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Certificati malattia. Smi: “Scarsi controlli e un metodo di verifica che non funziona. Medici non siano capro espiatorio”


Per uscire dall’impasse servono risorse adeguate per la rete dei controlli dei medici fiscali e l’autocertificazione di malattia per almeno tre giorni. Per Pina Onotri, il presunto caso di “assenteismo di massa” nel Comune di Roma, non deve demolire i diritti di milioni di lavoratori onesti del pubblico impiego.

05 GEN - "Si passi dall’indignazione alla proposta, senza trovate estemporanee e emergenzialiste". È quanto chiede dopo il clamore suscitato dal presunto caso di “assenteismo di massa” nel Comune di Roma, il Sindacato dei Medici Italiani-Smi che sottolinea come questo episodio "non sia l’ennesimo pretesto per varare un 'Job Act 2' per demolire i diritti di milioni di lavoratori onesti del pubblico impiego, a causa di poche centinaia di furbetti".
 
Per Pina Onotri, segretario Generale dello Smi “è, intanto, importante chiarire che i medici di famiglia sono in questi casi il capro espiatorio di un sistema di controlli sbagliato e inefficace. Da anni sosteniamo che almeno i primi tre giorni di malattia si devono auto-certificare, come succede in diversi paesi europei, e che bisogna stilare una lista di patologie non obiettivabili. Per intenderci: ogni volta che una persona dichiara di avere una terribile emicrania, dobbiamo prescrivere di urgenza migliaia di euro di esami diagnostici in ospedale per accertarne la veridicità? È questa la strada da percorrere?”.
 
La soluzione per lo Smi è un’altra : “Lo denunciamo da molto tempo, come dimostra anche la manifestazione di fronte alla Camera dello scorso settembre dei camici bianchi del settore (anche con la nostra partecipazione) – spiega il segretario generale – in questi anni la rete di verifiche basata sui medici fiscali convenzionati all'Inps è stata messa in ginocchio. Non solo: da mesi stiamo monitorando attentamente anche la nascita del “Polo unico fiscale” come proposto da diversi sindacati, ma finora sono mancate le coperture finanziarie. Il risultato è sotto gli occhi di tutti in queste ore per il clamore del ‘caso Roma’, ma l'assenteismo è un problema di tutti i giorni, tanto nel privato quanto nel pubblico. Invece di demagogia, servono risorse e serie professionalità. Si può fare, se si vuole. Altrimenti questo è solo l'ennesimo pretesto per un “giro di vite” contro un pubblico impiego già profondamente in crisi e precarizzato”.

05 gennaio 2015
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