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Ferite e infezioni in ospedale: 130.000 infortuni l'anno. Da maggio operativa direttiva UE


Ne abbiamo parlato con Vincenzo Puro dell'ospedale Spallanzani di Roma e membro del Gruppo di Studio PHASE. L’obiettivo ambizioso è quello della massima sicurezza dell’ambiente di lavoro per mettere al riparo gli operatori sanitari da ogni possibile esposizione al rischio biologico. La direttiva.

24 APR - È un problema di cui non si parla molto e sul quale in Italia non esistono ancora dati ufficiali, ma che in Europa sarà presto regolato da una direttiva (la 2010/32/UE), stilata due anni fa e che dovrà essere recepita da ogni stato membro entro l’11 maggio 2013: si tratta della prevenzione e dell’eliminazione del rischio di infezione per gli operatori sanitari, e l’obiettivo da raggiungere è quello della massima sicurezza possibile dell’ambiente di lavoro, evitando ai lavoratori sanitari ogni possibile esposizione al rischio biologico.
 
In Italia avvengono ogni anno in ambito sanitario ed ospedaliero oltre 130.000 infortuni che comportano un’esposizione al sangue o ad altre sostanze biologiche potenzialmente infette. Circa il 75% di queste ferite è di tipo percutaneo, ovvero si verifica quando l’operatore si ferisce con un tagliente contaminato, ad esempio con un ago, una punta, una lama. Le punture accidentali con aghi utilizzati rappresentano la modalità di esposizione più frequente e pericolosa: sono, infatti, oltre quaranta gli agenti patogeni trasmissibili attraverso il sangue nel corso di una puntura accidentale, tra i quali il virus dell’immunodeficienza umana (HIV), il virus dell’epatite B (HBV) ed il virus dell’epatite C (HCV). Oltre i due terzi degli operatori sanitari esposti sono infermieri (in larga maggioranza donne) seguiti dai medici e da altre categorie professionali.
L’obiettivo sicurezza per gli operatori sanitari e difficile ed ambizioso, e può essere raggiunto solo attraverso un’attenta analisi dei rischi, l’introduzione di protocolli operativi più sicuri, l’adozione di dispositivi medici protetti (es. aghi e siringhe con dispositivi di sicurezza anti-puntura), la formazione e sensibilizzazione degli operatori esposti, il monitoraggio continuo dei processi, la messa in opera di un sistema di controllo capillare che non rinunci a sanzionare il mancato rispetto delle regole. Abbiamo chiesto a Vincenzo Puro dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, di parlarci di questo problema, anche come membro del Gruppo di Studio PHASE (People for Healthcare Administration, Safety and Efficiency), team interdisciplinare a carattere culturale composto e rappresentato da professionisti del mondo sanitario, istituzionale, universitario, giuridico ed industriale, che è stato costituito nell’aprile del 1999 proprio con l’intento di rendere disponibili uno spazio e un tempo di confronto dedicato alle tematiche della sicurezza in ambito sanitario.
 
Cosa prevede la Direttiva 2010/32/UE del Consiglio dell’Unione Europea?
La Direttiva definisce  una strategia globale di prevenzione delle esposizioni occupazionali in ambito sanitario soprattutto da puntura con ago o lesione da tagliente, che tenga conto della tecnologia, dell’organizzazione del lavoro, delle condizioni di lavoro, dei fattori psico-sociali legati all’esercizio della professione e dell’influenza dei fattori legati all’ambiente di lavoro.
Individua anche gli strumenti necessari per il raggiungimento di questo obiettivo, tra i quali la valutazione dei rischi; l’informazione, la sensibilizzazione e la formazione dei lavoratori, la definizione ed attuazione di procedure di utilizzo e di eliminazione sicure; la soppressione dell’uso non necessario di aghi e altri taglienti e  la fornitura di dispositivi medici incorporanti meccanismi di protezione.
Appare evidente come sostanzialmente il Legislatore Europeo abbia  ritenuto necessario mettere sotto una potente lente di ingrandimento quanto in realtà già contenuto in generale nei precedenti disposti comunitari  in tema di sicurezza sul lavoro,  focalizzandolo sulla prevenzione degli infortuni dovuti a dispositivi medici (aghi, bisturi ecc). In particolare, la vera “novità”,  è il chiaro riferimento ai dispositivi medici incorporanti meccanismi di prevenzione  quali componenti della strategia globale.
 
Qual è la legislazione italiana a riguardo, al momento?
In Italia il citato Decreto Legislativo 81/2008 già prevede quanto la Direttiva mette maggiormente a fuoco. Nell’Articolo 15 individua tra le Misure generali di tutela “l’eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico” e la “sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno pericoloso”; nell’Articolo 272 richiede che “in tutte le attività per le quali la valutazione evidenzia rischi per la salute dei lavoratori il datore di lavoro attua misure tecniche, organizzative e procedurali, per evitare ogni esposizione degli stessi ad agenti biologici” ed in particolare “progetta adeguatamente i processi lavorativi, anche attraverso l’uso di dispositivi di sicurezza atti a proteggere dall’esposizione accidentale ad agenti biologici”. È  in ottemperanza a  questi disposti di legge che anche in Italia diverse strutture sanitarie, essenzialmente pubbliche, hanno già  introdotto questi dispositivi “ in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico”  completando la loro strategia preventiva.
Stando ai dati dell’industria manifatturiera, ad oggi,  in Italia, circa il 40%  dei prelievi venosi, il 20% dei prelievi arteriosi e il 25% dei posizionamenti di cateteri endovenosi sono eseguiti utilizzando aghi e dispositivi  di sicurezza.  Le organizzazioni sanitarie (ospedali, laboratori, ambulatori, ecc.) soprattutto del SSN pubblico che hanno adottato questi presidi ed introdotto pratiche operative più sicure, hanno mediamente ridotto le punture accidentali di oltre l’80%.  In molte altre però si è ancora molto indietro.
 
