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Congresso farmacisti ospedalieri. “Pronti a giocare la nostra parte, ma servono riconoscimenti istituzionali e investimenti”. Intervista alla Presidente Sifo, Simona Creazzola

di Ester Maragò

Al farmacista si chiedono oggi nuove conoscenze, competenze, acquisizione di responsabilità maggiori e capacità di risposta sempre più efficiente nei diversi ambiti di operatività. Ma per la Presidente dei farmacisti del Ssn che aprono oggi il loro 38° Congresso nazionale a Roma, occorre un riconoscimento istituzionale per perseguire obiettivi qualificati sempre più diversificati e concreti

23 NOV - Si apre oggi a Roma il 38° Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici alle Aziende Sanitarie (Sifo), un evento che si preannuncia come luogo di riflessione per la sanità nazionale sulla governance dell’innovazione farmacologica, terapeutica e dei dispositivi medici. Con tre giorni di eventi, dibattiti e sessioni scientifiche (dal 23 al 26 novembre), il Congresso si concentrerà sul titolo “SifoCare: il Farmacista nel Futuro del Sistema Salute”, andando a porre l’attenzione su una professione che si situa in uno snodo nevralgico per il governo del futuro della sanità del nostro Paese. Abbiamo chiesto a Simona Creazzola, Presidente nazionale Sifo, di introdurci ai lavori congressuali e ai valori che la professione vuole mettere al centro del suo evento annuale.
 
Presidente, quali sono le “keywords” attorno a cui si svolge il programma del vostro Congresso annuale?
Il Programma scientifico del Congresso Sifo 2017 tocca tutti gli aspetti più delicati di questa importante fase di transizione confrontandosi con interlocutori autorevoli di riferimento. Intorno alla Sifo e al farmacista Ssn c’è giustamente partecipazione e attenzione: è una responsabilità che sentiamo molto e che siamo in grado di gestire con professionalità assoluta. Le parole chiave per il simposio sono quindi: innovazione, sostenibilità, appropriatezza, multidisciplinarietà, ricerca e sviluppo. Con questo intendiamo dire che il farmacista si proietta nel futuro del sistema salute come parte integrante dello stesso con le conoscenze e competenze che gli sono proprie. Aggiungerei a questi valori di riferimento alcuni altri temi non meno importanti per noi, quali la valorizzazione delle competenze e il consolidamento delle nuove funzioni che il farmacista Ssn in questi ultimi anni sta di fatto ricoprendo.
 
Il Congresso intende ridisegnare il ruolo del farmacista ospedaliero. Ma quali sono gli obiettivi prioritari che si pone oggi la vostra professione?
Al farmacista si chiedono oggi sempre nuove conoscenze e competenze, versatilità nel recepimento dei cambiamenti, acquisizione di responsabilità maggiori e capacità di rispondere in modo sempre più efficiente nei diversi ambiti di operatività. Come professionisti siamo pronti a giocare la nostra parte, ma occorre riconoscimento istituzionale in tutti gli ambiti di nuova competenza e investimenti conseguenti da parte delle istituzioni. Il nostro obiettivo oggi è quindi raggiungere una sempre maggiore qualificazione ed ottenere il relativo riconoscimento istituzionale per perseguire obiettivi qualificati sempre più diversificati e concreti.
 
È possibile identificare le competenze a cui si sta riferendo?
In particolare per noi è essenziale avere competenze e riconoscimento per operare sempre più in team nei diversi ambiti sanitari; per essere punto di riferimento per le istituzioni e per i diversi operatori della sanità, nelle attività di valutazione delle tecnologie e nell’implementazione di metodologie di HTA su farmaci, dispositivi medici, percorsi e soluzioni gestionali in ambito farmaceutico, sia nell’ospedale sia nel territorio. Per contribuire ad ottimizzare l’assistenza  farmaceutica territoriale quale chiave essenziale di garanzia di accesso alla cura e alla continuità assistenziale; per implementare in ogni realtà la figura del farmacista clinico di reparto ospedaliero e di Distretto, quale interlocutore prezioso e imprescindibile degli altri attori concorrenti alla definizione dell’offerta assistenziale. E per finire per concorrere all’attività di ricerca scientifica definendo e focalizzando sempre più le nostre responsabilità con lo scopo prioritario di contribuire ad un processo virtuoso di ricerca di soluzioni tecnologiche realmente innovative e rispondenti a reali bisogni. Come si può vedere un insieme di aspetti davvero completo e complesso.
 
