PA Trento. Zeni firma documento di impegni con gli infermieri
Il “patto” riguarda in particolare la sperimentazione di un progetto sull’infermiere di famiglia, “al quale assegnare la responsabilità assistenziale e prescrittiva, fatte salve le prerogative dei medici di medicina generale”. Gli infermieri dovranno anche partecipare alle équipe multiprofessionali incaricate di definire livelli e standard assistenziali.
13 MAG - Sarà promossa nella Pa di Trento una sperimentazione, con valutazione di efficacia, della figura dell'infermiere di famiglia. L'assessore alla Salute Luca Zeni, ha infatti firmato ieri, con la presidente del Collegio IPASVI Luisa Zappini, un documento di intenti che indicano la strategia da seguire nel processo di inserimento.
“Il progetto proposto dal Collegio IPASVI prevede la presenza in ambito territoriale di un infermiere con le competenze necessarie per prendere in carico paziente e famiglia nell'ambito del domicilio, in collaborazione con il medico di medicina generale e con altre professionalità, formando un team multidisciplinare e multi-professionale, come già accade nel resto d’Europa e Oltreoceano”, spiega la presidente del Collegio,
Luisa Zappini, in una nota diffusa dalla giunta provinciale
“Due sono gli aspetti che vorrei mettere in luce”, afferma nella nota l’assessore
Luca Zeni. “Da un lato la massima collaborazione con il Collegio degli infermieri per sperimentare un nuovo percorso che ci porterà a valutare la possibilità d'istituire una nuova figura; dall’altra la necessità di valorizzare al meglio la figura professionale dell'infermiere, sulle quali vogliamo investire attraverso progetti di formazione coerenti con i bisogni in continua evoluzione dei cittadini”.
Tre, in particolare, i punti contenuti nel documento di intenti sottoscritto da Zeni per la promozione della figura dell’infermiere di famiglia
1. “Promuovere l'avvio di una sperimentazione, con valutazione di efficacia, dell’inserimento dell’infermiere di famiglia, al quale assegnare la responsabilità assistenziale e prescrittiva, fatte salve le prerogative dei medici di medicina generale, di un gruppo di anziani sul territorio. Questo operatore lavorerà a stretto contatto con le famiglie e il contesto di riferimento per educare alla prevenzione e alla corretta cura degli anziani e malati in casa, al fine di migliorare la loro qualità di vita e diminuire i casi di cronicizzazione e ospedalizzazione. Gli esiti positivi della sperimentazione potranno essere assunti quali indicatori per investire su una risorsa professionale capace di ottenere risultati misurabili e efficaci”.
2. “Promuovere la partecipazione dell'infermiere di famiglia alle équipe multiprofessionali incaricate di definire livelli e standard assistenziali per evitare disuguaglianze territoriali e sociali”.
3. “Impegnarsi a promuovere percorsi di formazione di base e continua che siano coerenti con l’evoluzione dei bisogni dei cittadini, che vanno assistiti in contesti sempre più vicini ai loro luoghi di vita e di lavoro, in un’ottica di accompagnamento e presa in carico in situazioni di cronicità e fragilità crescente”.
Secondo i dati forniti nella nota, attualmente gli iscritti al Collegio Ipasvi di Trento sono 4.344, un migliaio in più rispetto a dieci anni fa, 64 in più rispetto al 2015. La maggior parte è assunta nel settore pubblico: 2.663 dall'Azienda per i servizi sanitari, 569 in aziende per i servizi alla persona pubbliche. Importante è comunque anche la fetta della libera professione, con 240 occupati e altri 126 impiegati nelle case di riposo private. La professione risulta ancora a forte predominio femminile: le donne rappresentano l'85%. Rispetto al passato, si è stabilizzato il numero degli stranieri: nel 2016 sono 253 gli infermieri arrivati dall'estero. Le nazionalità più rappresentate sono quella rumena (127) e quella polacca (39)
13 maggio 2016
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