Si può essere fiduciosi rispetto all'applicazione ormai prossima della Direttiva 2010/32/UE del Consiglio dell’Unione Europea ?
Questo è un aspetto importante. Sono fiducioso che i contenuti della Direttiva siano totalmente e chiaramente  recepiti  dalla nostra legislazione in continuità con quella già esistente.  Il percorso successivo, cioè  quello della applicazione dovrà però essere governato con attenzione.
È inutile nascondere che uno dei principali motivi di discussione sull’introduzione dei dispositivi incorporanti meccanismi di sicurezza è considerato l’impatto sul budget che essa potrebbe comportare, argomento indubbiamente rilevante nell’attuale situazione economica. Senza trascurare i risvolti umani, si deve però tener conto anche dei costi (gestionali, assicurativi, risarcitori, ecc.) degli infortuni stessi. Alcune analisi di costo efficacia suggeriscono che il costo di un intervento efficace mirato alla riduzione degli infortuni e delle infezioni che ne possono derivare rientra nella media di altre iniziative in ambito sanitario. Inoltre, con la promulgazione della Direttiva 2010/32/EU e l’implementazione dell’uso obbligatorio di questi dispositivi nei 27 Paesi dell’Unione Europea, il costo dei dispositivi sul mercato è destinato a diminuire progressivamente.
Oltre al problema dei costi, potrebbero sussistere problemi nella scelta del dispositivo adatto e della strategia migliore da adottare per la sua implementazione in uso. Per quanto riguarda il primo punto è  assolutamente essenziale che la definizione di “dispositivo incorporante meccanismi di protezione” non si presti ad ambiguità e che siano acquisite ulteriori evidenze sulla efficacia dei dispositivi disponibili sul mercato.
 
Quali sono lemisure da intraprendere dal punto di vista dell'informazione/comunicazione?
Se si vuole che i contenuti della Direttiva rappresentino un  nuovo impulso ad una più decisa e completa azione di prevenzione nelle strutture sanitarie, che trascini anche quelle strutture che sono tuttora molto indietro, essi andranno divulgati e supportati da un adeguato programma di implementazione. Il target dovrà essere ampio e comprendere tutti gli attori di un tale processo dai Direttori Generali, i policy maker delle aziende sanitarie, ai lavoratori direttamente coinvolti. Un’opportunità in tal senso è rappresentata dalla formazione obbligatoria prevista anche in questo campo dal Decreto Legislativo 81/2008 ed in particolare da quella  normata dai recenti accordi della Conferenza Stato Regioni sulla formazione inerente la sicurezza del dicembre 2011.
Il processo di trasposizione in legge nazionale è stato avviato e credo, o almeno spero,  che sarà portato a compimento in breve tempo, qualsiasi sia la modalità che sarà scelta per il recepimento.  Nel  nostro Istituto,  in collaborazione con Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza di Roma e con il finanziamento del Ministero della Salute per la Ricerca Finalizzata,  abbiamo avviato un progetto che  intende valutare le implicazioni cliniche (efficacia, indicazioni d’uso), economiche, organizzative, etiche, giuridiche, sociali e culturali dell’implementazione dei dispositivi di sicurezza  in Italia, usando la metodologia della Valutazione delle tecnologie sanitarie (Health Technology Assessment, HTA) e fornire una valutazione globale di impatto i cui risultati possano essere usati per implementare la Direttiva Europea nella sanità italiana, così come in altri Paesi membri.
 
Di tutto questo si è discusso anche a luglio scorso alla Conferenza “Il Diritto alla sicurezza: prevenzione, protezione ed eliminazione del rischio di infezione per gli operatori sanitari”, tenutasi a Roma alla presenza di numerosi esperti del settore che hanno riassunto in un documento congiunto le loro autorevoli  raccomandazioni per un rapido recepimento ed un’efficace attuazione della direttiva 2010/32/UE nel nostro Paese (Position paper: prevenzione dell’esposizione occupazionale al rischio biologico derivante da lesion percutanea accidentale –puntura, ferita, taglio – nel settore ospedaliero e sanitario).
Il Gruppo Phase ha collaborato alla Conferenza e contribuito a stilare il Position Paper ha invitato i dirigenti ospedalieri ad  essere consapevoli delle responsabilità che avranno con l’implementazione della direttiva europea 2010/32 ed iniziare ad attuare un piano di gestione e pianificazione delle strutture sanitarie, valutando i benefici dei dispositivi di sicurezza (conosciuti come Needlesticks Prevetion Devices o NPDs) atti a prevenire le punture accidentali.
 
Laura Berardi

24 aprile 2013
© Riproduzione riservata

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