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Farmacie. Botta e risposta Mnlf-Federfarma sul tema delle liberalizzazioni


Il Movimento nazionale liberi farmacisti attacca: "Quando appare all'orizzonte la sola possibilità di aprire qualche mercato alla concorrenza le nebbie corporative si alzano ad erigere un vero e proprio muro”. Federfarma replica: "Assurdo e palesemente strumentale insistere nella richiesta di deregolamentazione del settore".

13 GEN - Il disegno di legge per la concorrenza, in fase d studio da parte del Ministero per lo Sviluppo economico, “potrebbe essere lo strumento giusto per realizzare quel ‘cambioverso’ tante volte richiamato dal Premier”. E’ l’auspicio espresso dal Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf).
Tuttavia, “passare dalle enunciazioni di principio ai fatti in Italia non è mai facile e quando appare all'orizzonte la sola possibilità di aprire qualche mercato alla concorrenza le nebbie corporative si alzano ad erigere un vero e proprio muro”.

Sullo stesso tema è intervenuta anche Federfarma che, per bocca del presidente Annarosa Racca, esprime una posizione diametralmente opposta. “E’ assurdo e palesemente strumentale insistere nella richiesta di deregolamentazione del settore farmaceutico dopo che sia la Corte di Giustizia Europea che la Corte Costituzionale Italiana hanno ribadito la piena legittimità e l’efficacia di norme che regolano l’attività delle farmacie, nell’ottica di garantire i cittadini e la salute collettiva”.

Il Mnlf, da parte sua, commenta l'intervento del Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico Simona Vicari che si dice contraria a qualsiasi provvedimento che allarghi il numero delle farmacie o permetta la liberalizzazione dei farmaci di fascia C (quelli con obbligo di ricetta, ma non a carico del SSN). “Il ragionamento del Sottosegretario è semplice: nel 2012 il Governo Monti ha già fatto riforme nel settore farmaceutico, non ne servono altre. Peccato che il Sottosegretario sia poco informato sul fatto che ad oggi, ovvero dopo circa tre anni da quel provvedimento, nemmeno una delle 5000 nuove farmacie paventate abbia aperto i battenti, peccato che la senatrice Vicari non sappia che se mai si riuscirà a terminare l'iter concorsuale sarà un vero e proprio miracolo se potranno aprire un numero di farmacie che corrisponderà ad un aumento degli esercizi di appena il 5%”.

Federfarma replica ricordando che il concorso straordinario per l’apertura di altre 5000 farmacie “non è uno scherzo: diverse graduatorie sono già state pubblicate e sarà un bel problema per l’intero sistema quando il processo delle nuove aperture sarà terminato. Farmacie e parafarmacie sono due cose nettamente diverse, come ha riconosciuto la Corte Costituzionale nella sentenza del 18 luglio scorso: la farmacia è sottoposta a una serie di vincoli e obblighi, quale Servizio di Pubblica Utilità, che servono a garantire il massimo livello di tutela della salute pubblica: presenza capillare sul territorio, turni non remunerati, dotazione di farmaci adeguata al servizio, collegamento in rete con il Ssn, ecc. Per contro, la parafarmacia è nata con finalità prettamente commerciali e mira a posizionarsi nelle aree più redditizie”.

Simona Vicari, osserva invece il Mnlf, motiva la propria posizione richiamando dati Federfarma sul numero delle farmacie che sarebbero vicine alle chiusura o in gravi difficoltà: 7000 prossime alla chiusura e 4000 in difficoltà. “A parte l'enormità dei numeri che si commentano da soli, si consiglia al Sottosegretario di controllare meglio le proprie fonti e di evitare di riportare dati con cui già altri si sono coperti di ridicolo perché palesemente infondati”. Secondo i liberi farmacisti il settore delle farmacie “meno di altri ha sofferto la crisi e il 2014 si è chiuso con il segno più. Le uniche farmacie che sono in seria sofferenza, meno di un centinaio su tutto il territorio nazionale, sono quelle mal gestite da tempo ove solo il monopolio a garantito loro la sopravvivenza. La senatrice Vicari non sorprende per le sue posizioni appartenendo ad una parte politica da sempre a fianco di lobby e corporazioni”.

La posizione di Federfarma è di tutt’altro segno e il presidente Racca spiega che “permettere, come unico Paese al mondo, la vendita di farmaci con obbligo di ricetta medica al di fuori della farmacia, significherebbe destabilizzare l’attuale rete di servizio e ridurre le garanzie per il cittadino. In ogni caso qualsiasi misura che comporterebbe un indebolimento della rete delle farmacie si ripercuoterebbe negativamente sulla qualità del servizio farmaceutico fornito ai cittadini. Altre sono le misure di cui necessita il nostro Paese, sulle quali il Governo ha giustamente posto l’attenzione”.

Nel complesso il Mnlf motiva le proprie posizioni sottolineando che la priorità per il Paese è “la creazione di nuovi posti di lavoro e quando non si hanno fondi sufficienti per fare investimenti è necessario stimolare la crescita rimuovendo gli ostacoli posti a difesa di pochi e limitati interessi. L'ascensore sociale deve assolutamente ripartire attraverso la creazione di nuove opportunità, se così non sarà continueremo ad assistere impotenti all' emorragia di talenti e di giovani verso altri Paesi. Il Governo più che preoccuparsi del cosiddetto immobilismo democratico si occupi e – conclude la nota - presto del ben più pericoloso immobilismo corporativo vera e propria metastasi dell'economia italiana”.

 

13 gennaio 2015
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