Anaao: pensioni a 65 anni per le donne, risorse sottratte vanno restituite in termini previdenziali
Dopo il diktat dell’Unione europea sull’innalzamento a 65 anni per l’età pensionabile delle donne del pubblico impiego, l’Anaao-Assomed chiede al Governo di “abolire le discriminazioni pensionistiche tra uomini e donne”.
08 GIU - “Nonostante le rassicurazioni dei Ministri competenti – si legge nella nota dell’Anaao - , il Governo riferisce di non aver trovato margini di trattativa con l’Unione Europea e che si vedrà costretto ad elevare l’età pensionabile delle donne a 65 anni a partire dal 2012”.
Per il Sindacato “sembrerebbe di una decisione presa a malincuore contro la volontà del Governo stesso” e chiede all’esecutivo di dimostrarlo “mettendo in opera adeguate compensazioni che consentano, tra l’altro, di pervenire al vero obiettivo della sentenza della Corte europea: l’abolizione delle discriminazioni pensionistiche tra uomini e donne.
Per l’Anaao c’è la necessità di provvedimenti “concreti quali l’abolizione per le pensioni di vecchiaia delle donne delle finestre di uscita recentemente introdotte; l’incremento delle pensioni di vecchiaia delle donne di una percentuale pari alla differenza media tra le pensioni tra uomini e donne; compensazioni in termini di anzianità contributiva con provvedimenti quali il riconoscimento gratuito di un ulteriore anno di contribuzione per ogni gravidanza e l’accesso agevolato all’istituto del riscatto”.
“Il problema del differenziale pensionistico tra uomini e donne – si specifica nella nota - non può certo esaurirsi con il solo prolungamento dell’età pensionabile, ma con adeguate compensazioni”.
L’Anaao-Assomed, in ogni caso si dice pronto a “verificare se il il rammarico del Governo esiterà in provvedimenti concreti o se la sentenza UE rappresenta solo un’ulteriore ghiotta occasione per recuperare risorse a scapito delle donne del pubblico impiego”.
08 giugno 2010
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