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Influenza. Allarme Igienisti: “Invertire la rotta del calo delle vaccinazioni. Non dobbiamo abbassare la guardia”


Nella passata stagione sono stati ricoverati nelle terapie intensive 648 persone a causa della sindrome influenzale. Sono stati 163 i decessi.  Un dato di mortalità dieci volte superiore a quello registrato nell’anno precedente.  Vaccinarsi è quindi fondamentale. Questo l’appello che arriva dal convegno “Influenza, quando un vaccino diventa un caso pubblico” organizzato oggi a Bologna.

16 GIU - Guai a sottovalutarla. L’influenza può avere pesanti conseguenze, anche letali, soprattutto negli anziani e nei soggetti con malattie croniche, con un sistema immunitario fragile o compromesso. Una patologia che non arresta la sua corsa: nella stagione 2014-2015 oltre 6,2 milioni di persone hanno fatto i conti con l’influenza, con un incremento rispetto all’anno precedente di 1,7 milioni di casi registrati. Secondo alcune stime solo in Italia ogni anno dai6mila agli 8mila decessi sarebbero attribuibili alle complicanze da influenza. Mentre nella passata stagione sono stati registrati 648 casi gravi per sindrome influenzale che hanno avuto bisogno di ricovero in terapia intensiva, 163 i decessi. Pazienti con un’età media di 63 anni e con patologie preesistenti. Dati importanti se consideriamo che nella precedente stagione i casi gravi erano stati 93 e 16 i decessi.
 
Vaccinarsi contro il virus dell’influenza diventa quindi una scelta decisiva, come peraltro raccomandano Ministero della Salute, e le autorità sanitarie globali. Ne sono convinti gli esperti riuniti nel convegno “Influenza, quando un vaccino diventa un caso pubblico” organizzato oggi a Bologna che lanciano un messaggio preciso: “Sulle vaccinazioni dobbiamo invertire la rotta”.
 
La scorsa stagione complice anche il cosiddetto “caso Fluad” è stata caratterizzata da una diminuzione delle vaccinazioni antinfluenzali passate per quanto riguarda la popolazione generale dal 15,6% della stagione 2013/2014 al 13,6% di quella di quest’anno. Mentre per gli over 65, una delle categorie per le quali il vaccino è raccomandato ed efficace, l’asticella è addirittura scesa sotto il 50%, esattamente al 49% secondo gli ultimi dati disponibili del ministero della salute. Un trend pericolosamente in discesa se pensiamo che nel 2009 l’Italia poteva vantare un copertura vaccinale che arrivava al 70%. 
Da qui la necessità di invertire la rotta.  
 
“Tutti gli attori del sistema – ha affermato Carlo Signorelli, Presidente della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) – devono fare la loro parte per contenere il pericoloso fenomeno del calo delle coperture vaccinali, peraltro non solo italiano: il Ministero della Salute che ha varato il 9 giugno la bozza del nuovo Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale, le società scientifiche come la SItI impegnate in prima linea con diverse iniziative informative e formative, i decisori intermedi a livello regionale e di Asl e gli operatori sanitari impegnati sul campo. Tutti devono sostenere con metodi anche innovativi le campagne per le vaccinazioni di provata efficacia. La sfida è difficile ma è in gioco la salute della popolazione e per certi versi anche la sostenibilità del sistema sanitario nei prossimi anni”.
 
Uno dei nodi da sciogliere è quindi quello della corretta informazione.
“Bisogna accrescere la consapevolezza nella popolazione dei danni che può comportare la patologie e dei benefici della vaccinazione –  ha dichiarato a Quotidiano Sanità a margine del convegno Maria Grazia Pompa  della Direzione prevenzione sanitaria del ministero della Salute – non nascondendo neanche quelli che potrebbero essere eventuali eventi avversi alla vaccinazione. E questo ruolo fondamentale oltre agli operatori di sanità pubblica lo hanno sicuramente i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. Serve anche un accordo con il Miur affinché nei programmi educativi si introduca una comunicazione ad hoc proporzionandola chiaramente alle differenti capacità di apprendimento. Soprattutto nei percorsi formativi di tutte le facoltà medico sanitarie deve essere incentivata l’importanza delle vaccinazioni e il loro valore aggiunto che consentirebbe anche di risparmiare”.
 
Un altro passaggio importante per tenere alta l’attenzione sulle vaccinazioni in generale, sarà quello di puntare i riflettori non più solo sui costi della vaccinazioni ma su quelli che si potranno determinare a ausa delle mancate vaccinazione. “Questi costi – ha aggiunto Pompa – sono da anni oggetto di studio, ma non sono mai stati approfonditi e presi in considerazione con attenzione perché si è sempre guardato ai costi immediati e non a quelli nel lungo termine”.  Un punto questo, ha annunciato Pompa, che verrà portato all’attenzione degli operatori e dei decisori con il prossimo piano nazionale di prevenzione vaccinale 2016 -2018.
 
Di certo il calo delle vaccinazioni, “caso Fluad” a parte, si registra ormai da anni e desta timori negli esperti che si occupano di prevenzione e di sanità pubblica. “Purtroppo non sempre la verità scientifica trova riscontro sui media oppure essa non riceve lo spazio che meriterebbe – ha spiegato Michele Conversano, Past President della SItI – infatti, come avvenuto per il ‘caso Fluad’, mentre la notizia del blocco di due lotti inizialmente considerati non sicuri è stata enfatizzata dalla stampa lo stesso non è avvenuto quando i medesimi lotti sono stati scagionati dall’accusa e l’Iss e l’Aifa hanno comunicato che le analisi di laboratorio effettuate sui vaccini antinfluenzali hanno evidenziato risultati conformi ai parametri attesi. Purtroppo in una parte consistente dell’opinione pubblica si era già formata l’idea che l’antinfluenzale non era sicuro con il conseguente calo delle vaccinazioni”. 
 
“I medici sono molto preoccupati per una eventuale scarsa adesione degli anziani alla prossima campagna antinfluenzale – ha sottolineato Fausto Francia, Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Bologna e Presidente del Convegno –  quanto accaduto lo scorso inverno con l’erroneo collegamento tra alcune morti e la vaccinazione ha determinato un eccesso di ricoveri e di mortalità perché molti pazienti a rischio non si sono vaccinati. Occorre una mobilitazione di sanitari, istituzioni, mass media e ricercatori per far tornare la partecipazione ai livelli del passato”.

16 giugno 2015
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