Sanità integrativa. Medici di famiglia divisi tra “rischio e opportunità”. L’indagine Fimmg
Ecografie, consulenze specialistiche, terapie riabilitative, diagnostica radiologica queste le prestazioni più frequenti per cui il cittadino è “costretto a rivolgersi” alla sanità privata. Ma la categoria è spaccata in due sullo sviluppo della sanità integrativa. Per il 43% dei medici di famiglia welfare privato è un problema ma per il 39% è opportunità. L’INDAGINE
04 OTT - “Sempre più frequentemente i cittadini si rivolgono al “privato” per ottenere prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche. Sono circa 11 milioni gli italiani che hanno una copertura sanitaria integrativa”. Il
Centro Studi Nazionale della FIMMG ha condotto, tra maggio e giugno, un’indagine su un campione rappresentativo di 700 mmg (24,7% al Nord Ovest, 18,3% al Nord Est, 23% al Centro, 34% al Sud/isole) per sondare e comprendere le conoscenze, gli orientamenti e le sensibilità della categoria professionale sull’ipotesi che possa prossimamente costituirsi nel nostro SSN un pilastro assistenziale sanitario privato, aggiuntivo al pubblico. I risultati dello studio sono stati presentati durante il 72° Congresso FIMMG-Metis, in corso al Complesso Chia Laguna – Domus de Maria (Cagliari).
La prima parte del questionario è stata orientata sulle conoscenze che i medici hanno in merito a questi aspetti. A differenza degli obiettivi che i medici vedono nella politica (il 54% ritiene che essa voglia trasferire interi settori dell’assistenza sanitaria alla copertura finanziaria di un pilastro privato), essi ritengono che il welfare privato debba espandersi sul versante integrativo (questione importante/ molto importante per il 73% del campione).
I mmg riconoscono, d’altra parte, che i cittadini “sono, in un certo senso, “costretti” ad avvalersi del privato a causa delle liste d’attesa del SSN (l’82% pensa che la riduzione delle liste di attesa sia il maggior beneficio che i cittadini si attendono da un cambio del sistema). Quali sono le prestazioni per le quali, spesso, a volte o raramente, i pazienti si riferiscono al privato pagando? I medici dicono che accade spesso per le ecografie (89%), le consulenze specialistiche (85%), le terapia riabilitative (70%), la diagnostica radiologica convenzionale (51,4%) e quella pesante (49,2%), il laboratorio analisi (31,6%), le endoscopia (24,2%)”.
I MMG riferiscono “di non essere, al momento, sostanzialmente coinvolti nelle operatività relative a questa parte di settore assistenziale: il medico viene solo occasionalmente (63% delle risposte) sollecitato a qualche prescrizione/ certificazione destinata al mondo del welfare sanitario privato, mai o raramente (78% delle risposte) viene consultato sull’operatività e le modalità di accesso alle “assicurazioni sanitarie”. Rimane forte, invece, il processo di fidelizzazione con i pazienti, che continuano (“spesso” per il 43%) a ritenerli centrali sui consigli relativi a come, dove e quando accedere alla prestazione diagnostica o terapeutica, anche a pagamento, con o senza rimborso”.
In merito alle conseguenze che potrebbero determinarsi dalla crescita e dalla strutturazione di un vero welfare sanitario privato le risposte dei professionisti evidenziano la grande complessità del tema. Le valutazioni che su più fronti, in ordine alle possibili conseguenze per il SSN, per i pazienti, per il ruolo stesso dei medici, vengono espresse, mostrano preoccupazione, incertezza, ma anche interesse. I medici pensano che “potranno diminuire il finanziamento e gli investimenti strutturali per il SSN (rispettivamente per il 55,2% e 52,6% del campione).
Per il 79,7% c’è il rischio che aumenterà il costo complessivo da affrontare per i pazienti, per i quali (per il 45,9% del campione) si ridurrà la garanzia di cure ed assistenza in caso di patologia cronica. I medici hanno il timore che diminuirà la disponibilità di risorse per le cure primarie (58,2%), l’investimento per i fattori di produzione per la MG (55,3%), la loro remunerazione (51,4%) e l’essenzialità e l’importanza del loro ruolo (47,6%). La netta maggioranza (73%) vede con difficoltà l’ipotesi che i MMG possano essere chiamati a lavorare, senza nuove regole, per questi network.
Il 77% dei medici ritiene infatti che le rappresentanze di categoria professionali, come punto collettivo di aggregazione, debbano intervenire per meglio gestire il cambiamento e, quindi, elaborare una prospettiva. Anche se nel giudizio conclusivo il 43% dei medici ritiene che lo sviluppo del welfare sanitario privato sia soprattutto fonte di stress e di problemi, c’è un 39% di essi che lo ritiene un’opportunità.
Ipotizzando due scenari di riferimento, uno basato essenzialmente sulla componente integrativa e complementare sostenuta dal welfare sanitario privato, l’altro anche su quella sostitutiva (rispetto a prestazioni attualmente già erogate dal SSN, e quindi in condizione certamente competitiva), i MMG sembrano preferire il primo rispetto al secondo. Lo ritengono più verosimile da realizzarsi (il 64%), maggiormente produttivo in termini di efficacia assistenziale (72,3%), più favorevole per lo svolgimento della funzione di MMG (75,8%). Concludendo l’indagine, come elemento di ulteriore consapevolezza e di sostanziale accettazione della sfida che queste possibili innovazioni impongono, va sottolineato come il 62,4% degli intervistati ammetta che se si rimane fuori da questi nuovi modelli la MG entrerà in declino e come il 53.4% è d’accordo che sia meglio affrontare l’evolversi dei sistemi e partecipare al nuovo”.
“Il quadro che emerge è quello di una categoria consapevole che i nuovi percorsi saranno difficili, più ricchi di ombre che di luci – sottolinea
Paolo Misericordia, responsabile del Centro studi della FIMMG - Ciononostante non sembrano apparire, nell’analisi e nel quadro complessivo delle risposte, elementi di decisa preclusione e netto rifiuto. Anzi: l’atteggiamento che la categoria assume, almeno nella sua maggioranza, è quello di chi, con realismo, accetta la sfida, chiedendo, però alle associazioni di categoria, di prendere parte alla gestione del cambiamento e alla elaborazione di un eventuale progetto di impegno professionale”.
04 ottobre 2016
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