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Osteopati. Roi: “Dieci milioni di italiani si affidano a noi, ma parte della politica è distante”. De Biasi (PD): “Ddl Lorenzin a rischio, ma voglio avere ancora fiducia”


Intervenuta ai lavori la senatrice De Biasi, che ha ribadito il suo impegno affinché la professione dell’osteopata sia riconosciuta come professione sanitaria autonoma anche se il ddl Lorenzin è soggetto "ai tempi e all'incertezza del quadro politico" nonché a possibili "terza e quarta lettura parlamentare". “L’osteopatia ha dato prova di averne tutte le caratteristiche”, ha detto la presidente Roi Paola Sciomachen.

31 MAG - Ricerca e integrazione con le altre professioni sanitarie sono stati i protagonisti del III Congresso del Registro degli Osteopati d’Italia (Roi) “Il ruolo dell’osteopatia nel sistema interprofessionale per la salute del cittadino” appena concluso a Roma.

Quest’anno le due giornate congressuali sono state dedicate all’integrazione e alla collaborazione con le altre professioni sanitarie, per una miglior tutela della salute dei cittadini. “Il tema è basilare per gli osteopati del Roi e coerente con il principio osteopatico, che pone al centro la salute del paziente attraverso un lavoro coordinato e condiviso con gli altri professionisti della salute”, spiega il Roi in una nota che fa il punto sul Congresso.

La prima giornata si è aperta con una lectio magistralis sull’importanza della ricerca in osteopatia di Nicola Vanacore, ricercatore presso il Centro Nazionale di Epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità. A seguire, sono stati presentati otto ricerche “selezionate dal Comitato Scientifico del ROI tra le più importanti pubblicazioni dei ricercatori italiani in ambito osteopatico e tra i 39 studi proposti tra quelli non ancora sottoposti al processo di peer review, ma rilevanti da un punto di vista scientifico. Numeri significativi che dimostrano il forte impegno dell’osteopatia nel portare le evidenze cliniche dell’efficacia del trattamento manipolativo osteopatico all’attenzione della comunità scientifica, anche attraverso contributi di cooperazione e integrazione”, si evidenzia nella nota.

La giornata di venerdì 26 maggio si è aperta con i saluti della sen. Emilia Grazia De Biasi, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato e firmataria dell'emendamento che ha dato vita all'articolo 4 del DDL Lorenzin sul riconoscimento dell'osteopatia come professione sanitaria.
 
De Biasi ha spiegato che “'incertezza dei tempi della politica, e di quelli dell'esame del provvedimento, associati all'alto numero di emendamenti non solo all'art. 4 rappresentano il rischio di una terza e forse quarta lettura del ddl Lorenzin. La complessità di nuove letture di fatto significherebbe un'ipoteca seria sulla possibilità di approvare il ddl Lorenzin entro la fine della legislatura. La conseguenza sarebbe molto triste perché non si darebbe risposta alla domanda di moltissimi professionisti della sanità. In particolare poi se il riconoscimento della professione di osteopata, voluto da un voto del Senato a larghissima maggioranza, venisse stravolto nel profilo e nel percorso formativo, se non addirittura abrogato, non si risponderebbe alla domanda di quei 10 milioni di italiani che affidano la loro salute agli osteopati”.

“ll Paese ha bisogno di riforme e di creare un Ssn sempre più universale e solidale, in grado di fornire alla persona cure complesse e integrate. L'osteopata è una professione estremamente moderna che va proprio in questa direzione. Ma per fare questo è necessario mettere da parte le logiche corporativiste. Voglio essere fiduciosa che le cose vadano per il meglio”, ha concluso De Biasi.

La sessione è proseguita sul tema della cooperazione tra le diverse professioni sanitarie e, nel pomeriggio, sono state presentate alcune esperienze di integrazione e di collaborazione dell’osteopatia in strutture ospedaliere, in contesti socio-sanitari e sportivi sul territorio nazionale.

Per Paola Sciomachen, presidente del Roi, “l’osteopatia ha dato prova - non solo negli ultimi tre anni, ma in 30 anni di storia in Italia - di avere le caratteristiche per essere inclusa fra le professioni sanitarie. Questo per le competenze che le vengono attribuite, per le evidenze cliniche e per la ricerca, per i documenti redatti dalle associazioni internazionali, per le indicazioni dei Paesi nei quali è già riconosciuta ma, soprattutto, per la sempre maggiore cooperazione con medici ed enti pubblici in ambito clinico e di ricerca, per un lavoro interdisciplinare che vede la salute del paziente al centro della cura. E l’edizione di quest’anno del nostro Congresso nazionale ci ha fatto toccare con mano la vitalità, la dinamicità e l’intraprendenza dei tantissimi osteopati che in Italia lavorano per contribuire al benessere e alla salute degli italiani”.

31 maggio 2017
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