Geriatria. “L’instabilità clinica del paziente geriatrico” al centro del 32° congresso nazionale Sigot
L’appuntamento per specialisti e professionisti del mondo sanitario che condividono l’interesse per la prevenzione, la cura, il trattamento, la riabilitazione e il recupero funzionale della persona anziana si terrà a Roma, dal 3 al 5 maggio
12 APR - La condizione di vulnerabilità clinica, e la conseguente necessità di un approccio specialistico e dedicato all’anziano con particolare riguardo all’ospedale ma senza tralasciare gli altri settings della rete assistenziale sarà il filo conduttore del 32° congresso nazionale della Sigot, la Società italiana di geriatria ospedale e territorio presieduta da
Filippo Fimognari, direttore della Geriatria dell’Azienda ospedaliera di Cosenza che si terrà Roma, dal 3 al 5 maggio.
Il congresso presieduto da
Lorenzo Palleschi, direttore della Geriatria dell’Ospedale S.Giovanni-Addolorata di Roma e da
Francesco Vetta, direttore della Cardiologia dell’Ospedale Israelitico di Rom è rivolto non solo agli specialisti, ma anche agli altri professionisti del mondo sanitario, internisti, cardiologi, medici di medicina generale che condividono l’interesse per la prevenzione, la cura, il trattamento, la riabilitazione ed il recupero funzionale della persona anziana al fine di garantire un invecchiamento sempre più attivo ed in salute.
“L’età avanzata – spiega Palleschi – spesso porta con sé vari “acciacchi” che determinano una minor efficienza e una minor capacità ad autogestirsi (ridotta autonomia personale) con conseguente necessità di supporto per lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Questa realtà potrebbe indurre a ritenere che la principale domanda da parte della popolazione della terza e quarta età sia prevalentemente di tipo assistenziale e sociale. In realtà i dati sugli accessi in Pronto soccorso e sui ricoveri ospedalieri dimostrano che sono proprio le persone più anziane quelle che si ammalano più frequentemente e più gravemente e che necessitano di cure intensive ad alta complessità, che possono essere fornite solo in ospedali attrezzati”.
“Il tema dell’instabilità – aggiunge Vetta – è strettamente collegato ad una ridotta capacità dell’anziano di mantenere un equilibrio omeostatico a fronte di eventi avversi ambientali. Tale quadro viene magistralmente definito dagli autori anglosassoni con il temine di ‘homeostenosis’ che ben manifesta il progressivo restringimento della capacità di mantenere un equilibrio omeostatico. Tale situazione ha riflessi importantissimi per noi cardiologi, visto che condizioni cliniche quali le aritmie, in primis la fibrillazione atriale e lo scompenso cardiaco, che sono in netto incremento rappresentando la pandemia del millennio, sono i principali determinanti sia della homeostenosis che della conseguente instabilità clinica e trovano adeguato spazio nell’ambito del congresso”.
Il presidente Sigot Fimognari sottolinea invece che "l’allungamento della vita media è una grande conquista dei Paesi evoluti, ma esso ci ha consegnato un crescente numero di pazienti anziani fragili e “instabili”, che in varie fasi della loro traiettoria patologica dovranno legittimamente ricorrere all’ ospedale, affollando i Pronto soccorso, come ci dicono le cronache di questi mesi. Gli ospedali e i sistemi sanitari devono riorganizzarsi per affrontare questa straordinaria transizione epidemiologica, offrendo al paziente anziano cure adeguate e dignitose in contesti dedicati come i reparti di Geriatria per acuti, e garantendo un’ adeguata continuità con i servizi territoriali".
12 aprile 2018
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