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Farmacie-cliniche virtuali. Mandelli (Fofi): “Internet non deve essere una rete alternativa a quella dell’assistenza”


Per il presidente dei farmacisti italiani l'uso di internet può sì agevolare il paziente nell'accesso alle prestazioni sanitarie, ma occorre fare in modo che si riproducano le stese condizioni di sicurezza garantite dal contatto con il medico o il farmacista. Il commento a seguito di quanto emerso in Inghilterra a proposito dell'attività di alcune farmacie-cliniche virtuali

11 APR - “L’uso di Internet può senz’altro agevolare il paziente nell’accesso alle prestazioni sanitarie, ma occorre fare in modo che si riproducano le stesse condizioni di sicurezza garantite dal contatto diretto con il medico o il farmacista. E occorre soprattutto che si proceda a un’integrazione delle informazioni sull’uso del farmaco nella storia clinica del paziente come previsto dallo schema del Fascicolo sanitario elettronico” dice il presidente della Fofi, il Senatore Andrea Mandelli commentando quanto emerso in Inghilterra a proposito dell’attività di alcune farmacie-cliniche virtuali.

Infatti, l’ultimo numero del British Medical Journal ha riportato la notizia dell’intervento dell’ente regolatore, la  Care Quality Commission, su quattro farmacie on-line che avevano dispensato farmaci soggetti a prescrizione, cosa fattibile in Gran Bretagna anche attraverso prescrizioni ottenute attraverso visite telematiche, senza accertarsi dell’identità del richiedente, procedendo a verifiche della durata di pochi secondi e senza comunicare eventuali irregolarità delle richieste, per esempio ripetizioni della prescrizione, al medico curante del cittadino che aveva richiesto la dispensazione. Le irregolarità rilevate hanno coinvolto farmaci particolarmente delicati come antiasmatici e analgesici oppioidi. 

“E’ evidente - ha spiegato Mandelli - che l’esistenza dell’e-commerce non possa essere ignorata, così come la possibilità di interazione con medici e farmacisti attraverso Internet ma, come ha dichiarato la stessa presidente del Royal College of General Practitioners Helen Stokes-Lampard, non si può non mettere in campo un sistema di controlli che permetta di stabilire con certezza l’identità del paziente e soprattutto una comunicazione puntuale con il medico curante. C’è il rischio che mentre si sta cercando di costruire una rete che si prenda carico del paziente sul territorio, mettendo in comunicazione i diversi protagonisti del processo di cura, sia proprio la rete di Internet a costituire un circuito “autonomo” che può interferire con l’aderenza alla terapia, con la farmacovigilanza e, in una parola, con la sicurezza dell’uso del farmaco. Quella che il farmacista in carne e ossa garantisce da sempre”.
 
Lorenzo Proia

11 aprile 2017
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