Ordine dei medici: “I medici perdono il 20% del loro tempo al computer”
È troppo il tempo sottratto da compiti che esulano dal lavoro proprio del medico, come ad esempio quello impiegato per le certificazioni di malattia. Questo è uno dei focus affrontati dall’Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma durante due giorni di formazione professionale. Parere favorevole all’informatizzazione, ma senza ricorrere a sistemi troppo complessi che comportano una riduzione dell'attività clinica.
20 FEB - Due giornate di studio incentrate sul tema dell'informatizzazione in sanità che hanno permesso a tutti gli iscritti all’Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma di aggiornare le proprie conoscenze su molte delle novità che la tecnologia introduce in ambito sanitario. Il corso si è concluso nel fine settimana scorso ed ha affrontato vari aspetti interessanti, dagli adempimenti informatici correlati alla compilazione della ricetta in modalità dematerializzata, alle complessità dei sistemi delle reti pubbliche e private (quella regionale Sismed e quelle connesse al sistema Ts), fino agli invii delle certificazioni di malattia, alla sicurezza e alla riservatezza dei dati dei pazienti.
“Abbiamo evidenziato - ha commentato al termine
Cristina Patrizi, consigliere dell’Ordine e organizzatrice dell’evento - come oltre il 20% del tempo a disposizione dei clinici, specialisti ambulatoriali e medici di medicina generale, si perde battendo sui tasti di un computer e interfacciandosi con collegamenti di rete. E questo nelle migliori delle ipotesi".
L’incontro ha permesso di confrontarsi anche sulla problematica delle certificazione di malattia, richiamando anche l'impegno assunto a dicembre scorso dalla Federazione nazionale (FNOMCeO) di farsi portavoce di un disegno di legge che modifichi il sistema di queste certificazione e preveda l’autogiustificazione per quelle brevi. “Non è possibile - ha spiegato il presidenti dell'Ordine di Roma,
Giuseppe Lavra - sovraccaricare i clinici degli oneri, anche questi telematici e difformemente applicati nel nostro Paese, di una certificazione che nel 2015 ha determinato, secondo dati INPS, oltre 18 milioni di certificati trasmessi on line al sistema TS: atti medici che si sarebbero potuti evitare o limitare dando al cittadino la possibilità di autogiustificare i primi giorni di malattia”.
È emersa pure la necessità di revisionare la normativa Brunetta che ora prevede il licenziamento o la revoca della convenzione per il medico interessato da un provvedimento correlato a una certificazione di malattia che risulti non legittimamente formulata.
“in conclusione – ha detto Cristina Patrizi – siamo favorevoli all’informatizzazione, se questa concorre al miglioramento del lavoro di migliaia di medici della sanità pubblica e privata. Ma diciamo no a sistemi troppo complessi che comportano una riduzione dell'attività clinica e distolgono tale lavoro e l'attenzione ai pazienti con compiti e mansioni che non sono proprie del medico”.
20 febbraio 2017
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