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Le facoltà di medicina del futuro? Per l'Oms più computer e meno aule

di Maria Rita Montebelli

Un’analisi dell’Imperial College di Londra, commissionata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, promuove a pieni voti l’apprendimento a distanza, almeno per quanto concerne la formazione teorica e lo propone come soluzione per superare la grave carenza di personale sanitario, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo

13 GEN - E’ quantificabile in almeno 7,2 milioni di unità, il deficit di personale sanitario nel mondo e questa cifra è in crescita costante. Lo afferma un recentereport dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha per questo commissionato ai ricercatori dell’Imperial College di Londra, un’analisi per ricercare possibili soluzioni al problema. E la risposta non si è fatta attendere.
 
Secondo gli esperti inglesi, l’uovo di Colombo per formare in tempi ragionevoli il personale sanitario si chiama eLearning, cioè apprendimento a distanza, realizzato con l’ausilio di mezzi e strumenti elettronici. Medici e infermieri – stando al documento stilato dall’Imperial College – possono ricevere un’adeguata formazione anche a centinaia di chilometri di distanza dalle aule universitarie.
 
A questa conclusione, i ricercatori inglesi sono giunti esaminando in maniera sistematica la letteratura scientifica pubblicata sull’argomento ‘efficacia dell’eLearning nell’istruzione di base del personale sanitario’, per un totale di 108 lavori. A questo scopo, sono stati presi in considerazione tanto gli studi che valutavano l’apprendimento a distanza online, cioè quello richiedente una connessione internet, quanto quello offline, attraverso materiali caricati su CD o penne USB.
 
Dalla revisione di tutti questi lavori è emerso che l’apprendimento ‘elettronico’, impartito sia attraverso la ‘rete’ che attraverso supporti di memoria, risulta altrettanto o addirittura più efficace di quello ricevuto in un’aula universitaria tradizionale.
 
Gli autori suggeriscono dunque di realizzare un’integrazione ragionata dei due sistemi educativi, quello tradizionale, imprescindibile soprattutto per quanto riguarda l’apprendimento di compiti pratici, affiancato a quello ‘elettronico’.
 
“I programmi di eLearning – commenta Josip CarSchool of Public Health dell’Imperial College di Londra, autore dello studio – hanno la potenzialità di risolvere il problema cronico della carenza di personale sanitario, facilitando l’accesso all’istruzione universitaria, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove il fabbisogno di professionisti della salute è maggiore.
 
Restano naturalmente ancora da superare una serie di barriere, quali la disponibilità di computer, di connessioni internet e di risorse per l’apprendimento elettronico. Per questo, sarebbe importante e necessario facilitare gli investimenti in ICT (Information and communications technology). 
Per quanto riguarda le università poi, queste dal canto loro, dovrebbero incoraggiare lo sviluppo di curriculum di eLearninge impiegare risorse online per raggiungere studenti anche a livello internazionale”.
 
Il testo completo del rapporto "eLearning for undergraduate health professional education: A systematic review informing a radical transformation of health workforce development" è pubblicato a questo link.
 
Maria Rita Montebelli

13 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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