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Sanità elettronica: un difficile equilibrio tra diritto alla salute e diritto alla privacy


All’indomani dell’approvazione del disegno di legge proposto dal ministro della Salute Ferruccio Fazio “Sperimentazione clinica e altre disposizioni in materia sanitaria”, che introduce il Fascicolo sanitario elettronico del cittadino, un convegno organizzato dalla SIT affronta prospettive e criticità del sistema.

03 NOV - “Sanità elettronica: un difficile equilibrio tra diritto alla salute e diritto alla privacy”. Questo il tema affrontato nel pomeriggio di oggi al convegno organizzato dalla SIT (Società Italiana Telemedicina e sanità elettronica) contestualmente alla presentazione della monografia “Sanità elettronica e diritto: problemi e prospettive” di Chiara Rabbito, avvocato e coordinatrice nazionale del Gruppo di ricerca Sicurezza e privacy della SIT.

Fascicolo sanitario elettronico, certificati on-line, posta elettronica certificata, flussi informativi e referti digitali sono solo alcuni degli argomenti di stringente attualità trattati nel testo, che si sforza di spiegare in maniera chiara e con adeguate competenze tecniche le problematiche giuridiche delle applicazioni informatiche che sempre di più permeano il lavoro del medico e di tutti gli operatori sanitari, indicando le norme cui conformarsi per non incorrere nelle sempre più frequenti violazioni della privacy o in responsabilità civili o penali.

“L’avvento della cosiddetta ‘Società dell’informazione’ ci ha abituato ad un impiego delle risorse informatiche e telematiche sempre più diffuso, capillare e pervasivo”. Anche in sanità”. Tuttavia, come osservato da Gianfranco Gensini, presidente della SIT, in questo ambito “la posta in gioco è la più alta possibile – si tratta della vita e della salute dell’individuo - e pertanto la realizzazione di strumenti tecnologici sempre più sicuri, affidabili e di semplice gestione, dovrà essere accompagnata dalla individuazione di norme che si pongano a garanzia certa dei diritti fondamentali dell’individuo: primo fra tutti il diritto alla salute e all'integrità fisica”. Ma c’è di più. Tra le attività di diagnosi e di cura, nonché i processi amministrativi e gestionali ad esse collegati, si fondano, in larga misura, sull’acquisizione, l’archiviazione e lo scambio di informazioni, la Sanità rappresenta il settore di pubblico intervento in cui, “è più intenso il ‘traffico’ di informazioni a contenuto sensibile, ne discende la legittima aspettativa, del cittadino e del paziente, della piena tutela della sua privacy, il diritto a che le informazioni che lo riguardano siano utilizzate secondo criteri di massima protezione”.

Qual è sotto il profilo giuridico la situazione della Sanità digitale? Quali regole ci sono già e quali si attendono? Dove il legislatore italiano e comunitario sono intervenuti in modo sostanziale e dove invece si sono rifatti al quadro giuridico esistente, adeguandolo per quanto possibile ai nuovi bisogni?
Questi sono gli interrogativi da cui è partita Chiara Rabbito, autrice del volume “Sanità elettronica e diritto: problemi e prospettive”. Le tematiche affrontate in questo testo, in una attenta analisi normativa e giurisprudenziale, sono quelle della progettazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, dell’invio telematico dei referti e dei certificati medici di malattia, delle responsabilità civili e penali dell’operatore sanitario che esercita la nuova “medicina telematica”, della digitalizzazione della documentazione sanitaria a scopo amministrativo, delle spinose questioni della privacy e della sicurezza dei dati medici memorizzati in giganteschi archivi digitali di cui si teme di perdere il controllo.

“Si tratta di un testo opportunamente pragmatico ed ‘ottimista’ – ha affermato Gensini, presentando il libro -, in quanto pur rilevando i problemi e le difficoltà innegabili del legislatore nella regolamentazione di un fenomeno così nuovo e complesso quale quello della sanità digitale, mantiene un tratto fortemente strutturato ed operativo, e ci ricorda che nelle situazioni in cui il legislatore non ha ancora avuto modo di intervenire, o in quelle in cui la norma appena ‘balzata agli onori della cronaca’, risulta inadeguata o contraddittoria, è possibile fare ricorso ai principi generali che regolano il nostro ordinamento giuridico che, per quanto imperfetto, ha una sua innegabile coerenza interna e una Carta Costituzionale di grandissimo spessore culturale e sociale”.
 

03 novembre 2010
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