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Legge Concorrenza. Intervista all’avvocato Leopardi: “Scampato il pericolo sulla fascia C, la legge fa meno paura alle farmacie”


Per l’avvocato, esperto di provvedimenti riguardanti le farmacie, è “abbastanza sconfortante” che una legge nuova di zecca abbia lacune così importanti da richiedere l’appello al Consiglio di Stato. Ma l’importante è che nel corso dell'iter parlamentare sia stata abbandonata l’ipotesi di uscita dei farmaci di fascia C dalla farmacia. Il resto dei pericoli per la farmacia “si può cercare di contrastarli: aggregandosi, trovando strategie di mercato diverse, offrendo nuovi servizi e cercando, in qualche modo, di fidelizzare ancora di più gli utenti”.

30 OTT - La legge Concorrenza 124 del 4 agosto 2017 continua a far discutere anche dopo le polemiche che hanno caratterizzato i due anni di lavoro parlamentare. Le norme contenute nella legge, infatti, sollevano dubbi e critiche al punto tale che anche il ministero della Salute, nella persona del capo di gabinetto Giuseppe Chiné, ha annunciato, nel corso di un seminario promosso dalla Fofi nei giorni scorsi, l’intenzione di chiedere un parere al Consiglio di Stato per dirimere gli aspetti poco chiari della legge, tra cui quelli riguardanti proprio le farmacie.

Sulla legge, il futuro delle farmacie e l’intervento del Consiglio di Stato abbiamo chiesto il parere di Paolo Leopardi, avvocato ed esperto di provvedimenti riguardanti il sistema farmaceutico. Ecco il suo punto di vista.

Avvocato Leopardi, che ne pensa della Legge Concorrenza? Condivide le preoccupazioni dei farmacisti?
Se fossi un farmacista, sicuramente sarei contrario a questa legge. Anche se per molti le nuove norme concedono delle opportunità come, per esempio, in caso dei passaggi generazionali in presenza di eredi non farmacisti. La legge, comunque, c’è. È quindi il momento di fermarsi a riflettere e capire contro cosa si sta combattendo o comunque cosa fare.

A mio parere, il testo licenziato dal Parlamento rappresenta un pericolo inferiore rispetto a quello che si andava prospettando nel corso del dibattito parlamentare. Mi riferisco all’ipotesi di uscita dei farmaci di fascia C dalla farmacia. Questo avrebbe danneggiato duramente la farmacia, che avrebbe perduto una forte componente del proprio fatturato senza che fosse previsto alcun corrispettivo in grado di colmare questa perdita.
Senza l’uscita dei farmaci di fascia C dalla farmacia, la nuova legge porterà sicuramente più concorrenza, con una moltitudine di aspetti e sarà forse più pericolosa, ma si può provare a contrastarla. Per esempio aggregandosi, trovando strategie di mercato diverse, offrendo nuovi servizi e cercando, in qualche modo, di fidelizzare ancora di più gli utenti.

Cosa rappresenta, a suo parere, l’ingresso di capitali?
Sicuramente rappresenta un ingresso di figure molto forti ed è naturale che destino preoccupazione. Avere un debito nei confronti di un distributore diventa, da oggi in poi, per il farmacista, molto più pericoloso. In precedenza, infatti, si poteva percorrere più facilmente la strada dell’accordo, oggi il creditore/distributore potrebbe spingere per acquisire la farmacia.

Cosa ne pensa del parere che il Ministero della Salute intende chiedere al Consiglio di Stato per dirimere alcuni aspetti poco chiari della Legge sulla Concorrenza?
Che un ministero chieda l’intervento del Consiglio di Stato su una legge nuova di zecca la dice lunga sulla qualità di quella legge. Non mi riferisco alle sue finalità, condivisibili o meno. Ma al fatto che vi siano, nella legge, aspetti poco chiari che rendono necessario il ricorso a un parere del Consiglio di Stato.

In realtà, a mio avviso, la legge lascia più spazio alle preoccupazioni che ai dubbi. Ad esempio, mi sembra piuttosto chiara la questione della titolarità individuale o societaria di una farmacia, dal momento che poco cambia rispetto al passato. Anche prima di questa legge, infatti, un titolare individuale poteva essere proprietario di una sola farmacia mentre ai titolari di quote di società titolari di farmacia era data la possibilità di averne molte. Gli unici dubbi riguardano le incompatibilità, ad esempio se un titolare di farmacia in forma individuale possa partecipare ad una società che a sua volta è parte di una società titolare di farmacia.

Sarà il Consiglio di Stato a togliere ogni dubbio?
Il Consiglio di Stato è l’organo superiore in questo ambito e il suo parere sarebbe importante, perché avrebbe valore di legge e permetterebbe un’interpretazione univoca della modalità di applicazione delle nuove norme nel rispetto di quelle passate non abrogate.
Vedremo se effettivamente sarà investito della questione o se si intenderà provvedere diversamente a colmare le lacune suddette, ad esempio con nuove norme o emendamenti.

Non è la prima volta che dal Parlamento esce una legge che scatena polemiche per la sua mancata chiarezza applicativa. Basti pensare alla recente legge sui vaccini, su cui è intervenuto il Consiglio di Stato e più volte il Garante della Privacy. Non crede che certe verifiche andrebbero fatte prima di approvare la legge?
Poco prima della concorrenza e dei vaccini fu la volta della legge 27/2012 sulle liberalizzazioni, sulla quale restano tutt’ora aperte alcune questioni tanto che, a distanza di oltre 5 anni, due degli aspetti sui quali si vuole interrogare oggi il Consiglio di Stato fanno riferimento proprio al provvedimento del 2012: il punteggio dei “rurali” e la doppia assegnazione.

Nel 2012 dal Ministero della Salute osservarono che la legge era “entrata in un modo e uscita in un altro”. La politica, infatti, interviene nel corso dell’iter parlamentare e a volte gli aspetti tecnici vengono sottovalutati per lasciare spazio a quelli politici. Indubbiamente servirebbe più rigore nel modo in cui si fanno le leggi, provvedendo alle verifiche di applicabilità e all’abrogazione delle precedenti norme che possono entrare in contrasto con quelle nuove. In questa intervista stiamo parlando di farmacia e salute, ma chissà quante altre leggi in quanti altri ambiti hanno gli stessi problemi.

Da cittadino, devo ammettere che è abbastanza sconfortante sapere che il Parlamento ha approvato una legge così poco ben fatta da dover richiedere, dopo poco più di un mese, l’intervento del Consiglio di Stato per applicarla. 

30 ottobre 2017
© Riproduzione riservata

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