Casse previdenza professionisti. Poletti: “Paradossale avere risorse che non possono essere reinvestite nell'economia reale del Paese”
di Attilia Burke
Così il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, durante un Convegno organizzato dall'Enpaf, ha parlato dei fondi contenuti nelle Casse previdenziali dei professionisti. Fondi che, secondo il Sottosegretario al Mef, Paolo Baretta, “potrebbero servire da volano per l'economia del nostro Paese”. A discuterne anche il firmatario della proposta di Legge sulla fusione delle Casse previdenziali Lello Di Gioia
22 GIU - Le prospettive delle casse previdenziali private sono state al centro di un convegno promosso dall’Enpaf svoltosi a Roma nei giorni scorsi.
Welfare allargato e versamento all'Enpaf del famoso 2% da parte delle società di capitali nel caso di una eventuale approvazione di tutti gli emendamenti attualmente contenuti nel Ddl concorrenza: questi i due temi con cui il presidente dell'Enpaf
Emilio Croce ha aperto i lavori, annunciando la presentazione dei dati sul bilancio del sistema previdenziale italiano.
“L'Enpaf sta espandendo il suo raggio d'azione ai fini del welfare allargato nella consapevolezza che l'iscritto è iscritto durante tutto il suo percorso professionale e non solo in fase pensionistica - afferma Croce - Lo sviluppo del welfare integrativo rappresenta una necessità per il futuro perché servono risposte adeguate nel segno di una doverosa continuità di protezione previdenziale e assistenziale”.
“Siamo convinti della bontà di avere un welfare allargato - commenta il ministro del Lavoro
Giuliano Poletti - bisogna investire sui giovani, l'investimento è anche il sapere, ma siccome non è fisicamente definibile non si sa perchè non si trova modo di metterlo all'interno del circuito virtuoso degli investimenti che dobbiamo fare”.
In merito, invece, all'eventuale approvazione del Ddl concorrenza e dell'eventuale “entrata dei capitali senza limitazioni nell'assetto societario proprietario, c'è il rischio, purtroppo, di alterare il nostro equilibrio gestionale - afferma Croce - Potremmo avere una riduzione delle entrate, per questo continueremo a batterci, con sostegno del ministero del lavoro, per ottenere estensione della disciplina introdotta nel 2004 Legge 243 che prevede
un contributo previdenziale oggettivo del 2% sul fatturato in favore dell’Enpam da parte delle società di capitali”.
Dai dati sul bilancio del sistema previdenziale italiano, presentati dall'ex Sottosegretario del Ministero del Lavoro e presidente del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali
Alberto Brambilla, è emerso un bilancio complessivo positivo. Nello specifico: “Non solo l'Enpaf è in buona salute, ma in questi ultimi anni la situazione sia di sostenibilità finanziaria sia delle prestazioni è migliorata”, spiega Brambilla.
Tuttavia, guardando al futuro del sistema previdenziale italiano in generale, dall'analisi dei dati è stato evidenziato che “la popolazione invecchiando avrà maggior bisogno di prestazioni previdenziali e soprattutto complementari – sottolinea – Dai dati dello scorso anno è emerso che su 16 mln di pensionati il 51% sono assistiti dallo Stato parzialmente o totalmente.
Ma mentre la spesa per le pensioni cresce a tassi coerenti con l'inflazione, la spesa assistenziale negli ultimi 5 anni è cresciuta quasi al 5% di tasso. Inoltre, il grosso del finanziamento ricade sulle spalle del 30% della popolazione che si deve accollare circa 50 mld che è la spesa sanitaria procapite. Questi dati rappresentano un campanello di allarme per il futuro e ci dicono che dovremo razionalizzare la spesa e impostare un sistema pensionistico con una nuova visione”.
Questi dati sono stati di stimolo al dibattito che ha visto tra i protagonisti l'On. Poletti, il sottosegretario al Mef
Paolo Baretta e il parlamentare
Lello Di Gioia primo firmatario della proposta di legge sull’accorpamento delle Casse previdenziali private attualmente in discussione alla Commissione Lavoro della Camera.
La proposta di legge, elaborata dalla Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, vorrebbe “l’accorpamento (delle Casse privatizzate) effettuato riunendo professionalità simili e interconnesse tra loro”, si legge nel testo.
In primis, con questa proposta si punta ad una ridefinizione giuridica delle Casse, con lo scopo di passare agli accorpamenti, in modo da ottimizzare i costi e utilizzare i fondi come “volano per l'economia del nostro Paese”, ha detto il Sottosegretario Baretta.
“Il tema degli investimenti è un punto importante perché (i soldi delle Casse) costituiscono un patrimonio dei cittadini; è paradossale che abbiamo delle risorse in fondo alle Casse che non possono essere reinvestite nell'economia reale nel nostro Paese, ed è ancora più un paradosso che vengano poi utilizzate, in alcuni casi, in altre direzioni, in altri luoghi, in altri Paesi”, ha sottolineato il ministro Poletti.
Che ha aggiunto come “non dobbiamo infilarci in “avventure” (in termini di investimenti) ma una cosa è sicura: noi abbiamo capitali pazienti, soggetti che possono fare investimenti istituzionali o di tipo previdenziale, che hanno bisogno certamente di un rendimento, ma che possono aspettare un lasso di tempo lungo”.
Inoltre l'accorpamento permetterebbe “una mutualizzazione dei rischi – ha concluso Poletti - le Casse possono essere un soggetto che può lavorare positivamente in questo senso”.
Attualmente, il 70% dei fondi pensione sono ancora investiti in bot e cct, ma secondo Baretta, sono almeno tre i settori sui quali bisognerebbe puntare: “manifatturiero, per il quale l'Italia si classifica al secondo posto in Europa; turismo e cultura, l'Italia è prima al mondo per patrimonio artistico e il turismo è in crescita; la logistica, l'Italia ha infatti una posizione strategica. Dobbiamo stimolare i fondi a unirsi, oggi avere 400 contratti di lavoro e 400 fondi non regge più. Puntiamo sul fatto che le casse dei fondi siano partner in questa prospettiva di rafforzamento”.
Di Gioia, ha posto poi l'accento sulla necessità di fare chiarezza sulla natura giuridica delle Casse “vogliamo sapere una volta per tutte se queste Casse sono private o sono mezze private e mezze pubbliche perché altrimenti diventa inconcepibile gestirle. Dobbiamo costruire un momento di riorganizzazione complessiva delle Casse, fare in modo che possano determinare oggettivamente quell'intervento per intervenire sull'economia reale del Paese. Oggi le Casse investono poco in Italia, 5-6%, ma ci sarà anche un motivo se succede, evidentemente perché non c'è un rapporto tale che permette di definire anche quelli spazi necessari perché si intervenga sull'economia reale, dati per cui ci sia certezza nel rendimento, certezza nella sostenibilità. Questo è ciò che abbiamo tentato di fare con la proposta di Legge, di riorganizzare e ridefinire l'orizzonte delle Casse e parto da un assunto: le casse sono private”, conclude.
Attilia Burke
22 giugno 2017
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