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Convenzioni. Volponi (Smi): “No a tavoli separati, si a dialogo unitario per riorganizzazione del territorio e cure primarie 


Due le questioni poste dai Medici Italiani-Smi nel corso dell’incontro con la Sisac. La prima, con che risorse si finanzieranno le nuove forme organizzative, e la seconda: che si ha intenzione di fare con quelle regioni che tendono alle fughe in avanti rispetto alla contrattazione nazionale. In più il sindacato ha chiesto che si faccia chiarezza sul ruolo del 118. 

24 LUG - “Due le criticità che abbiamo posto in evidenza oggi la prima: con che risorse si finanzieranno le nuove forme organizzative. La seconda: che si ha intenzione di fare con quelle regioni che tendono alle fughe in avanti rispetto alla contrattazione nazionale. Infine, abbiamo chiesto alla Sisac che si faccia chiarezza sul ruolo del 118. Si è ribadito che questo servizio deve rimanere pubblico, che non può essere consentito un’esternalizzazione dell’emergenza-urgenza ai privati. È in gioco il diritto alla salute dei cittadini, la qualità del sistema, la vita di molti professionisti del settore”. A parlare è Maria Paola Volponi. la responsabile nazionale Sindacato dei Medici Italiani-Smi, presente oggi all’incontro tra la Sisac e le organizzazioni sindacali per il rinnovo delle Convenzioni della medicina generale, della specialistica ambulatoriale della pediatria.
 
 “Questa convenzione a isorisorse – ha aggiunto Volponi – apre le porte, grazie al Patto per la Salute, all’utilizzo delle voci accessorie organizzative della medicina generale, che, oltretutto, variando di regione in regione, produrranno degli evidenti disequilibri nelle singole realtà. Il che, temiamo, non potrà che portare all’attacco ai compensi stessi dei medici di medicina generale”.
 
Alla fine della riunione, Volponi, ha voluto, stigmatizzare “l’atteggiamento ricattatorio di chi nega il confronto aperto e chiede tavoli separati. I medici sono tutti nella stessa barca, in una situazione drammatica, come dimostra il forte disagio della categoria sempre più impoverita e precaria. E come testimoniano anche i recenti casi di aggressioni che hanno colpito medici di famiglia, del 118, della penitenziaria e della continuità assistenziale. Abbiamo bisogno di unità, non di manie di protagonismo o di bieche logiche corporative. Un fronte unico per affrontare e risolvere i problemi dei camici bianchi, a partire dalla nuova convenzione e dalle strettoie dell’Atto di indirizzo e del nuovo Patto per la Salute”.

24 luglio 2014
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