Farmaci, governance, innovazione: su questi temi si svolgono i dibattiti centrali del Congresso. I farmacisti ospedalieri che ruolo ritengono di poter interpretare nello sviluppo di una nuova governance di sistema?
Un ruolo rilevante e competente che parte dal contributo all’identificazione del bisogno reale di salute per costruire un’offerta assistenziale che possa intercettarlo anche al di là della domanda che, come sappiamo può essere condizionata da altri fattori di carattere economico e politico. In scarsità di risorse, non si può consentire di continuare a offrire prodotti poco o nulla funzionali alla risoluzione dei problemi reali. Non dimentichiamo che
i farmacisti del Ssn, insieme agli altri attori coinvolti, sono al centro del processo di governance del sistema per poter garantire l’accesso alle cure innovative e l’equità delle cure. Sulla necessità di inserire nell’offerta sanitaria equità di accesso all’innovazione si gioca oggi il futuro del nostro Ssn e della salute dei nostri cittadini. In questo contesto, quindi, il farmacista del Ssn è una figura professionale strategica e cruciale.
 
Vaccini e nuovi farmaci oncologici: questi sono alcuni degli argomenti caldi dei lavori. L’attualità della sanità avrà un posto rilevante nel Congresso?
Certamente, e non potrebbe essere altrimenti per tutto quanto già detto. Per effettuare oculate scelte di politica sanitaria i decision makers devono rapportarsi alle reali necessità assistenziali dei nostri territori e dobbiamo dire che il farmacista vive ogni giorno la sfida di contribuire a questo processo. Il farmacista del Ssn non solo può fornire la sua competenza professionale, ma è potenzialmente cruciale nel dare feedback necessari per il miglioramento delle politiche stesse. Si pensi alle politiche vaccinali, ad esempio, che stanno avendo un così forte impatto sul sistema della governance dell’assistenza sanitaria e farmaceutica. Relativamente ai nuovi farmaci oncologici - che com’è noto rappresentano una grande sfida per la complessità di accesso - stiamo operando in sinergia con le altre professionalità coinvolte e spesso siamo facilitatori nel divulgare una cultura che abbandoni l’autoreferenzialità e abbia il coraggio di confrontarsi nell’interesse di tutti, per l’indispensabile identificazione e definizione del valore reale del farmaco per il paziente.
 
Gli specializzandi sono un argomento delicato per Sifo...
Su questo tema, sentiamo la necessità di evidenziare ai decisori politici l’importanza di concretizzare al più presto le decisioni connesse all’attuazione dei contratti di formazione, per garantire un percorso ai giovani farmacisti che possa rafforzare la loro identità e la loro motivazione: il valore dell’investimento sul futuro sta alla base della possibilità stessa di futuro, c’è bisogno di visione illuminata. Ad oggi i nostri specializzandi seguono un percorso di formazione rigoroso ed impegnativo, perfettamente integrato nel framework europeo, eppure non ottengono gli stessi riconoscimenti dei medici pur appartenendo a pieno titolo all’ambito sanitario. Questo a lungo andare potrà inficiare la motivazione e la ricerca di qualificazione da parte dei giovani farmacisti. Eppure rappresentano il futuro dell’assistenza farmaceutica del Ssn. Allontanare questo spettro, pertanto, è un dovere e una responsabilità ai quali nessuno può più derogare.
 
Per finire, quale messaggio si sente di inviare proprio ai giovani “farmacisti ospedalieri” e a quanti intendono intraprendere questo percorso professionale e scientifico?
Sento la necessità di invitare i giovani farmacisti a non smettere mai di qualificare le proprie conoscenze. A mirare in alto, a coltivare passione e entusiasmo interpretando ogni passaggio esperienziale come una preziosa opportunità di arricchimento e un ulteriore tassello nella costruzione della propria professionalità. Li invito a crederci e a impegnare il proprio tempo e le proprie forze nella consapevolezza dell’investimento su se stessi. I giovani non devono abbandonare l’idea che sia necessario perseguire il criterio del merito. È sotto gli occhi di tutti che la nostra professione sta compiendo un percorso di affermazione e consapevolezza: proprio perché c’è ancora tanta strada da fare, è necessario che questo cammino sia fatto insieme, in una logica di patto/staffetta generazionale.
 
Come si può realizzare questo “patto” generazionale?
È importante costituire una rete unica che integri i giovani e assicuri azioni su piani di lavoro integrati. Solo così saremo più forti e determinati per garantire un’assistenza farmaceutica di eccellenza nell’interesse del Ssn e dei nostri pazienti.
 
Ester Maragò

23 novembre 2017
© Riproduzione riservata

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