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Competenze infermieri. La Conferenza di Bologna. Silvestro (Ipasvi) chiama l'adunata: “Compatti e forti nelle trattative regionali”


L'appello alla categoria è arrivato dalla VII Conferenza nazionale Ipasvi promossa oggi a Bologna. Al centro le nuove competenze infermieristiche. Ma per Bottega (Nursind) "la troppa enfasi su questo aspetto non faccia dimenticare il disagio vissuto ogni giorno dalla base degli infermieri, come carichi di lavoro e disoccupazione". IL PROGRAMMA.

27 GIU - “Più uniti e informati” e “più forti a livello regionale”. Così devono essere gli infermieri se vogliono vincere tutte le sfide che il presente e il futuro gli pone davanti, a partire dal percorso per il riconoscimento delle nuove competenze avanzate/specialistiche. Ed è dunque questo il richiamo lanciato dalla presidente della Federazione Ipasvi, Annalisa Silvestro, dal palco della VII Conferenza nazionale Ipasvi sulle politiche della professione infermieristica promossa oggi a Bologna.

“La sanità è in mano alle Regioni e questo è un dato di fatto”, ha osservato Silvestro, evidenziando come sia quindi “necessaria una rappresentanza molto forte della professione a livello regionale”. Senza questa condizione, il rischio è “che tutti i provvedimenti che stiamo portando avanti a livello nazionale per la valorizzazione degli infermieri non riescano a trovare realizzazione pratica nella quotidianità operativa”. Ma per Silvestro, essere più forti a livello regionale significa anche “essere più compatti”. “La Federazione nazionale e e rappresentanze regionali devono operare in sinergia, trovare insieme input e punti di condivisione da portare, successivamete, all’attenzione dei sindacati, degli assessori regionali, del ministero della Salute e del Miur”. Miur che Silvestro ha definito “il grande assente della giornata". E ha aggiunto: "Se è vero che dobbiamo incidere di più sull’Università e sulla conseguente organizzazione delle aziende e dei servizi, è altrettanto vero che è impossibile farlo se non ci si siede allo stesso tavolo”.

La realtà comunque, per Silvestro, è che "c’è sempre più bisogno di infermieri” e “sono gli infermieri a tenere tesa la rete multidisciplinare di cui tanto si parla. Senza infermieri, la rete crolla". Una condizione che, ha continuato la presidente Ipasvi, "ci riempie di orgoglio, ma che comporta anche grandi difficoltà a cui rispondere”, anche per gestire “tutti i professionisti che fanno parte della rete e che vogliono che venga valorizzato il loro nodo".

Anche a queste serviranno le nuove competenze avanzate. L’obiettivo, ha affermato Giovanni Leonardi, direttore generale della Direzione generale delle professioni sanitari e delle risorse umane del Ssn del Ministero della Salute, è rispondere alle esigenze organizzative del sistema attraverso competenze e formazione più appropriate, "ma anche attraverso il percorso individuale di crescita del professionista”. Per Leonardi, “accanto a carriera dirigenziale e manageriale, deve essere valorizzata la carriera professionale dell’infermieri, che deve aspirare ad essere il migliore nel suo campo”. Leonardi si è quindi detto “fiducioso” di arrivare “in tempi brevi” all’approvazione del provvedimento sulla valorizzazione delle competenze infermieristiche, “così da poter poi cominciare ad affrontare le questioni inerenti i profili delle altre professioni sanitarie”.

Un percorso “importante”, quello delle competenze avanzate, anche per Claudio Costa, dirigente Area Sanità della Regione Veneto. “Dare realizzazione alle potenzialità inespresse degli infermieri è uno dei migliori strumenti per rispondere alle esigenze del sistema", ha affermato Costa.

Dello stesso avviso Saverio Proia, Dirigente della Direzione generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Ssn del Ministero della Salute, secondo il quale la valorizzazione delle competenze infermieristiche “non è stata solo una priorità del Ssn, ma anche una scelta strategica”. Con le competenze avanzate/specialistiche, ha spiegato Proia, “non solo si attua finalmente la seconda fase di riforma professioni sanitarie ma - per prima volta dall’istituzione del Ssn - si cambia l’organizzazione del lavoro, ferma a modelli pre 833”. Sarà grazie alla valorizzazione degli infermieri e degli altri profili professionali che si riuscirà “finalmente” a riformare il Ssn. E questo, secondo Proia, “porterà un’evoluzione anche della professione medica che ‘Ritornerà a fare il dottore’, come recita lo slogan di un sindacato medico”. Si tratta, ha spiegato il dirigente del ministero della Salute, di un progetto “già previsto nel Piano sanitario nazionale per far fronte a carenza dei medici” e si tratta di “un principio consolidato. Contro il quale qualcuno ha opposto resistenza, ma ormai le difficoltà sono superate e l’approvazione del provvedimento è in dirittura di arrivo”.

Obiettivi nobilissimi, quelli trattati finora, secondo Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind. “Ma non vorrei che la troppa enfasi sulle competenze avanzate facesse dimenticare il disagio vissuto ogni giorno dalla base degli infermieri” e che riguardano “temi non meno prioritari per la professione, come il mantenimento delle dotazioni organiche, gli alti livelli di disoccupazione e gli insostenibili carichi di lavoro”. Per Bottega “è quindi giusto riflettere su cosa è assistenza infermieristica oggi” e “capire come l’infermiere possa riposizionarsi nel sistema, anche attraverso le competenze specialistiche”, ma “di puntare a una riforma della professione, bisogna evitare una ribellione da parte della base della categoria ed essere consapevoli che il disagio vissuto da quella base è davvero molto forte”.

Pronta la replica di Annalisa Silvestro, che ha assicurato l’impegno della Federazione contro i problemi citati “che non vanno assolutamente abbandonati. Ma la risoluzione – ha sottolineato Silvestro - dipende da tutte le forze in campo a livello nazionale, cioè dalla politica, dagli industriali, dalla società civile, dall’insieme dei professionisti”. Osservazione condivisa da Costa, secondo il quale non possibile separare i problemi della categoria dai problemi del Paese e, “purtroppo, le condizioni di carattere generali sono difficili”. Per Costa, tuttavia, “bisogna riuscire a trovare forme per liberare risorse a favore del personale e della sua valorizzazione, cercando di aprire brecce in quei vincoli di bilancio che oggi appaiono troppo rigidi”. E bisogna evitare di “alimentare le conflittualità interprofessionale”. Questo, per il dirigente dell’Area Sanità della Regione Veneto, è un compito che spetta alle organizzazioni. “Sta a loro orientare i comportamenti dei professionisti verso gli obiettivi aziendali, che poi sono gli obiettivi di salute dei cittadini”. Da parte delle Regioni, Costa ha spiegato che il Comitato di Settore”ha già lavorato a una bozza dell’atto di indirizzo e sarebbe pronto a partire con la contrattazione, anche se solo sulla parte normativa”. Le riflessioni, ha assicurato Costa, “hanno riguardato anche l’inquadramento e la classificazione professionale, sulle quali continueremo a riflettere”.
 
 

27 giugno 2014
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