Sciopero sanità. I protagonisti/3. Cassi: “Sblocco del contratto come per i magistrati”
di Giovanni Rodriquez
"Altre categorie, come quella dei magistrati, sono uscite da questo regime di blocco della contrattazione, non si capisce perché non si possa fare lo stesso anche per i medici!. Così il presidente della Cimo-Asmd in questa nostra terza intervista in vista dello sciopero del 22 luglio di tutta la dirigneza del Ssn.
14 LUG - A pochi giorni dallo sciopero nazionale che il prossimo 22 luglio farà incrociare le braccia per 4 ore a tutta la dirigenza del Ssn e alla vigilia dell'incontro con il
ministro Lorenzin fissato per il 18, il presidente della Cimo-Asmd,
Riccardo Cassi, ci ha spiegato le cause che hanno portato a questa decisione. Una "situazione insostenibile” che vede sommarsi un insieme di problematiche mai risolte: dal blocco dei contratti a quello del turnover, dall’enorme numero di precari alla responsabilità medica, fino ai ticket e a quei difetti del Titolo V che stanno mettendo seriamente in pericolo la sopravvivenza del Ssn.
Presidente Cassi ci spiega i motivi che vi hanno indotto ad aderire a questo sciopero?
“Questo sciopero nasce da uno stato di profondo disagio della categoria. C’è il problema del blocco dei contratti, ma anche quello della responsabilità professionale che sta esplodendo in maniera esponenziale. Esiste un’enorme quantità di precari che nonostante le promesse non vengono ancora inseriti stabilmente, non si fanno più concorsi, c’è il blocco del turnover. Tutto questo provoca un aggravio di lavoro in una situazione di contratti bloccati, che, in una categoria come la nostra, impedisce anche il riconoscimento delle competenze acquisite in questi anni.
Devo anche sottolineare come, avendo noi una tipologia di contratto diversa, questi blocchi vadano a creare delle ulteriori iniquità anche tra medico e medico. C’è infatti chi perde solo in termini di guadagno quanto addebitabile all’inflazione, e chi perde anche possibili avanzamenti di carriera. Ultimamente poi, altre categorie, come quella dei magistrati, sono uscite da questo regime di blocco, non si capisce perché non si possa fare lo stesso anche per i medici”.
Come giudica l’operato di questo Esecutivo?
"Non male. Mi riferisco in particolare all’operato del ministro della Salute. Per ora direi che si è mossa abbastanza bene: ha preso degli impegni precisi come quello di non ridurre ulteriormente il Fondo sanitario nazionale, o quello di occuparsi della responsabilità professionale rendendosi conto che le misure adottate dall’ex ministro Balduzzi erano insufficienti per risolvere il problema. Sarà importante anche affrontare una revisione del Titolo V che ha delegato troppi poteri alle Regioni accentuando delle situazioni di disparità, e, infine, il problema dei ticket che, per il loro costo, sta facendo allontanare sempre di più i cittadini dai servizi. Ora si dovrà però vedere concretamente cosa il ministro riuscirà a fare al Tavolo del Patto per la Salute”.
Quali aspettative avete, a breve termine, per le richieste avanzate?
"Sappiamo che c’è una grave crisi economica che va risolta e che attualmente abbiamo in carica un governo dalla durata incerta. Spero vogliano continuare nel loro lavoro perché il rischio per il Paese è grande. Mi auguro soprattutto che il ministro Lorenzin possa tenere fede agli impegni presi e prenda a cuore la questione medica: cioè la necessità di restituire un ruolo da professionista ad elevata specializzazione al medico. Questa è la peculiarità di questa figura professionale, nonostante sia andata persa in questi ultimi 10 anni. Ora è necessario recuperarla”.
Giovanni Rodriquez
Vedi le altre interviste: Troise (Anaao Assomed), Masucci (Uil Fpl Medici)
14 luglio 2013
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