Blocco contratti Pa. Intersindacale: “E’ un film già visto: il rastrellamento dei soliti noti”
Medici ed i dirigenti sanitari del Ssn si uniscono alla protesta contro l’annunciata proroga a tutto il 2015 del blocco dei contratti iniziato nel 2010. E con una nota intersindacale lanciano l’allarme: “Il danno economico di un blocco lungo 6 anni è più profondo di quanto si immagini”.
05 SET - “Il prolungamento al 2015 del blocco dei contratti del pubblico impiego, medici e dirigenti sanitari dipendenti del Ssn compresi, rientra tra gli effetti collaterali della “annuncite”. L’ultimo punto delle linee guida sulla riforma della PA, che annunciava il rinnovo contrattuale, è finito nel carretto dei gelati di Palazzo Chigi. E non vale dire oggi che tutto era già scritto nel Def, dimenticando la reazione stizzita del Ministero della Economia che negava il blocco sine die, rinviando ogni decisione alla legge di stabilità, anche perché questo significherebbe uno stop fino al 2018”.
E' quanto ha dichiarato in una nota l'Intersindacale (Anaao Assomed - Cimo - Aaroi-Emac - Fp Cgil Medici - Fvm - Fassid - Cisl Medici - Fesmed - Anpo-Ascoti-Fials Medici - Fp Cgil Spta - Ugl Medici).
“Con un altro intervento a danno dei soliti noti – hanno affermato – il governo sceglie la strada più semplice, non quella più utile, dopo aver dichiarato, nei mesi scorsi, il proprio impegno nel rilanciare meritocrazia, sviluppo di carriera e competenze avanzate, pur non potendo garantire adeguate risorse, con l’ennesimo taglio lineare, proprio quello che aveva promesso di non fare”.
Secondo i rappresentanti sindacali il sesto anno di blocco dei contratti nuocerà soprattutto ai giovani, “per il sommarsi anche della decurtazione dei fondi contrattuali periferici e del blocco della retribuzione individuale, e delle conseguenti ricadute in termini pensionistici”. Nel frattempo, spiega ancora la nota, “il precariato medico continua ad aspettare, come se avesse meno diritto alla stabilizzazione rispetto ad altri”.
Ma non è solo questione di soldi. “Se il governo può decidere, in qualità di datore di lavoro, di quanto finanziare il contratto dei suoi tre milioni di dipendenti, non può fuggire il confronto su regole e organizzazione, con una serrata che lo esonera anche dall’intervenire sui presupposti, quali la definizione delle aree contrattuali”.
“Usare i contratti come strumento di innovazione e di governo – prosegue la nota sindacale – è possibile anche con disponibilità nulle del bilancio pubblico per il 2015, eliminando le altre angherie previste dal Dl 78/10, peraltro già derogate per magistratura, scuola e sicurezza, come da tempo andiamo chiedendo, testimone il ministro della Salute. E consentendo di trovare le risorse necessarie all’interno del sistema, nelle classiche logiche di scambio”.
Per i sindacati “non è equo né accettabile” subire “penalizzazioni plurime”. Mentre, conclude la nota, “spetta al governo e alle Regioni dimostrare attenzione a un mondo in grado anche di fare da volano per la ripresa economica, riconoscendo e rispettando nei fatti il valore della attività effettuata dai suoi operatori”.
05 settembre 2014
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