Appalti fornitura beni e servizi. Il nuovo codice dei contratti e l'apertura alla negoziazione
di Sandra Zuzzi
L’Europa ci richiede un importante cambiamento di mentalità, il passaggio da una Pubblica Amministrazione a cui viene richiesto di conoscere perfettamente il bene o il servizio oggetto d’acquisto, ad una che deve fare del dialogo uno degli strumenti più preziosi, mostrando capacità e volontà di sceglierne percorsi snelli e per questo sicuramente più produttivi.
14 APR - La nuova direttiva europea in materia di appalti pubblici per la fornitura di beni e servizi, in via di recepimento, ed attualmente all’esame del Senato, sottolinea la necessità, per le Pubbliche Amministrazioni, di disporre di maggiore flessibilità nella scelta di procedure d’appalto che prevedono l’uso della negoziazione. L’esperienza portata avanti nella Comunità europea ha infatti dimostrato che in molte situazioni le Stazione Appaltante non sono in grado da sole di definire tutte le specifiche tecniche finanziarie o giuridiche, atte alla costruzione di un capitolato speciale d’appalto che consenta di addivenire alla stipula di un contratto soddisfacente. Altro dato importante è poi quello che ci evidenzia come gli appalti aggiudicati con procedura negoziata, previa pubblicazione di bando, hanno ricevuto una percentuale particolarmente elevata di offerte transfrontaliere.
Quindi, posto che obiettivo dell’Unione è, e rimane quello di aprire il mercato interno per aiutare la crescita anche dimensionale delle imprese, sono stati creati nuovi strumenti, quale ad esempio la procedura competitiva con negoziazione e il partenariato per l’innovazione, e rafforzati strumenti già esistenti, quali il dialogo tecnico e il dialogo competitivo, per consentire una intesa fattiva, ma snella ed efficiente, con il mercato. Come questa impostazione della direttiva europea possa conciliarsi con la tendenza italiana a ridurre drasticamente la discrezionalità alle Stazioni Appaltanti è tutto però ancora da verificare. Per ora, infatti, il disegno di riduzione delle Stazioni Appaltanti per favorire la nascita di una serie di Soggetti Aggregatori, parrebbe imperniato sull’aggregazione di volumi, meno sulla loro capacità di proporre linee guida, procedure e proposte per promuovere l’innovazione e l’eco-innovazione nel mondo imprenditoriale. Spesso infatti, il rapporto fra i Soggetti Aggregatori ed il mondo delle imprese risulta forse troppo rigido, in ossequio alla nostra cultura che blinda la Pubblica Amministrazione rendendola poco incline al confronto.
Questo tipo approccio naturalmente caratterizza anche le Stazioni Appaltanti, ed è il frutto di un decennio di applicazione di un codice tanto rigido e ricco di disposizioni minuziose quanto poco efficace. L’Europa ci richiede un importante cambiamento di mentalità, il passaggio epocale che ci porti da una Pubblica Amministrazione a cui viene richiesto di conoscere perfettamente il bene o il servizio oggetto d’acquisto, (cosa non sempre possibile a causa di una evidente asimmetria informativa rispetto al mondo imprenditoriale), ad una Pubblica Amministrazione che deve fare del dialogo uno degli strumenti più preziosi nelle sue procedure di acquisto mostrando finalmente capacità e volontà di abbandonare percorsi farraginosi per sceglierne finalmente altri snelli e per questo sicuramente più produttivi.
Sandra Zuzzi
Presidente F.A.R.E. (Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della Sanità)
14 aprile 2015
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