presidenti Omceo della Sicilia. L'obiettivo dell'iniziativa, che comincia proprio dall'Isola, è fare il punto sullo stato di salute del Ssn in tutte le regioni italiane, per condividere con tutti i presidenti degli Ordini dei medici provinciali una sanità pubblica in grado di rispondere ai bisogni diversi di ogni singola comunità. "Si riparte dall'articolo 3 della Costituzione che prevede l'uguaglianza di tutti i cittadini".
01 LUG - Nella sanità italiana esiste "una questione meridionale" cronica. "Una situazione che non può più essere sostenuta, a meno che non si decida di trasformare il Sud nel giardino d'Italia, dove venire solo in vacanza, e il Nord in luogo di cura". Lo afferma il presidente della Fnomceo,
Filippo Anelli, che presso la sede dell'Ordine dei medici di Palermo, Villa Magnisi nel capoluogo siciliano, ha incontrato tutti i presidenti di Omceo dell'Isola, guidati da
Toti Amato.
L'obiettivo dell'iniziativa, che comincia proprio dalla Sicilia - riferisce la Fnomceo - è fare il punto sullo stato di salute del Servizio sanitario nazionale in tutte le regioni italiane, per condividere con tutti i presidenti degli Ordini dei medici provinciali una sanità pubblica in grado di rispondere ai bisogni diversi di ogni singola comunità. "Tema atavico e centrale per la Sicilia, come per tutto il Sud - si legge nella nota - una questione meridionale mai risolta, da tempo denunciata dalla Federazione per la sottostima del ministero della Salute delle risorse destinate al Meridione, imponendo tagli di personale e prestazioni".
"Si riparte dall'articolo 3 della Costituzione che prevede l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla Repubblica - sottolinea Anelli - e da quello che invece viene fuori da tutti gli indicatori di salute e dagli studi fatti dai maggiori istituti, dall'Istat al Censis, da Osserva Salute all'Istituto superiore di sanità".
E cioè che "ci sono profonde disuguaglianze non solo tra le regioni, ma anche tra gruppi sociali di cittadini. Non c'è dubbio che chi ha un'istruzione maggiore è sicuramente più tutelato rispetto a chi ha un livello di istruzione più basso, che invece è più predisposto alle malattie, incidendo su un indice di mortalità più alto. Ma quello che più ci interessa è il fatto che questi ceti di popolazione sono maggiormente presenti al Sud, dove livello di ricchezza e aspettativa di vita sono inferiori rispetto al Nord. Fino ad arrivare al picco più basso della Campania, dove la differenza dell'aspettativa di vita, rispetto a un cittadino che vive a Trento o a Bolzano, è di circa 3-4 anni, a seconda se si tratta di una donna o di un uomo".
Il numero uno della Fnomceo crede questo sia "il frutto di politiche consolidate negli anni e legate alla definizione della quota di ripartizione del Fondo sanitario nazionale (che dovrebbe essere uguale per ogni cittadino), diversa tra gli abitanti del Sud e del Nord perché ponderata a seconda dell'età. Dal momento che la popolazione più anziana risiede nell'area settentrionale del Paese, la sanità del Nord ha sempre avuto maggiori finanziamenti, che si traducono in una sanità migliore: più posti letto, più personale e più centri di eccellenza".
"Ad aggravare la situazione delle regioni meridionali - rileva inoltre Anelli - è l'attuale legge sulla mobilità. A pagare gli interventi di chi emigra per curarsi nei centri eccellenza del Nord Italia sono le Regioni di provenienza. Così, alla quota iniziale già sottratta, si somma quella pagata per la mobilità. Una situazione che", appunto, "non può più essere sostenuta".
01 luglio 2018
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