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Giornata internazionale dell'infermiere 2017. Venticinque anni fa l’infermiere cambia faccia

di Barbara Mangiacavalli

L’ingresso della formazione nell’Università nel 1992 è stato il punto d’arrivo di un decennio di battaglie portate avanti da tutta la professione per adeguare i percorsi formativi al ruolo di grande responsabilità svolto dagli infermieri in ogni struttura del sistema sanitario italiano e per entrare a pieno titolo in Europa. Dopo venticinque anni l’infermieristica italiana non si ferma, non si è mai fermata

12 MAG - Nel 1992 i primi mille studenti hanno varcato le soglie dell’Università per frequentare i corsi di diploma universitario per infermiere, avviati in 18 Atenei italiani. L’ingresso della formazione nell’Università è il punto d’arrivo di un decennio di battaglie portate avanti da tutta la professione per adeguare i percorsi formativi al ruolo di grande responsabilità svolto dagli infermieri in ogni struttura del sistema sanitario italiano e per entrare a pieno titolo in Europa. 
 
Venticinque anni fa, alla fine del 1992, viene emanato il Dlgs 502 (poi 517) che, oltre a definire le competenze dell’Università, delle Regioni e delle aziende del Ssn in materia di formazione infermieristica, stabilisce come requisito per l’accesso alle scuole a ai corsi il possesso del diploma di scuola secondaria superiore di secondo grado di durata quinquennale. Un percorso che si concluderà nel 1996/97 con il passaggio definitivo di tutta la formazione di base in ambito universitario che nel 2000 sarà una laurea triennale e poi specialistica.
 
Venticinque anni fa, a partire dal 1992, la Federazione nazionale Collegi Ipasvi sostiene la Giornata internazionale dell’Infermiere anche con la diffusione di manifesti che sottolineano l’impegno degli infermieri italiani sui temi della solidarietà e dell’alleanza con i pazienti e le loro famiglie. Gli slogan proposti in oltre un decennio ribadiscono tutti la scelta di stare “dalla parte del cittadino”. Giornata che cade il 12 maggio perché quel giorno, nel 1820, è nata Florence Nightingale, fondatrice delle Scienze infermieristiche moderne. 
 
Un anno decisivo quindi - anche se i successivi lo sono stati altrettanto e i prossimi dovranno esserlo ancora di più -  che fa da pietra d’angolo della costruzione di una professione che in questi anni è cresciuta e si è evoluta come poche altre sono riuscite a fare.
 
Dopo venticinque anni l’infermieristica italiana non si ferma, non si è mai fermata.
E il 2017 vogliamo sia l’inizio di un ulteriore quarto di secolo ricco di vittorie e di conquiste.
Gli obiettivi da raggiungere sono ancora molti, ma uno deve essere ben chiaro: quello di sostenere e valorizzare l'infermieristica e le funzioni, i ruoli e le competenze dei professionisti infermieri e declinare con i Collegi provinciali i ruoli, le funzioni, le competenze infermieristiche e le correlate autonomie e responsabilità della nostra professione.
 
Abbiamo difronte un anno che deve essere caratterizzato da numerose svolte per la professione, da quelle della crescita nel settore della formazione fino al contratto. Ma non un contratto qualsiasi, perché sarà li che l’infermiere specialista troverà la sua collocazione nel mondo del lavoro.
 
C’è la magia della trasformazione dei Collegi in Ordini da fare, per la quale non serve un mago, ma il minimo sforzo ormai della politica perché dopo il Senato anche la Camera dia il via libera al Ddl voluto dai nostri politici ma soprattutto dallo stesso ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
 
C’è il nostro nuovo Codice deontologico da varare, tutti insieme. Tutti gli infermieri insieme intendo. Un Codice che farà la differenza non solo dal punto di vista dell’etica, ma con l’approvazione della nuova legge sugli Ordini acquisterà maggiore rilevanza anche per il peso e le potenzialità che i nuovi Ordini avranno dal punto di vista del controllo e della loro applicazione e potranno essere aggiornati con maggiore e più regolare frequenza.
 
Ci sono ruoli nuovi che ci aspettano, anche con grandi responsabilità. Quella professionale, personale di ciascuno di noi, che la nuova legge 24/2017 ha sancito, ma anche quella che assumeremo ogni volta che saremo chiamati come esperti dai tribunali che ora riconoscono in questi ruoli gli infermieri.
 
C’è l’infermiere di famiglia che sta diventando una realtà sempre più presente nelle Regioni e che, nonostante bolle di tradizionalismo che tentano di camuffarne il senso ma che sono destinate a scoppiare presto nel nulla, gli stessi cittadini ormai chiedono.
C’è un’assistenza sempre più attiva nelle cronicità e per la non autosufficienza: lo riconoscono i documenti ufficiali che ormai non dimenticano mai il ruolo degli infermieri.
 
Ma c’è, cosa più importante per noi, la fiducia e il riconoscimento sempre maggiore da parte dei nostri pazienti, dei nostri assistiti.
 
La ricerca del Censis di cui oggi si parla e che abbiamo presentato ieri parla chiaro: l'84,7% dei cittadini dichiara di fidarsi degli infermieri. E ad avere più fiducia di noi sono gli ultrasessantacinquenni (90,1%), le persone che vivono sole (89%), le famiglie con ultrasettantenni (84,7%), le famiglie con minori (82%). Quell’universo delle fragilità che si fida e si affida agli infermieri soprattutto quando fuori dell'ospedale, dove già sanno di poter contare su di noi, c’è bisogno di assistenza di vera qualità.
 
Passi importanti. Che tuttavia vorremmo fossero solo “primi passi” per costruire altri anni di successi e di affermazioni nella professione, per garantire ai nostri giovani che la loro scelta è premiante e sicura, per dare sempre più sicurezza e certezza alle persone di avere accanto chi sa come affrontare i loro bisogni di salute, di avere accanto i loro infermieri.
 
Buon 12 maggio 2017, buona Giornata internazionale degli infermieri!
 
Barbara Mangiacavalli
Presidente Federazione Nazionale Collegi Ipasvi

12 maggio 2017
© Riproduzione riservata

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