“Il sistema di emergenza è lo scudo per la protezione della vita di sessanta milioni di cittadini. È la valvola di sicurezza che ci mette in protezione quando rischiamo di morire. È il sistema salvavita e pertanto va protetto, tutelato e va rinforzato”.
Così il presidente Simeu Fabio De Iaco, durante la sessione “La nuova emergenza urgenza alla luce del DM 77” che si è tenuta al Forum Risk Management in corso ad Arezzo.
“Non può concepirsi una riforma della medicina del territorio se non si rinforza il sistema di emergenza territoriale – ha rimarcato De Iaco – va potenziato il 118 restituendo agli italiani la possibilità di accedere al sistema emergenza, in caso di urgenza, senza le perdite di tempo oggettive e documentate del doppio passaggio tra le centrali operative”.
Per Mario Balzanelli, Presidente della SIS 118 “Il DM 77 segna una svolta di determinante importanza nella sanità nazionale perchè. Non si può, però, pensare di potenziare la medicina territoriale dimenticando il Sistema di Emergenza Territoriale 118, che della medicina territoriale è diretta espressione istituzionale, in quanto specifico Lea sancito dal legislatore”.
Potenziare la medicina territoriale, ha aggiunto Balzanelli, significa potenziare il Sistema 118. Questi i punti fondamentali per sostenerlo: restituire alla cittadinanza la possibilità di accedere direttamente al Sistema dell’Emergenza Sanitaria mediante il numero 118, “perché il doppio passaggio tra Centrale Operativa 112 e Centrale Operativa 118 fa perdere tempo e quindi può rallentare il soccorso del 118 a chi versi in evidente, imminente pericolo di perdere la vita”; dotare il Sistema 118 di un modello organizzativo dipartimentale, dotato di Centrale Operativa, dimensionato su base provinciale, che “ne riconosca i parametri oggettivi di elevata complessità gestionale e che, attraverso il comitato di dipartimento, renda protagonisti anche di alcuni aspetti essenziali della gestione i suoi operatori; riaprire, nei vari territori regionali, i Punti di Primo Intervento del 118,” quali strutture territoriali “intermedie”, da collocare nelle Case della Salute e negli “Ospedali di Comunità.
E ancora, per Balzanelli occorre dotare le Centrali Operative 118 delle più elevate tecnologie in tema di telemedicina e di intelligenza artificiale, che r”endano le Centrali in grado di connettersi, in tempo reale, con i vari scenari critici del soccorso, con i mezzi di soccorso, durante gli interventi di stabilizzazione e di trasporto primario del paziente, nonché, per le patologie acute tempo dipendenti, con le unità operative ospedaliere di Area Critica”.
Infine occorre aumentare il parco ambulanze, per contrarre le tempistiche di intervento sui codici rossi in area urbana ed extraurbana; rivedere profondamente i contratti dei medici dell’emergenza territoriale, ormai ampiamente in fuga nella maggior parte delle regioni, e riconoscere le indennità specifiche di rischio ambientale e biologico a medici, infermieri e autisti- soccorritori."
Paolo Rosi, direttore del coordinamento regionale emergenze urgenza della Regione Veneto, ha sottolineato “l’importanza basilare e imprescindibile dell’emergenza che deve essere destinata a chi effettivamente ne ha bisogno e non per risolvere patologie non gravi. Da questo punto di vista esiste una visione comune tra le varie regioni italiane, una volontà che va aldilà dei modelli organizzativi applicati”.