Cimo scrive a Lorenzin: “Atteggiamenti ispettori ministeriali uccidono la prevenzione degli errori”
Scoprire cosa ha causato un evento avverso può impedire che si ripeta. Ma a fronte della piena collaborazione dei medici, gli ispettori del ministero della Salute mettono in atto regimi polizieschi e processi mediatici che potrebbero indurre i medici a non collaborare più. La denuncia della Cimo Asmd, che chiede a Lorenzin “un immediato intervento legislativo”.
03 DIC - “Caro Ministro Lorenzin, così si ammazza la prevenzione del rischio”. Esordisce così la lettera che la Cimo Asmd ha inviato al ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin, per mettere sotto accusa gli atteggiamenti di alcuni ispettori del ministero inviati a compiere verifiche in caso di evento avverso in una struttura sanitaria.
“Sono occorsi anni per cercare di far comprendere come in sanità sia necessario prevenire piuttosto che assistere indifferenti al perpetuarsi di situazioni in grado di procurare eventi avversi. Con un colpevole ritardo rispetto ai paesi più evoluti, negli ultimi anni a macchia di leopardo hanno cominciato a svilupparsi esperienze regionali che in linea con le indicazioni nazionali hanno creato unità di gestione del rischio che hanno contribuito a sviluppare una mentalità di approccio collaborativo da parte dei medici e degli altri operatori della sanità”, spiega la Cimo, che di seguito però sottolinea che, “come troppo spesso accade, in Italia non si è sentita la necessità di adeguare comportamenti e normative arcaiche che consentissero una concreta attività di prevenzioni degli eventi avversi”.
Il riferimento è a due eventi avversi accaduti nell'ASL 9 di Grosseto (25 agosto 2013), per verificare i quali è stata inviata una commissione ministeriale incaricata di effettuare un'indagine conoscitiva di verifica sull’appropriatezza e la corretta gestione delle procedure cliniche. “Non certo per sostituirsi alle indagini che la Magistratura aveva già avviato”, spiega la Cimo. Che riferisce come “per questo motivo l'Azienda sanitaria ha invitato tutti i professionisti coinvolti nella vicenda, alla massima collaborazione. I colleghi – sottolinea la Cimo nella lettera al ministro - si sono resi immediatamente disponibili pur essendo già stati raggiunti da avvisi di garanzia; hanno risposto agli ispettori ministeriali in una logica di collaborazione e trasparenza tesa all'identificazione di eventuali procedure, protocolli, linee guida che potevano aver contribuito ai due eventi avversi , non certo in una logica di difesa processuale con l'intervento di avvocati e periti che avrebbe ostacolato l'obiettivo dell'indagine”.
Tuttavia, accusa la Cimo, i risultati dell'indagine invece di essere trasmessi all'ASL ed alla Regione Toscana sono stati comunicati alla Magistratura e diffusi dai media nazionali, “anticipando sentenze che competono solo ai tribunali”. Di fatto “i medici interessati si sono visti additati come colpevoli dalla pubblica opinione e le dichiarazioni rilasciate con scopo collaborativo saranno usate contro di loro”.
Questo, secondo la Cimo, “non sarebbe mai potuto accadere in Paesi, dove l'interesse della collettività è prevalente; laddove non persistono norme arcaiche da regime poliziesco quali l'obbligatorietà dell'azione penale e dove la prevenzione del rischio clinico e degli eventi avversi è considerata un bene da tutelare si prevede esplicitamente che quanto dichiarato a questi fini non può essere reso pubblico; né tantomeno utilizzato nei processi. Questo senza impedire né intralciare l'azione dei PM tesa a ricercare eventuali colpevoli con tutti gli strumenti che ha a disposizione”.
La Cimo si appella allora al ministro della Salute affinché si realizzi “subito un intervento legislativo che corregga questa grave anomalia italiana, altrimenti la prevenzione del ripetersi di eventi dannosi per la salute dei cittadini diventerà impossibile da gestire”.
Intanto, avverte la Cimo Asmd, “ci faremo carico di informare i propri iscritti e tutti i medici sui rischi che corrono a collaborare con le istituzioni in un contesto finalizzato al bene comune che diventa invece solo un danno per il singolo”.
03 dicembre 2013
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lavoro e Professioni