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Medicina difensiva. Allo Stato costa 10 mld. Ecco le proposte per ridurre il fenomeno


A discutere ed analizzare un fenomeno sempre più diffuso si sono alternati nel corso di un convegno di studi promosso da Cosmec con il contributo di Merck Serono giuristi, professionisti della salute e rappresentanti  delle Istituzioni. Tra le soluzioni proposte un miglioramento della formazione Ecm per il rapporto medico-paziente e la promozione della conciliazione.

15 MAG - Si è chiuso a Roma un convegno di studi della durata di due giorni sul tema della medicina difensiva. L’evento, svoltosi presso la Sala conferenze del TAR, è stato organizzato da Cosmec con il contributo non condizionato di Merck Serono S.p.A. ed il patrocinio dell’Ordine Provinciale di Roma dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.
 
A discutere ed analizzare un fenomeno sempre più diffuso si sono alternati, nel corso della due giorni romana, giuristi, professionisti della salute e rappresentanti  delle Istituzioni.
La medicina difensiva, e cioè quella tendenza dei medici a prescrivere più esami, visite e farmaci del necessario per scongiurare eventuali procedimenti giudiziari e richieste di risarcimento da parte dei pazienti, costituisce un tema sempre più alla ribalta negli ultimi anni.
La relazione di fine legislatura presentata a gennaio 2013 dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori ed i disavanzi sanitari della Camera dei Deputati  ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica numeri preoccupanti: l’incidenza dei costi della medicina difensiva sulla spesa sanitaria nazionale è del 10,5%. Stiamo parlando di un costo per lo Stato di 10 miliardi di Euro, pari allo 0,75 del Pil.
 
Il fenomeno è diffusissimo. La pressione che i medici avvertono nello svolgimento della loro attività è molto forte, e ciò condiziona il loro approccio alla diagnosi ed alla terapia.  La Commissione ha citato un’indagine condotta nel novembre 2010 dall’Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma: i dati raccolti mostrano che il 78% dei medici intervistati ritiene di correre un maggior rischio di procedimenti  giudiziari rispetto al passato, ed il 65,4% dichiara di subire una pressione indebita nella pratica clinica quotidiana a causa di questo rischio. 
 
Tra le tante e diverse proposte avanzate nel corso della “due giorni” di lavori: una maggiore attenzione alla formazione sul rapporto e la comunicazione tra medico e paziente, sia durante il corso di studi in medicina che, successivamente, attraverso lo strumento dei corsi ECM; la promozione del ricorso alla conciliazione in caso di errori medici; l’utilizzo di strumenti volti a monitorare la congruenza delle scelte cliniche; lo sviluppo di linee guida e raccomandazioni cliniche che definiscano l’approccio diagnostico più corretto e patterns clinici condivisi, evitando così ridondanze ed esami inutili.
 
 
“In particolare – spiega Roberto Lala, Presidente  dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Roma, tra i relatori della seconda giornata - un eccesso di “autotutela” da parte degli intervistati viene esercitato negli esami strumentali ( il 22% del totale vengono prescritti per abbondare in sicurezza),  mentre gli esami di laboratorio e le visite specialistiche prescritte a titolo “difensivo” costituiscono il 21% del totale. Questi comportamenti – continua Lala - nascono come reazione di autodifesa da parte dei medici alla crescita del contenzioso legale in campo sanitario, e generano un sensibile aumento dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale”.
 
La crescita del contenzioso legale, rileva la Commissione nella sua relazione, è legata al “manifestarsi, anche in Italia, di un nuovo indirizzo culturale e giurisprudenziale diretto a incrementare esponenzialmente il risarcimento del danno biologico ed esistenziale”.
 
“Ma spiegare il fenomeno della medicina difensiva col solo timore da parte dei medici di incorrere in procedimenti giudiziari – spiega Gianpiero Paolo Cirillo, Presidente di Sezione del Consiglio di Stato, che ha aperto i lavori della prima giornata – è a mio avviso limitativo. La paura del contenzioso è solo la conseguenza ultima di una serie di elementi che condizionano l’agire del medico nei confronti del paziente: pensiamo solo alla profonda trasformazione professionale che si è avuta con il passaggio dalla classica figura del medico condotto, che si caratterizzava per un approccio paternalistico nei confronti del suo assistito, a quella del medico di base, oberato da obblighi di tipo burocratico e spesso minato nella sua autorevolezza nei confronti del paziente dal bombardamento di informazioni provenienti dai mass media.
Un paziente più informato e più consapevole – continua Cirillo – si trasforma in un vero e proprio consumatore di salute, con esigenze specifiche nei confronti del medico che portano ad una pressione maggiore su quest’ultimo e, di conseguenza a comportamenti spesso eccessivamente “difensivi” in fase di diagnosi e di terapia.” 
Quali che siano le motivazioni, in tempi di spending review una tendenza di questo tipo diventa difficilmente sostenibile .
 
 
“Il contenimento della spesa pubblica è diventato negli anni un obiettivo assolutamente prioritario per il nostro Paese - spiega Giuseppe Pecoraro, Direttore Generale Policlinico – Università di Messina  - e non si possono più sottovalutare i costi generati dall’eccesso di medicina difensiva: incidere sul comportamento dei professionisti della salute riducendo
questo fenomeno avrebbe effetti nel medio periodo di gran lunga superiori alla spending review”.
 
Tra le tante e diverse proposte avanzate nel corso della “due giorni” di lavori: una maggiore attenzione alla formazione sul rapporto e la comunicazione tra medico e paziente, sia durante il corso di studi in medicina che, successivamente, attraverso lo strumento dei corsi ECM; la promozione del ricorso alla conciliazione in caso di errori medici; l’utilizzo di strumenti volti a monitorare la congruenza delle scelte cliniche; lo sviluppo di linee guida e raccomandazioni cliniche che definiscano l’approccio diagnostico più corretto e patterns clinici condivisi, evitando così ridondanze ed esami inutili.

15 maggio 2013
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